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Giudice Nicastro indagato, l'iceberg delle sentenze tributarie pilotate

L’importo complessivo sub judice, secondo i pm di Foggia, che indagano anche sulle attività del giudice Lorenzo Nicastro, ex pm a Bari, attualmente in servizio al tribunale di Matera - nonché ex assessore all'Ambiente della Regione Puglia nella giunta di Nichi Vendola - e sulla sua segretaria in Commissione Tributaria di Bari, Rosaria Adriana Benigno, non è rilevante, ma appare come la punta di un iceberg dell’indagine relativa alla compravendita di sentenze all'interno della Commissione tributaria regionale e di quella provinciale di Foggia.

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Le contestazioni dei pm per Nicastro e Benigno si concentrano sui reati di falso in atto pubblico e truffa, per aver falsificato dal 2015 al 2017, nella sua qualità di giudice relatore presso la sezione distaccata di Foggia della Commissione tributaria di Bari, 168 sentenze: "procurandosi un ingiusto profitto, consistito in 1.920,50 euro, con altrettanto danno per la pubblica amministrazione". Gli stessi pm indicano il ministero dell'Economia e delle Finanze (ente erogatore del compenso spettante per la redazione di ciascun provvedimento giurisdizionale), quale soggetto danneggiato, per essere stato indotto in errore.

 

Nicastro
 

Nella fattispecie a Nicastro viene contestata l’abituale sottoscrizione di sentenze risultate "completamente redatte" dalla sua ex segretaria. La stessa Rosaria Adriana Benigno, attualmente in pensione, è finita agli arresti domiciliari anche per il reato di corruzione in atti giudiziari. Per la Gurdia di Finanza, infatti, Benigno rimanendo "soggetto estraneo alla giustizia tributaria", avrebbe materialmente redatto 25 presunte sentenze false (poiché solo firmate da Nicastro) risalenti al 2015, 137 nel 2016 e sei nel 2017.

 

"Una vera e propria privatizzazione della giustizia tributaria - l’hanno definita i militari della Guardia di Finanza - scorciatoie offerte in particolar modo da un segretario della commissione tributaria, divenuto punto di riferimento di alcuni commercialisti foggiani", per un articolato intreccio di raggiri tra funzionari amministrativi, giudici compiacenti e sentenze pilotate, anche in forma standard, favorevoli ai contribuenti.

 

Un’illecita attività che, nei fatti, danneggiava l’amministrazione tributaria dietro corrispettivo - spesso lasciata esercitare a collaboratori o funzionari. L’intreccio tra commercialisti e funzionari tributari si concretizzava, infine, in versamenti tra i 500 e i 1.000 euro per “sentenza”. Stigmatizzante il caso di un funzionario tenuto addirittura a libro paga da uno studio commercialista foggiano.

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L’intera operazione della Guardia di Finanza ha riguardato 40 persone indagate, 25 casi accertati e portato a 13 misure cautelari con le accuse di corruzione in atti giudiziari, falso e truffa in concorso. Determinando gli arresti domiciliari per i giudici tributari Giuseppe D'Avolio di Ischitella, Vito Merra di Cerignola e i foggiani Antonio Ventura e Antonio Cerase e per i dipendenti della commissione tributaria Rosaria Adriana Benigno e Domenico Laricchia.

 

Arresti domiciliari scattati anche per i commercialisti, nonché difensori in commissione tributaria, Gaetano Stasi e Francesco Ricciardi di Foggia e per Valerio Gaetano e Antonio Scala di Vieste. Mentre per Giovanni Antini e Mauro Gadaleta di San Giovanni Rotondo e Gianluca Orlandi di Noicattaro per 12 mesi sarà valido il divieto di esercitare la professione di commercialista.

 

(gelormini@affaritaliani.it)

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