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'San Giorgio' evento fieristico dal 1294 Il futuro incerto delle piccole Fiere

Partita a Gravina in Puglia (Ba) la 722^ edizione della Fiera San Giorgio (20-25 aprile). L'appuntamento che abbraccia il 23 aprile - ricorrenza religiosa del santo - trasformando gli antichi riti, più o meno locali, in una vera e propria liturgia laica, che si rinnova annualmente nella storica cittadina della Murgia appulo-lucana.

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La cerimonia di inaugurazione, come da prassi, è partita dal Municipio di Gravina, con la tradizionale lettura del Regio Editto e la consegna delle chiavi della Città al Mastro di Fiera. Poi tutti, “scortati” dal corteo rievocativo, verso l’area fiera per la benedizione da parte del vescovo, Mons. Giovanni Ricchiuti.

Il taglio del nastro, fuori dalla fiera, è stato seguito dagli interventi nella sala convegni del Sindaco di Gravina, Alesio Valente, del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, del Presidente del Consiglio regionale della Puglia, Mario Loizzo, del Sindaco di Bari Città Metropolitana, Antonio Decaro, del Sindaco di Matera, Raffaele De Ruggieri, del Vice Ministro dell'interno, Filippo Bubbico, del Vice Ministro dello Sviluppo Economico, Teresa Bellanova, del Presidente del Consiglio Regionale della Basilicata, Piero Lacorazza e del Sindaco di Pianella (PE), Sandro Marinelli, membro del comitato internazionale Città Slow che dal 2015 ha riconosciuto anche Gravina tra i comuni del buon vivere.

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Una sfilata di autorità e - come suggeriva qualche gravinese più critico - di vanità, che non fa altro che mettere ancor più in evidenza "la fiera di contraddizioni" relative all'approccio istituzionale, ad ogni livello, verso un settore che dappertutto è alle prese con una crisi di sistema e con gli affanni cronici degli enti fieristici, che non riescono a tenere i ritmi e le progressioni che, nelle piazze virtuali, da tempo scombussolano e rivoluzionano rapporti, mercati, comunicazione e informazione.

E così, mentre si è alle prese, con difficoltà indicibili, a trovare una prospettiva lunga e adeguata alla Fiera del Levante - l'appuntamento più prestigioso del settore nel Sud Italia - attraverso gli sforzi di risanamento prima, condotti con risultati pregevoli dal presidente Ugo Patroni Griffi, e poi di ricerca di alleanze "sostenibili", realizzate grazie anche all'iniziativa diretta della CCIAA di Bari e del suo presidente Alessandro Ambrosi, la liturgia delle rievocazioni e delle celebrazioni di antichi allori continua ad accontentare orgogli di campanile e a soddisfare interessi di prossimità poco produttivi. Mentre il resto del mondo viaggia, superando le barriere del suono e dell'immaginario, con la rapidità della fibra ottica.

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Sono in crisi le Fiere tradizionalmente più grandi e la maggior parte di quelle nelle grandi città. In Puglia, come altrove, la situazione non è diversa e dalla Fiera dell'Agricoltura di Foggia alla Fiera dell'Ascensione di Francavilla Fontana, e a tutta una serie di appuntamenti più o meno importanti nei diversi territori - fino alla stessa Fiera San Giorgio di Gravina in Puglia - se non si proverà seriamente a ripensarle e ad assicurarne interazioni d'area e collegamenti strategici di programmazione intersettoriale, il futuro per esse è già un capitolo chiuso.

La Fiera più antica d'Italia - oggi alla sua 722^ edizione - è praticamente assente dalle strategie promozionali nazionali.  E anche quelle più locali o regionali restano in ristretti ambiti di prossimità. A due passi da Matera, da Altamura e dallo stesso capoluogo metropolitano pugliese, non riesce - sarebbe ancora peggio se non lo si volesse - a proporre un'azione distrettuale ad ampio raggio, capace di coinvolgere le potenzialità plurali di area, che se attivate - anche in forma e appuntamenti ciclici e a rotazione - potrebbero magari assicurarle prospettive nuove e nel contempo innovative.

L'appuntamento fiesristico dedicato a San Giorgio è tra i più replicati non solo in Italia, ma addirittura nel mondo: dalla Fiera di Castello Tesino, in provincia di Trento, a quella di Pizzo Calabro, in provincia di Vibo Valentia; dalla Fiera di Corigliano d'Otranto, in provincia di Lecce a quella di Porto San Giorgio, nella provincia di Fermo nelle Marche, alla Fiera di Reano, in provincia di Torino, alla Fiera di Fabrosa Sottana, in provincia di Cuneo, fino a quella del Foro Boario di Prizzi, in Sicilia.

E tra le tante all'estero la più originale è senza dubbio la festa di Sant Jordi, a Barcellona in Catalogna - Spagna: una celebrazione e una ricorrenza a carattere marcatamente popolare, che unisce cultura e romanticismo. Nella giornata del 23 aprile la tradizione vuole che le coppie si scambino regali: gli uomini ricevono un libro e le donne una rosa.

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Così Barcellona si trasforma per tutta la giornata in un’enorme libreria-negozio di fiori all’aperto. Le strade si riempiono di gente che passeggia tra bancarelle di libri e rose, cercando un regalo non solo per la persona amata, ma anche per amici e parenti. E tra le bancarelle - in tutta la città - con le ultime novità editoriali, si possono incontrare persino autori  che firmano esemplari delle loro opere. Il tutto "inebriato" dal profumo diffuso delle rose.

Questa curiosa festa nasce da un insieme di tradizioni di epoche diverse: la festa di Sant Jordi patrono della Catalogna dal XV secolo, la famosa leggenda di San Giorgio e il drago, e l’antica abitudine medievale di visitare la cappella di Sant Jordi del Palazzo della Generalitad, dove si soleva organizzare una fiera delle rose o “degli innamorati”. Per questo motivo Sant Jordi è conosciuto anche come il patrono degli innamorati in Catalogna.

E' interessante ricordare come il santo sia riconosciuto tale da tre diverse religioni: quella cristiana, ortodossa e musulmana. Una festa particolarmente significativa anche presso le popolazioni balcaniche, dove però viene celebrata il 6 maggio. San Giorgio è anche il patrono dei Rom, i quali sempre il 6 maggio lo celebrano con la loro festa più importante, detta in romanè Gurgevdan (pronuncia: Giurgevdan).

Come si vede, gli spunti per dare nuovi impulsi a una manifestazione che soddisfa, da tempo, aspettative di sempre più corto respiro, sono tanti e ognuno suscettibile di incroci con tratteggi e tradizioni delle altre realtà comunitarie nello stesso ambito territoriale. E tutti insieme capaci di animare attrazione verso mondi decisamente più lontani, se solo ci si sforzasse a superare quei maledetti e accidiosi "orgogli di campanile".

La festa di San Giorgio, in particolare, presso molte popolazioni del mondo rurale mediterraneo, rappresenta la rinascita della natura e l’arrivo della Primavera. Le celebrazioni del Santo, ereditando le influenze di più antichi riti, per divinità pagane connesse con i culti solari (San Giorgio che sconfigge il Drago è diventato una sorta di dio solare che sconfigge le tenebre), hanno poi dato origine alle "rogazioni": antiche processioni che avvenivano nei giorni a cavallo del 23 aprile, durante le quali si percorreva tutto il territorio della parrocchia, con il prete in testa a benedire i campi. Si benediceva la terra perché producesse un buon raccolto, e si pregava per la pioggia.

Oggi, anche questo scollamento è motivo di monito da parte di alcune sensibilità gravinesi: che lamentano come a tanta attenzione per la secolare kermesse di paese, nella stessa Gravina in Puglia non corrisponda altrettanta cura per l'antica Chiesa di San Giorgio, da tempo immemore trascurata, malandata e dimenticata nel limbo fuligginoso dell'abbandono.

(gelormini@affaritaliani.it)

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