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Gianluca Rospi (FI): "L'insensata roulette russa per l’economia pugliese"
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La guerra in Ucraina non si ferma, con i colloqui bilaterali che stanno portando risultati poco concreti. Non c’è più tempo da perdere, bisogna arrivare a un cessate il fuoco perché è una carneficina inaccettabile e che fa arrivare i propri echi nefasti fino a noi. Oltre alle tragiche perdite di vite umane, bisogna considerare il prezzo che tutta Europa, fino alla nostra Puglia, sta pagando in termini economici.

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Grazie anche alla figura di San Nicola, i rapporti diplomatici ed economici con Mosca sono diventati negli ultimi anni molto solidi; basti pensare che Bari nel 2007 ha ospitato il vertice italo-russo (con la visita di Putin alla città), il primo di una lunga serie di incontri istituzionali che hanno avvicinato la Puglia alla Russia, con benefici in termini di turismo, economia e sviluppo di partnership nel campo sanitario. E pensare che solo pochi mesi fa, nell’imponente piazza dell’Hermitage a San Pietroburgo, quarantamila russi rimasero a bocca aperta davanti all'esibizione dell'Orchestra del teatro Petruzzelli.

Tutto cancellato con un colpo di spugna dall’inaccettabile invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo. I settori più colpiti dalla guerra (e dalle relative sanzioni) sono quelli dell’automotive e della meccatronica oltre che farmaceutica, moda e agroalimentare. Capitolo a parte meritano le ricadute negative nel settore turistico, di cui parleremo più avanti.

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Stando agli ultimi dati disponibili Istat e Ice (l’Agenzia per la promozione all'estero), nei primi nove mesi del 2021 le esportazioni della Puglia verso la Russia erano in forte ripresa. Parliamo di oltre 52,7 milioni di euro, in crescita del 64,1% rispetto a dodici mesi prima. Nello specifico (dati Istat 2019), solo nel settore farmaceutico le aziende pugliesi inviavano a Mosca beni per 22 milioni di euro, mentre altri 10,5 milioni arrivano dall’esportazione di prodotti tessili e abbigliamento. Un altro settore produttivo pugliese con interessi importanti era quello dei macchinari, con 9,5 milioni di export. L’agroalimentare si era attestato a poco più di 4 milioni, anche se prima del 2014 viaggiava sui 12 milioni di euro. In ripresa erano anche le importazioni, che da gennaio a settembre segnavano oltre 341,1 milioni, con un aumento del 133,4 % sul medesimo periodo del 2020. Già, perché la nostra regione importava quantità di merci davvero consistenti sia da Russia che da Ucraina, parliamo di materie prime come ferro, antracite, grano, legnami e seminativi.

Anche se molto più ridotti, intrattenevamo interscambi commerciali anche con l'Ucraina: da gennaio a settembre 2021 abbiamo esportato prodotti per 10,9 milioni di euro. Più consistenti anche in questo caso i numeri delle importazioni, che segnavano 152 milioni di euro. Quella che stiamo vivendo in queste settimane, non è la prima crisi economica sull’asse Puglia-Russia-Ucraina. Fino al 2013 i valori avevano trend ascendenti, ma nel 2014 ci fu un brusco calo, dovuto alla crisi in Crimea, prodromica del conflitto in corso. Da allora una difficile e lenta ripresa di importazioni ed esportazioni, fino alla nuova inchiodata nel 2020 dovuta alla pandemia.

Tra le realtà imprenditoriali in maggiore difficoltà i grandi gruppi pastai pugliesi, che stanno andando in sofferenza per i carichi di grano tenero che non transitano più attraverso i porti russi e ucraini. Da non sottovalutare nemmeno l'impennata dei costi di concimi e mangimi, che si riverbera nella filiera della carne, considerando che una buona parte di questi prodotti è di provenienza ucraina.

A questo grigio scenario economico, dobbiamo aggiungere il maggior costo delle materie prime importate e dell’energia, che potrebbe portare l’inflazione al 6% nel 2022, determinando minori consumi per quattro miliardi, stando a una stima Confesercenti. Insomma, sembra configurarsi all’orizzonte il peggiore scenario economico possibile da evitare in ogni modo, la stagflazione, con prezzi in ascesa e consumi in calo. D’altronde, i prezzi dei carburanti parlano chiaro, schizzati verso l’alto del 30% per il petrolio e di oltre il 50% per il gas. Bene ha fatto il Governo a sforbiciare per un mese le accise su carburanti e gpl, ma è un provvedimento tampone, ora occorre agire a livello europeo. Come Forza Italia, infatti, abbiamo chiesto un’interrogazione alla Commissione europea per inserire un’aliquota massima di accisa da applicare a ogni Stato membro, che avrebbe una positiva ricaduta anche sulle imprese pugliesi.

Occorre poi pensare a un nuovo piano di aiuti, un Recovery Fund bis per garantire un adeguato sostegno alle imprese già in difficoltà per la crisi pandemica e per alimentare la ripresa economica avviata a fine 2021; e poi lavorare per una maggiore integrazione europea innescando la nascita di un esercito europeo e una politica estera comune.

Dicevamo del capitolo turismo, soprattutto religioso: San Nicola è il santo più venerato in Russia e ogni anno migliaia di turisti arrivavano a Bari, tanto che Aeroporti di Puglia aveva persino attivato due collegamenti diversi con quel Paese per incentivarne il flusso. In questo solco era, inoltre, ben alimentato il dialogo ecumenico tra la Chiesa Ortodossa e quella Cattolica. Gli scambi bilaterali in ambito religioso erano stati rafforzati nel 2003, quando proprio il presidente Putin aveva donato al capoluogo pugliese una statua di San Nicola, con una targa che ricordava i legami plurisecolari con Mosca. Legami, purtroppo, spezzati: Coldiretti Puglia ha analizzato i recenti flussi turistici dalla Russia, prevedendo oltre 100 mila presenze in meno nella nostra regione a causa della guerra. Una emorragia improvvisa che arresta l’interesse crescente nei confronti della Puglia da parte dei russi, testimoniato anche dalla crescita del 240% tra il 2017 e il 2018 delle ricerche del termine ‘Puglia’ in quella lingua, secondo le elaborazioni di Yandex, il principale motore di ricerca russo. 

Dunque, accanto alla strage di innocenti e al dramma umanitario che osserva con apprensione e solidarietà ogni giorno, la Puglia dovrà presto affrontare gli effetti economici deleteri causati da questa insensata roulette russa.  

Come risolvere tutto ciò? Oltre a lavorare per far cessare il fuoco, questa guerra ci ha fatto comprendere che è arrivato il momento degli Stati Uniti d’Europa; se tutti i suoi Paesi lavoreranno all’unisono con questo intento, in un mondo sempre più polarizzato tra USA, Russia e Cina, potremo lasciare alle future generazioni una Europa più influente a livello politico ed economico. Con sicuri benefici anche per Italia e Puglia.

Gianluca Rospi - Deputato di Forza Italia

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