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Il cancro all'oncologico: recidivo e implacabile
Il commento sferzante delle donne al mercato sulla recidività dell'oncologo bitontino Giuseppe Rizzi arrestato per concussione aggravata
L'incisività delle donne - in particolare quelle baresi - talvolta raggiunge vette altissime, soprattutto quando lo stimolo creativo si fa corale come al mercato: "Dimmi chi tratti o con chi te la fai, e ti dirò chi sei. Quello, da sempre, se la faceva con il cancro!", è stato lo stigmatizzante e sferzante commento ascoltato tra i banchi di frutta e verdura di Sant'Antonio a Bari, a proposito dell'ipotesi recidiva nella vergognosa vicenda dell'oncologo arrestato Giuseppe Rizzi.
Giuseppe Rizzi è il medico oncologo 65enne di Bitonto arrestato per concussione aggravata. Attualmente agli arresti domiciliari, per aver costretto un paziente oncologico con un cancro terminale, poi deceduto, a pagare 900 euro per ogni somministrazione di un farmaco salvavita gratuito (130 mila euro in totale oltre lavori di ristrutturazione nella villa al mare del professionista) da dicembre 2018 a dicembre 2019. Quando era dirigente medico all'istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari, dal quale è poi stato licenziato.
Per questa vicenda, Rizzi sarà sottoposto nei prossimi giorni a interrogatorio di garanzia - assistito dall'avvocato Gaetano Sassanelli - dinanzi al gip del Tribunale di Bari, che ha firmato l'ordinanza d'arresto Giovanni Anglana.
Intanto, un secondo procedimento penale, per abuso d'ufficio relativo alla richiesta di denaro - quale corrispettivo non dovuto per prestazioni mediche rese in favore di un altro paziente - è attualmente pendente nei confronti dello stesso Rizzi.
Dagli atti giudiziari emergono anche le motivazioni dell'arresto: "Rizzi risulta interessato da altre pendenze, per aver posto in essere condotte illecite - abusando della sua funzione - sempre mentre era in servizio presso l'Irccs Giovanni Paolo II di Bari". Per quel presunto abuso d'ufficio il pm Marcello Quercia, che indaga sulla vicenda che ha portato all'arresto, ha chiesto il rinvio a giudizio del medico.
Secondo il gip "La gravità e le modalità del fatto in contestazione, nonché la personalità deviata dell'indagato, costituiscono inequivocabili indici rivelatori di una programmazione a lungo termine di ulteriori condotte analoghe, da realizzare ai danni di altre persone esposte ai suoi istinti predotori, in quanto gravemente malate".
"Non so se alla fine le indagini dimostreranno che è la verità. Spero di no! Ma se fosse realtà - ha dichiarato Giovanni Procacci già senatore ed europarlamentare di Bitonto - ingannare persone gravemente malate, sfruttando le loro esigue speranze per arricchirsi, è certamente più turpe che togliere il freno alla funivia della morte! Un dispiacere in più: sentire pronunciare il nome della mia città accanto all'orrore di una notizia che ha poco di umano!"
(gelormini@gmail.com)