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Ilva, il plebiscito operaio di 'tempra inossidabile'
LaPresse

Il plebiscito a favore dell’accordo tra i sindacati e ArcelorMittal sul futuro dell’Ilva e dei suoi lavoratori è la testimonianza più che tangibile di quanto potesse essere “debole” l’ipotesi di chiusura del siderurgico tarantino. Luigi Di Maio lo stigmatizza in poche parole: Di Maio: "E' il miglior risultato possibile nelle peggiori condizioni possibili".

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I lavoratori hanno detto "Sì" con una “colata” di voti pari al 93% (in numeri assoluti 8.255 votanti), percentuale che sale al 94% nella città di Taranto, dove l’affluenza - forse anche per le assenze per ferie forzate e cassa integrazione - è stata al di sotto della media.

Sui 10.805 aventi diritto al voto (come risulta dal verbale della Commissione Referendaria) al Siderurgico hanno votato in 6.866, una percentuale di affluenza pari al 63,5%. I "Sì" a Taranto sono stati 6.452.

L’impegno a far risanare e ripartire la prima acciaieria d'Europa, ora assume l'obiettivo di una fabbrica di acciaio più innovativa e meno inquinante: "Tutte le nostre forze - avverte Di Maio - sono ora impiegate nel vigilare attentamente affinché il piano ambientale sia rispettato al millimetro".

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"Questo accordo - dice soddisfatta il segretario generale della Fiom Francesca Re David - dimostra che le multinazionali possono investire nel nostro Paese conservando le tutele, a partire dall'articolo 18, dal mantenimento degli attuali livelli salariali e garantendo tutta l'occupazione". Ed esprime speranza anche il segretario della Uilm, Rocco Palombella, nato e cresciuto professionalmente e sindacalmente a Taranto: "Sin dall'inizio abbiamo ribadito che non avremmo firmato alcun accordo che prevedesse licenziamenti e il mantenimento dei diritti acquisiti. E i lavoratori hanno apprezzato il risultato - ribadisce Palombella - lo spettro chiusura dell'Ilva è stato finalmente fugato".

Sciopero Ilva Taranto

Più critico il commento del segretario della Fim-Cisl Marco Bentivogli: "Il fatto che lo spettro della chiusura abbia per lungo tempo aleggiato su Taranto, dimostra l'immaturità delle nostre classi dirigenti. Il ministro Di Maio dovrebbe dirci 'grazie' e non attaccarsi medaglie al petto. Siamo andati avanti a discutere della chiusura dell'Ilva in un momento in cui la domanda di acciaio è ripartita e le nostre aziende sono costrette a rifornirsene in Germania".

"Saremo davvero soddisfatti - sottolineano i rappresentati del sindacato di base Usb, Francesco Rizzo e Sergio Bellavita - solo quando la multinazionale manterrà gli impegni assunti e saranno così garantiti ai lavoratori e alla città di Taranto salute, ambiente e occupazione".

(gelormini@affaritaliani.it)

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