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Francesco fa suo don Tonino: ‘Siate contemplattivi, da questa terra-finestra’

In 20mila hanno aspettato ed accolto Papa Francesco ad Alessano in Salento, dove il Pontefice ha pregato sulla tomba di +don Tonino Bello, nel venticinquesimo anniversario della sua morte, prima di ripartire alla volta di Molfetta.

Francesco tomba Bello
 

Sulla tomba c'è scritto, semplicemente, "don Tonino Bello, terziario francescano, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi", e da questa oasi di serenità Bergolgio ha voluto ricordarne la forza, con cui ha sempre testimoniato che i poveri sono realmente la ricchezza della Chiesa: "Ricordacelo ancora, don Tonino, di fronte alla tentazione ricorrente di accodarci dietro ai potenti di turno, di ricercare privilegi, di adagiarci in una vita comoda. Ricordacelo tu, che nato Antonio ti sei fatto per tutti Tonino!”.

Il Pontefice, dopo la preghiera sulla tomba del "servo di Dio", accompagnato dal Vescovo della diocesi Ugento-Santa Maria di Leuca, Mons. Vito Angiuli, ha incontrato prima i due fratelli e i famigliari di don Tonino e poi una famiglia di rifugiati siriani, venti ammalati e alcuni migranti ospiti in strutture di accoglienza della zona.

Francesco Alessano
 

Ad accogliere Papa Francesco a Molfetta - in arrivo da Alessano con l'elicottero della Repubblica Italiana - nel piazzale adiacente l’antico Duomo molfettese di fronte all’Adriatico: la prima volta nella storia di un Papa a Molfetta, sono stati il vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, Mons. Domenico Cornacchia, e il sindaco Tommaso Minervini.

Insieme a loro altri 40mila fedeli, arrivati d’ogni parte della Puglia e anche da più lontano, e sistemati col palco pontificio sulla banchina del porto, nel medesimo spazio dove 25 anni fa furono celebrati i funerai di +don Tonino Bello. Questa volta a concelebrare la Santa Messa una trentina di vescovi provenienti dalle diocesi vicine, con Mons. Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto e Mons. Cornacchia. Per l’occasione Papa Francesco impugna il pastorale in legno di ulivo che fu di +don Tonino Bello.

Emozione ed entusiasmo rendono più partecipato l’evento e le parole del Santo Padre, che cita a ripetizione “Il vescovo col profumo del popolo”, sono ripetutamente applaudite come segno di affetto a un don Tonino vivo nei cuori più che mai.

Molfetta Papa2
 

“Ci sono due elementi centrali” per la vita cristiana, ha esordito Francesco nella sua omelia, “il Pane eucaristico e la Parola”. Infatti, “senza di Lui, Pane di vita, ogni sforzo nella Chiesa è vano”, perché come ricordava don Tonino Bello: "Non bastano le opere di carità, se manca la carità delle opere. Se manca l’amore da cui partono le opere, se manca la sorgente, se manca il punto di partenza che è l’Eucaristia, ogni impegno pastorale risulta solo una girandola di cose".

“Vivere per”, ha sottolineato papa Francesco, “è il contrassegno di chi mangia questo Pane. È il ‘marchio di fabbrica’ del cristiano. Si potrebbe esporre come avviso fuori di ogni chiesa. Sarebbe bello, che in questa diocesi di +don Tonino Bello, ci fosse questo avviso in ogni chiesa e fosse letto da tutti”.

“Don Tonino - ha ricordato il Pontefice - tra voi è stato un Vescovo-servo, un Pastore fattosi popolo, che davanti al Tabernacolo imparava a farsi mangiare dalla gente. Don Tonino sognava una Chiesa affamata di Gesù e intollerante ad ogni mondanità, una Chiesa che sa scorgere il corpo di Cristo nei tabernacoli scomodi della miseria, della sofferenza, della solitudine".

“Il Pane di vita è anche Pane di pace”, e il Papa ha ricordati anche come don Tonino sosteneva che “La pace non viene quando uno si prende solo il suo pane e va a mangiarselo per conto suo. La pace è qualche cosa di più: è convivialità. È mangiare il pane insieme con gli altri, senza separarsi, mettersi a tavola tra persone diverse, dove l’altro è un volto da scoprire, da contemplare, da accarezzare”.

Molfetta Tommaso Minervini
 

“Soprattutto perché i conflitti e tutte le guerre trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti. E noi, che condividiamo questo Pane di unità e di pace - ha sottolineato il Pontefice - siamo chiamati ad amare ogni volto, a ricucire ogni strappo; ad essere, sempre e dovunque, costruttori di pace”.

”L’altro elemento centrale della vita cristiana - ha poi aggiunto Francesco - è la Parola”, invitando tutti a non cadere nell’errore della gente “paralizzata dal discutere sulle parole di Gesù, anziché pronta ad accogliere il cambiamento di vita chiesto da Lui. Don Tonino, infatti, proprio nel tempo di Pasqua, augurava di accogliere questa novità di vita, passando finalmente dalle parole ai fatti”.

“Anche per questo – ha ribadito il Papa – don Tonino esortava accoratamente chi non aveva il coraggio di cambiare: gli specialisti della perplessità. I contabili pedanti dei pro e dei contro. I calcolatori guardinghi fino allo spasimo prima di muoversi. Li esortava ad essere portatori di speranza pasquale, "cirenei della gioia", servitori del mondo, ma da risorti, non da impiegati. In pratica, ad essere corrieri di speranza, distributori semplici e gioiosi dell’alleluia pasquale”. 

Cornacchia Molfetta
 

Il saluto-ringraziamento del vescovo Cornacchia: 

Alla fine della celebrazione, prima della benedizione papale, il vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, monsignor Domenico Cornacchia, ha portato il saluto dei fedeli, ringraziato il Papa “Per la prima visita di un Pontefice nella nostra terra”, esprimendo anche “la gioia, il filale affetto e la sincera gratitudine di tutto il popolo”. E ha sottolineato come l’episcopato di don Tonino Bello si sia svolto “in piena sintonia con Lei, coltivando il sogno di una Chiesa povera e per i poveri”.

“Se oggi don Tonino fosse con noi - ha aggiunto il presule - avrebbe appena un anno in più di Lei, Santità, e come sarebbe felice di ascoltarla e di vedere tradotto, nei suoi gesti, il discorso sulla "Chiesa del grembiule. Don Tonino era un vescovo che profumava di popolo e alla sua morte, 25 anni fa, veniva acclamato già santo”.

“Don Tonino non ci ha mai lasciati - ha continuato Mons. Cornacchia - era per tutti il ‘santo della porta accanto’, di cui parla l’esortazione Gaudete et Exsultate, ed ora è più che mai vivo nel cuore della nostra gente”.

papa francesco don tonino
 

“Un segno della sua presenza è in ogni casa, nelle parrocchie e negli ospedali, nei bar e nei luoghi di lavoro, perfino nelle strade delle nostre città. Come se il tempo non fosse passato - ha quindi rimarcato monsignor Cornacchia - continuiamo a sentire la forza delle sue parole, l’empito dei suoi messaggi, l’efficacia dei suoi discorsi, la profezia della sua testimonianza e, soprattutto, percepiamo la sua intercessione dal cielo per questa Chiesa che ha tanto amato e per la quale ha voluto offrire la propria vita”.

E prima di riprendere l’elicottero per il rientro in Vaticano, il salutare bagno di folla in papa-mobile è stato il coronamento di una mattinata ricca di emozioni, suggestioni e gioia di vivere nell’abbraccio intenso della santità di un esempio forte e incisivo come +don Tonino Bello: il vescovo di Molfetta arrivato da Alessano.

(gelormini@affaritaliani.it)

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Pubblicato in precedenza:  Papa Francesco a Molfetta, una 'casula' speciale nel segno di don Tonino Bello

                                               Il Crocifisso: ‘Collocazione provvisoria’ (di +don Tonino Bello)

                                               Francesco, primo Papa a Molfetta I semi fecondi di +don Tonino Bello

 

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