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Il matrimonio Sutton - Cohen
nella cornice 'rupestre' di Puglia
Le nozze di Renèe Sutton e Eliot Cohen in Puglia. Tradizioni 'kosher' e contaminazioni rupestri di fronte al mare
La Puglia si conferma regione plurale e terra ecumenica per vocazione, dove i diversi credi religiosi - col passaggio incessante di pellegrini, ordini, soldati, cavalieri, marinai e mercanti d’ogni sorta - hanno sedimentato tradizioni e contaminazioni senza tempo e senza confini, facendone una vera e propria piattaforma “condivisa”, allungata all’incrocio di mari e di rotte mediterranee.

Ortodossi, ebrei, cattolici e musulmani - ma non solo loro - hanno qui lasciato testimonianze indelebili di devozione e di spiritualità nelle espressioni artistiche della pietra e negli usi quotidiani delle sue comunità. La cui sintesi più alta è senza dubbio rappresentata dal Rosone della Basilica Cattedrale di Troia: esempio raffinato di artigianalità araba, ispirato da dettami ebraici dell’Antico Testamento e incastonato nella splendida facciata di una chiesa cristiana di stile romanico.

Una tradizione che si riconferma col matrimonio-vip di Renèe Sutton e Eliot Cohen, che dopo quelli dei tycoon indiani, americani, inglesi e australiani, hanno deciso di scegliere la “sinagoga a cielo aperto: Puglia”, per la celebrazione ebraica delle loro nozze di fronte al mare.
A sancire l’unione dei rampolli di due delle famiglie più altolocate nel jet-set internazionale, sotto il classico baldacchino nuziale (huppah) - perla e apoteosi di un addobbo floreale arrivato con 8 tir di fiori freschi - il Rabbino di New York con 7 assistenti concelebranti, e il matrimonio sarà sigillato dall’immancabile rottura del bicchiere: non uno qualunque, ma un prezioso calice ebraico-siriano dell’esclusiva ‘cristalleria’ di famiglia.
La rottura del bicchiere rappresenta la fragilità dei rapporti umani, specialmente dei matrimoni. Il bicchiere rotto, che non può essere riparato, serve a ricordare che il matrimonio cambia le vite degli individui per sempre.
Lo sposo rompe un bicchiere per ricordare che nessuna cerimonia può considerarsi completamente lieta dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme e l’allontanamento dalla Terra Santa del popolo eletto e lega così la nuova coppia alla storia di Israele.

“Gioiscano per Gerusalemme e si rallegrino per lei tutti coloro che l'amano”, senza dimenticare che il bicchiere rotto viene a ricordare - simbolicamente - che il popolo ebraico non può essere completamente in gioia, perché un'antica frattura storica, che ne ha segnato il destino per tanti secoli, non si è ancora sanata.
25 milioni di dollari, secondo le cronache, il costo complessivo di questo matrimonio, che solo in piccola parte saranno spesi in Puglia, dato che le spese pesanti riguardano soprattutto i voli, che da ogni parte del mondo porteranno in Puglia i circa 450 invitati, l’organizzazione rigorosamente “kosher” del ricevimento e il coinvolgimento dell’Agenzia Elan Artists di New York e della Norma Cohen Production.

Anche se in forma non evidente, la S dei Sutton fa da fil rouge all’evento, a cui un’attenta regia ha assicurato sand, sea and sun di Puglia a Savelletri - Sabbiadoro, dove una cerimonia sephardita sarà organizzata al lido Santo Stefano di Monopoli (Ba), con uno staff internazionale di cucina di oltre 50 persone (con cuochi dalle provenienze più lontane: Sud America, Barbados, Germania, Filippine, Ecuador, Svizzera, Ungheria, Haiti, Siria) che sarà guidato dagli chef pugliesi Domenico Schingaro e Antonio Scalera.

Tra le 100 portate anche le orecchiette con le rape nel menù di 20 pagine predisposto per il matrimonio della coppia neworkese, ma non i vini di Puglia che non hanno in etichetta il nome del Rabbino che ha eseguito il controllo, per garantire che il vino sia stato lavorato come indicato dalle sacre scritture, e sul tappo il relativo segno di riconoscimento o marchio del Rabbinato.

Tra i vini “kosher” non mancherebbero quelli dalla prima Cantina d’Israele “Carmel”, fondata nel 1882 dal Barone Edmond de Rothschild. Un altro antico legame con la terra dei Padri, dove i grappoli non possono essere raccolti finché la pianta non ha raggiunto il 4° anno di vita (Orlah) e ogni 7 anni la vite viene lasciata a riposo, per un anno sabbatico (Shmitah). Oltre a prevedere che una parte del vino (cerimonia del Trumat Maser) venga gettata e non utilizzata, in memoria della decima di raccolto che i contadini erano tenuti a versare ai sacerdoti guardiani del Tempio di Gerusalemme.
(gelormini@gmail.it)
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Pubblicato sul tema: Nozze Sutton-Cohen, la nota-invito di Emiliano alla stampa