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Franco Tatò, l'amore sconfinato di 'Kaiser Franz' per la Puglia (di F. Deramo)
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di Franco Deramo

Franco Tatò arrivò in Enel con la fama che lo precedeva: “Kaiser Franz”, meglio noto come “Tagliatore di teste”. Nessuno ne sottovalutò l’arrivo. Aveva una missione ben precisa da compiere: traghettare Enel dal monopolio al Mercato.

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Impossibile non considerarlo una vera novità di amministratore, amministratore che su due piedi subentrò ad un Consiglio di Amministrazione Enel, figlio della lottizzazione della Prima Repubblica. Rivoltò l’Azienda come un calzino, circondato da dirigenti giovani e giovanissimi di altissimo profilo: Marco Pogliani direttore delle Relazioni Esterne, Pier Luigi Celli direttore del Personale, Stefano Lucchini Direttore per la Stampa, Fulvio Conti direttore delle attività Amministrative, e tanti altri nelle aree tecniche.

Con Chicco Testa alla Presidenza. Un binomio che ben si integrava dal punto di vista relazionale. Un burbero intransigente e un raffinato politico. Entrambi uniti dalla laurea in filosofia. Il personale, proprio all’inizio, si meravigliò della mancanza di competenze tecniche in entrambi, proprio nel vertice aziendale. Si dovette subito ricredere con le scelte operate. Il vero dato caratteristico che subito si impose fu la durezza delle scelte, tutte tese al risanamento economico dell’Azienda.

Tatò fu il primo A.D. della privatizzazione, avendo ereditato un personale numericamente ridondante: quasi 100.000 dipendenti che nel tempo, dal 1996 al 2002, ridusse notevolmente a partire dal quadro dirigente.

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Tatò amava la Puglia in maniera viscerale. I suoi genitori erano di Barletta, ma lui nacque a Lodi. Studi: laurea nel Collegio Universitario Ghisleri di Pavia, formazione arricchita dall’esperienza di due anni in Germania e da specializzazione in USA, ad Harvard.

La sua vera specialità: risanare le aziende. Impegno riuscito con Enel. Senza risparmiare colpi, fendenti, polemiche raccolte addirittura in un famoso libro “Perché la Puglia non è la California”. Libro che fu contrastato dall'allora Presidente della Regione Raffaele Fitto che, criticando Enel in piena Campionaria alla Fiera del Levante, polemicamente rispose: “Perché l’Enel non è la G.E.” Ma Tatò con grande lucidità indicò tre linee di sviluppo possibile alla Puglia: il turismo, l’agricoltura, le reti informatiche.

Il confronto, anzi lo scontro fu diretto. Su Brindisi era concentrato il core business della Produzione di energia elettrica: una mega centrale a carbone di 2.640 MW di potenza, che, con quattro gruppi, copriva circa il 6% del fabbisogno elettrico italiano.

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Ma, intanto, soddisfatto il bisogno primario di energia, bisognava cominciare ad invertire la tendenza: passare da fonti fossili a fonti rinnovabili. Le sensibilità ambientali crescevano in maniera esponenziale. E vedremo se il 2050 potrà far registrare il raggiungimento di questo traguardo.

Tatò esigeva un servizio eccellente a livello di distribuzione di energia elettrica per i clienti di Enel. La sua rassegna stampa giornaliera, curata sempre con grande professionalità, era proverbiale: partiva dai giornali dei territori per arrivare alle grandi testate. Vero spaccato di comunicazione utilizzato anche dagli analisti finanziari per quotare Enel: se la stampa denuncia, la qualità del servizio elettrico è bassa.

Tanti gli interventi mirati e gli investimenti per innalzare la qualità del servizio nell’intera regione. Memorabili le giornate di comunicazione aziendale, a cascata, all’intero personale per conseguire il più alto livello di coinvolgimento e di partecipazione. Un lavoro incessante, sistematico, capillare, per tutte le aree e per tutte le attività con il quale rendere partecipe tutto il personale delle strategie aziendali, dei suoi obiettivi e dei nuovi assetti organizzativi necessari per definire funzioni, linee di responsabilità e compiti al fine di   rendere il servizio elettrico allineato alle migliori best practices internazionali.

Possiamo affermare che i suoi obiettivi erano: una severa politica di tagli di costi superflui e una contemporanea riorganizzazione del lavoro all'insegna dell'efficienza produttiva, realizzata con il coinvolgimento di tutti i lavoratori presenti nell’intero territorio nazionale.

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Il vero percorso formativo e lavorativo di Tatò parte da Olivetti, Mondadori, Fininvest e sfocia in Enel (1996-2002).

Sono tantissimi gli episodi e le scelte aziendali in cui Tatò ha sempre fatto parlare di sé e di Enel. Una schiettezza senza veli, senza riserve. Interlocutore esigente con gli amministratori locali, spesso arroccati dietro infinite diatribe autorizzative, in tempi precedenti anche ben alimentate. Con la stampa, lottando contro le forme di pressapochismo culturale e per affermare la vera dimensione di servizio realizzata in Puglia e nel Paese.

Una vera e propria grande impresa quella di Enel: trasformare il pachiderma elefantiaco che era fra le Aziende di Stato in veloce gazzella. Resterà memorabile quell’immagine comunicativa con cui Tatò si presentò al quadro dirigente nella prima settimana della comunicazione. La prima vera battaglia fu quella di trasformare gli “utenti” rassegnati in “clienti” sempre più esigenti. Questa scelta implicava quella di trasformare un Ente Nazionale in Azienda capace di competere sul Mercato.

Intanto incombeva nelle scelte politiche governative il disegno strategico affidato per la realizzazione a Tatò: guardare a Enel come a una grande multiutility che si preparava ad entrare nel Mercato dell’Energia, ormai maturo. La costituzione di tre Genco fu la naturale cessione di quote di mercato della produzione dell’energia da parte del monopolista di Stato con il collocamento in Borsa del 32% del capitale.

Ardita la scelta di costituire Wind, azienda utile ad entrare nel mondo della telefonia. Enel Hydro nacque con il preciso compito di allargare le competenze di Enel. Tatò guardò con grande interesse all’acquisto di Acquedotto Pugliese.

Il referendum del 2011 stabilì definitivamente il “No” alla privatizzazione dell’acqua e ne ribadì con forza il valore dell’”Acqua bene Comune”. Per il gas costituì la Colombo Gas. Erga nel campo delle energie rinnovabili. EnelPower nell’impiantistica, Sfera per la formazione e Sei per il patrimonio immobiliare. Grande valenza ha avuto la costituzione della società Terna, gestore della rete del grande trasporto dell’energia ad alta tensione su tutto il territorio nazionale.

Particolarmente significativa la rivoluzione nella predisposizione della nuova bolletta di Enel, che trova un grande supporto tecnico nel nuovo contatore a domicilio del cliente in grado di realizzare la fatturazione con le tariffe multiorarie. Da strumento utile alla comprensione di pochi addetti, alla lettura e al dialogo con tutti i clienti. Il nuovo portale di Enel.it che porta a casa dei clienti lo sportello commerciale per realizzare la gestione della propria fornitura elettrica: telelettura, pagamento bollette, stipula e modifiche contrattuali. Grande la rivoluzione realizzata all’interno e all’esterno dell’azienda con la Comunicazione e con la WebTV.

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Con piacere ricordo il progetto speciale "Luce per l’Arte" di Enel, realizzato d’intesa con la Regione Puglia. Avviato dal Presidente Salvatore Distaso, proseguito e portato a compimento dal Presidente Raffaele Fitto: 57 monumenti, piazze, chiese, castelli, palazzi di tutti i territori della regione, tornati a vivere in una illuminazione artistica straordinaria ed efficace realizzata dalla neo società costituita Enel Sole. Grande fu la predilezione per le attività culturali e scolastiche (Energia in gioco).

Un lavoro intenso che coinvolse l’Azienda a tutti i livelli e che la avviò verso la sua privatizzazione, in risposta al mandato ricevuto dal Presidente del Consiglio dell’epoca, confermato dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: “Valorizza l’Azienda e vendi!”

Franco Tatò in soli sei anni del suo mandato ha avuto il merito di trasformare la grande Azienda che con la nazionalizzazione elettrificò il Paese, in una grande azienda moderna, leader nella fornitura di servizi.

Tanti i cambiamenti e le innovazioni introdotte. Oggi, questo grande protagonista della crescita e della trasformazione del nostro Paese, nel mentre ci lascia definitivamente, mi piace ricordarlo a passeggiare sul grande prato verde di Torre Spaccata, la sua dimora preferita ricca di alberi di ulivo, nella campagna di Fasano, nella sua amata Puglia.

Un giorno mi invitò a fare quattro passi fra quegli alberi certamente secolari. Uno, mi disse di amarlo in modo particolare perché, il suo grande tronco, non aveva la corteccia rugosa. Gli consentiva di poter poggiare il suo orecchio su quella parte molto ampia di quella pianta che mai rimane spoglia delle sue foglie, verdi e argentate.

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Mi guardò. Ero rimasto stupito. Dopo un po’ mi disse: “Amo sentire lo scorrere della vita anche nelle piante. Tutto parte dalla terra che, se sappiamo amarla, ci dà questi meravigliosi doni”.

Mi indicò gli alberi di ulivo, il prato verde, le bouganville che si arrampicavano sul muro bianco della sua dimora che dall’alto fa godere il blu dell’adorato mare Adriatico, sempre nel cuore.

Addio, caro Dottore.

Ora nella terra è ritornato il tuo cuore che “batte” per essere accolto.

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