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Gianfranco Cosma, 10 anni di parole taciute per amore

Dieci anni fa, dopo dieci anni dalla mancanza del mio padre naturale, ci lasciava Gianfranco Cosma, che ricordo con affetto e con orgoglio come il mio ‘padre editoriale’. Una voce critica e una passione per la cultura, che oggi sarebbe stato ancora - per tutti noi e per tanti altri - lievito fecondo, in un contesto sociale sempre più sbiadito e sempre più orfano di stimoli intellettuali.

Troppo precoce la sua dissoluzione e maledettamente incolmabile il vuoto lasciato nel panorama editoriale, che lo vide per oltre vent’anni protagonista incisivo, fino alla costituzione di una pietra miliare della pubblicistica barese: la Casa Editrice Palomar. Il cui catalogo, ancora oggi, resta tra i più ricchi e qualificati di quest’ultimi anni.

Fu lui, dopo il varo del Distretto Culturale ‘Daunia Vetus’ in Capitanata, a sollecitare l’impegno alla scrittura, mettendomi al fianco di un altro troiano ‘doc’ come Alessio Viola, per pubblicare insieme un lavoro che favorisse la consapevolezza dei tesori custoditi nei piccoli borghi, e che desse il via a un nuovo modo di raccontarli e valorizzarli, per farne attrattori e catalizzatori di ricerca.

Taccuini di viaggio, che sarebbero diventati ‘calepins’ di lavoro per una programmazione innovativa e coinvolgente delle comunità interessate, che accesero i miei entusiasmi anche se non riuscirono a scalfire ‘la pigrizia creativa’ di un rivoluzionario come Alessio; col quale Gianfranco vantava un’intesa che non aveva bisogno di sottotitoli: perché era - come si diceva un tempo - ‘a rumore di cervello’.

“EPISCOPIVS TROIANVS - Il taccuino di Troia” fu concepito con Gianfranco Cosma nella Palomar, ma vide la luce - dopo il suo ritorno al Padre - con la Gelsorosso Edizioni di Carla Palone. Ed è per questo, che credo sia uno dei pochi libri - se non l’unico - che, stampato da un editore, riporta i ringraziamenti ad un altro editore: a testimonianza della lungimiranza reciproca di due importanti attori del palcoscenico bibliofilo pugliese.

"E’ probabile che questo “taccuino” non avrebbe mai visto la luce, se non avesse potuto contare sulla pervicace insistenza di Gianfranco Cosma. Un uomo taciturno, volato via coma la farfalla liberata dalle pagine di un libro sfogliato. Forse, perché vissuto troppo a lungo in un'atmosfera inquinata dal cattivo uso della parola.

Come Palomar, Gianfranco intercettava segnali fuori d'ogni codice, intrecciava dialoghi muti, tentava di costruirsi una morale che gli consentisse di restare zitto il più a lungo possibile. Ma poteva mai sfuggire all'universo del linguaggio che pervade tutto il dentro e tutto il fuori di sé stesso?

Forse era per rintracciare il filo del discorso che scorre là dove le parole tacciono, che egli tendeva l'orecchio al silenzio degli spazi infiniti o al fischio degli uccelli, e cercava di decifrare l'alfabeto delle onde marine o delle erbe d'un prato. Il signor Palomar ha deciso che d'ora in poi farà come se fosse morto, per vedere come va il mondo senza di lui". (libero adattamento da Italo Calvino - Il signor Palomar, tratto da "EPISCOPIVS TROIANVS - Il taccuino di Troia” di Antonio V. Gelormini - Gelsorosso Edz., 2012).

Hasta la vida siempre, Gianfranco!

(gelormini@gmail.com)

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