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ILVA: INTERVENTO IN CONSIGLIO REGIONALE DEL PRESIDENTE MICHELE EMILIANO
L'intervento in aula consiliare del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano sulla vicenda ILVA
L'intervento in aula consiliare del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano sulla vicenda ILVA:

Sono particolarmente commosso nel salutare il Sindaco di Taranto, che in questo momento è entrato in Aula.
È una commozione che deriva ovviamente dall’inevitabile percezione di ciò che egli sta provando in questi giorni e in queste ore, perché ci sono delle dimensioni istituzionali - e io ho avuto la fortuna e l’onore di viverne tante, che comunque vale la pena vivere nonostante il dolore e la sofferenza che si patiscono - nelle quali occorre prendere posizione non in base al proprio personale interesse, ma in base ad un rapporto molto particolare, tra la propria coscienza e il ruolo che si svolge, secondo le regole di quel ruolo.
La regola fondamentale nel ruolo politico è quella di rispettare gli impegni di programma. Innanzitutto voglio dire che la Regione Puglia, assieme all’Amministrazione comunale di Taranto, sta rispettando gli impegni del proprio programma, sta cercando con assoluta dedizione, da anni, un dialogo con i Governi che si sono succeduti in questo periodo per trovare una soluzione ad una vicenda che ha sempre tenuto in scacco la città di Taranto, fino al punto di privarla di un’autonoma capacità di guida politica.

La forza dell’ILVA è sempre stata talmente intensa da soverchiare quella delle Istituzioni della città. Questa cosa non la dico io, la dicono gli atti del processo in corso, lo dicono i capi di imputazione. Questa forza è stata così straordinaria da arrivare a concepire una cultura nella quale le istituzioni democratiche della Puglia e della città, come è stato detto qui in Aula, non devono occuparsi dell’ILVA. Non è un’intuizione la mia, per chi non ha ascoltato gli interventi di questo dibattito. È proprio stato detto da qualcuno in Aula.
In Aula è stato detto: “Presidente della Regione Puglia, ti devi occupare di altro, ti devi occupare delle bonifiche”. Infatti, l’assessore all’ambiente ha dovuto fare una precisazione. “Ti devi occupare della sanità. Non ti permettere di occuparti dell’Ilva”. Questa è la discussione di questa sera. Ci possiamo permettere di occuparci dell’Ilva? È nostro dovere? È nostro diritto, ammesso che esista un diritto nell’esercizio del dovere delle funzioni?
Una volta sottoposto l’atto all’Avvocatura, e qui è presente il Capo dell’Avvocatura, e l’Avvocatura risponde che l’atto ha profili gravi di illegittimità, è consentita ad un Presidente di Regione una valutazione discrezionale sulla opportunità o meno di impugnare un atto? Con quale atto politico avrei dovuto rinunciare al diritto-dovere della Regione Puglia, che non sono io che sono solo il Presidente, non è una maggioranza, non è un Consiglio, non è una Giunta, ma è una Istituzione prevista dalla Costituzione della Repubblica?

Nel momento in cui l’Avvocatura mi ha segnalato gravi profili di illegittimità, l’atto con il quale avremmo dovuto dire “Sì, gli atti sono, secondo noi, illegittimi, ma rinunciamo per collaborare alla soluzione del caso che abbiamo di fronte”, voi ve lo immaginate? Ve lo immaginate un atto fatto così? Io non me lo immagino.
Voi sapete che nei decreti precedenti la Regione Puglia, a differenza che per qualunque altro stabilimento industriale, è stata privata di ogni potere di intervento sull’ILVA.
L’ILVA è uno stabilimento extra territoriale, non è più uno stabilimento pugliese, perché la Puglia è stata privata di ogni possibilità di intervento su quella fabbrica. Abbiamo impugnato davanti alla Corte costituzionale questa circostanza e la Corte costituzionale, anch’essa probabilmente sottoposta ad uno strazio evidente nelle motivazioni delle sentenze che riguardano l’ILVA, ha concluso che proprio nelle osservazioni al DPCM consisteva la mancata lesione del diritto della Regione Puglia di interloquire con il Governo. Quindi, quando abbiamo presentato quelle osservazioni lo abbiamo fatto in buona fede, così come ha fatto il Comune di Taranto, con una rinnovata competenza, con una rinnovata convinzione, con una condivisione da parte non solo degli organismi politici, ma di una città intera; una condivisione che è consistita anche nelle altre osservazioni che sono state presentate da parte di molti altri soggetti e che nella sostanza coincidono quasi integralmente con quelle del Comune e con quelle della Regione.
Non stiamo parlando di atti sconnessi, individuali, personali, stiamo parlando di atti ampiamente condivisi, coincidenti, collimanti, aventi sostanzialmente la stessa direzione.
I due ricorsi sono stati redatti in perfetta autonomia sono assolutamente simili, forse con l’unica differenza che il Comune di Taranto ha specificatamente richiesto di rimettere la questione alla Corte costituzionale per un’ulteriore verifica e, invece, quello della Regione si riserva di farlo in una seconda fase.
Questo genere di condotta, ineccepibile, connessa ad un programma di Governo, il nostro e, devo dire, anche quello del Sindaco di Taranto, che aveva richiesto particolari attenzioni per la salute dei cittadini nella convinzione che l’ILVA – lo dico chiaramente – deve continuare a funzionare.

Lo diamo come dato di fatto. Il Governo della Repubblica ha deciso, individuandolo come strategico, che quello stabilimento deve andare avanti e noi abbiamo preso atto di questa determinazione.
È una determinazione rispetto alla quale noi abbiamo provato a collaborare e continueremo a collaborare totalmente, il che però non vuol dire farsi cancellare ancora una volta, come è accaduto in passato.
Le assurdità giuridiche di questa vicenda sono tante. Certo, alcune non sono di nostra competenza. Siamo così oggettivi da essere capaci anche di ammettere che c’è un profilo che la stessa Asso Acciai, che oggi sostiene che la soluzione di questo caso debba essere quella di ritirare il ricorso, però ammette che lo stesso Governo che con noi ha tenuto determinate condotte è quello che avrebbe, secondo la Asso Acciai, illegittimamente espropriato Riva. Non riesco a capire. Se il comportamento illegittimo è nei confronti di un associato ad Asso Acciai questo è un problema, al punto che Asso Acciai continua a ripeterlo sistematicamente. Se avviene nei confronti della Regione Puglia per ragioni di salute noi dobbiamo ritirare il ricorso.
Adesso vorrei che ci svegliassimo dallo shock mediatico. Dove si è visto mai che il ricorso ad un giudice venga considerato un atto di irresponsabilità? Vi rendete conto in che condizioni hanno ridotto la Repubblica? Non si fidano del ricorrente, e questo passi. Non si fidano del magistrato al punto che passa l’idea che una vertenza come questa la risolve la politica. La risolve la politica come? Con quali modalità? Almeno, abbiamo detto, costruendo un tavolo. Sediamoci ad un tavolo. Lo abbiamo chiesto per mesi. Sediamoci ad un tavolo e definiamo il piano industriale assieme al piano ambientale. Facciamo in modo che esso convinca tutti i soggetti e proviamo ad andare avanti. Siamo stati inizialmente esclusi da qualunque tavolo, a differenza di qualunque altra vertenza, dove ovviamente tutti per prima chiamano la Regione.
Invece qui viene costruito un tavolo dove c’è l’esclusione del Comune e della Regione. Abbiamo fatto una battaglia pacata, perché nessuno di noi ha perso la calma, nessuno di noi ha alzato la voce. Abbiamo insistito. Era talmente assurda la posizione che, alla fine, si sono dovuti inventare il cosiddetto “tavolo bis”, al quale siamo andati. La Regione era presente. La Regione ha parlato trenta secondi quella sera, e abbiamo detto, a differenza di ciò che è stato dichiarato in queste ore: ripartite cortesemente dalle osservazioni al DPCM. C’erano molte persone, sindaci, potranno confermarlo. Io avevo in mano le osservazioni al DPCM, che poi nella sostanza sono il ricorso: ripartite da là, dateci una disponibilità a discutere delle osservazioni e alla modifica del DPCM, e ricominciamo il passaggio.
Certo, non c’erano i sindacati, ma non si capisce perché io non possa essere presente, come Regione Puglia, e il Comune a una discussione in presenza di testimoni autorevoli come i sindacati. Era presente il Sindaco di Novi che, con tutto il rispetto, è famoso molto di più per il cioccolato che per lo stabilimento dell’ILVA. Perché questa vertenza si chiama Taranto.
Il tavolo dove il Piano ambientale deve stare insieme al Piano industriale è quello di Taranto. Il piano dove il sindacato italiano, che è un sindacato fondato da Di Vittorio, che non ha mai avuto una visione corporativa del suo ruolo, che ha sempre coniugato l’interesse generale con l’interesse dei lavoratori e che non ha mai diviso popolo da sindacato, doveva essere presente, nella nostra cultura politica, nella mia cultura politica per costruire una soluzione.
Questo il Governo lo ha sempre evitato. Lo ha evitato fino, ripeto, al giorno in cui abbiamo chiesto la rivalutazione, nella prima occasione in cui c’è stata data la possibilità di sederci a un tavolo con tutti i sindaci che in qualche maniera erano connessi a stabilimenti, uffici, foresterie.
Si sono impegnati a riconvocare il tavolo Taranto e il tavolo Genova: siamo in attesa di conoscere questa data. E nel frattempo? Adesso lo dico a chi di mestiere fa trattative: nel frattempo io mi faccio decorrere i termini per l’impugnativa di fronte ad un atto come questo? E questo Consiglio regionale cosa mi dice se io mi faccio scappare il termine e non impugno l’atto? Che mi sono tolto l’arma principale di discussione per interloquire con un Governo che non mi vuole dare retta.
Non c’è nessuna volontà di darci retta. Lo dico ai consiglieri della mia maggioranza, che si illudono che il Governo ci voglia dare retta. Il Governo non ci vuole a quel tavolo, perché siamo con il Comune di Taranto le uniche due Istituzioni che hanno tecnici formidabili. Con questi tecnici non si vogliono sedere, perché noi conosciamo tutto di quella fabbrica, sappiamo cosa dire, sappiamo come replicare, non ci facciamo prendere in giro.
L’epoca in cui la Regione e il Comune stanno zitti è finita. E ve lo dico subito: io non farò la fine di Bondi e di Ronchi. Non mi faccio commissariare da un Governo. Non mi faccio mandare a casa da un Governo. A casa mi potete mandare voi e i pugliesi, non i Governi che man mano si succedono nel tempo, perché il sistema che noi proponiamo per far andare avanti la fabbrica è contro una delle più potenti lobby del mondo, che è la lobby del carbone, che costringe tutti a cambiare opinione, pur di essere accordati con i loro interessi.
Capisco che queste mie parole in quest’Aula rischiano di essere particolarmente pericolose per l’Amministrazione che ho l’onore di presiedere e non so che cosa avranno in mente per tentare di indebolire questa Amministrazione, perché è la prima volta che si trovano di fronte al Comune di Taranto e alla Regione Puglia schierati con tanta nettezza su queste questioni e così determinati a discutere nel merito il modo in cui quella fabbrica dovrà andare avanti.
Ci hanno provato anche in passato, intendiamoci. Consigliere Borraccino, ho apprezzato il passato. Però quel passato, alla fine è stato piegato, non so neanche io come e non voglio entrare nel merito, forse con mezzi che la storia si incaricherà di esaminare.
Quello che è certo è che quella Amministrazione regionale è stata messa a tacere nella peggiore delle maniere e non ha potuto svolgere il ruolo. Noi dobbiamo impedire che anche questa Amministrazione sia messa a tacere dallo stesso schema e dalla stessa logica, addirittura convocando contro l’Amministrazione della Regione Puglia, tutto l’universo, utilizzando il ricatto occupazionale.
Il motivo per il quale non mi sentirete dire una parola contro il sindacato è la mia cultura politica, è il mio rispetto per i lavoratori, è il mio rispetto per il sindacato, che non cambia, nonostante il giudizio che una parte del sindacato ha dato alla nostra impugnativa.
Ripeto: noi non siamo titolari della decisione se chiudere o meno l’ILVA. Riceviamo dal Governo della Repubblica, in modo fedele, l’indirizzo che la fabbrica deve continuare a funzionare, e ci stiamo sforzando, nel nostro ruolo di tutori della salute dei cittadini, di trovare la maniera di farla funzionare. Il ricorso attiene solo a questo. A noi non interessa il nome dell’azienda che se l’aggiudica, non ci interessa, per il vero, neanche quella che noi abbiamo chiamato per comodità “decarbonizzazione”. Esiste un altro sistema, diverso dalla decarbonizzazione? Per noi non esiste. Ma se esiste un altro sistema per evitare l’uso del carbone, per evitare quel livello di emissioni, noi siamo disponibili a parlarne. Purché non ci si dica che dobbiamo tacere, perché comunque qui non tace più nessuno, su questa storia dell’ILVA. Anzi, devo dire, sarebbe impossibile tacere, perché probabilmente nessuno dei signori che vivono in questa splendida condizione di distacco dalle cose quotidiane si rende conto di qual è l’atmosfera che si respira a Taranto, non solo in senso concreto, ma anche in senso figurato.
Se il sindaco di Taranto, o il Presidente della Regione facessero anche solo mezzo passo indietro, Sindaco, cosa succederebbe? Glielo vogliamo spiegare? Non riescono a capirlo. L’ultima volta che un Presidente del Consiglio è venuto a Taranto ci sono voluti 1.500 poliziotti per farlo entrare in città. E l’unica proposta di buonsenso è quella della Regione e del Comune che vogliono trovare un Piano Ambientale accettato da tutti, in città, non imposto facendo fuori dalla discussione Regione e Comune.
Noi ci vogliamo essere. Voi dovete esserci e noi ce ne dobbiamo occupare. Noi ce ne dobbiamo occupare. Siete voi che siete stati eletti per tutelare la salute di quelle persone, e metterla insieme al diritto al lavoro: sta scritto nelle sentenze della Corte costituzionale, e non è impossibile, purché questa interlocuzione ci sia.
È possibile che un ministro dica: si può ricominciare il dialogo se ritira il ricorso? Non è possibile. Noi ritiriamo il ricorso quando il DPCM sarà modificato, cosa che si può fare assolutamente facilmente, mettendo insieme il punto di vista del Comune, della Regione, dell’azienda e del Governo, che non è solo un arbitro, perché il Governo, in questa vicenda, sul Piano Ambientale ha le stesse prerogative di tutela della salute e del lavoro che ha la Regione: identiche. Quindi, non è un arbitro.
Io ho il timore che i ministri che si occupano di questa vicenda abbiano una formazione di natura aziendale che gli impedisce di distinguere l’interesse generale dal profilo industriale. Sono due cose diverse. È possibile che un’azienda dica: guardate che noi abbiamo dei costi, nel caso ci venga proposto un sistema produttivo “x” talmente fuori mercato che noi non li reggiamo. Ma vogliamo arrivare a questa conclusione? Vogliamo discutere? Anche perché, in questa vicenda, non c’è tutta la fretta che sembra essere stata impressa dal Ministero dello sviluppo economico.
La procedura di vendita è bloccata. Sono in corso indagini da parte della DG concentrazioni. Anche le indiscrezioni che si erano diffuse sui giornali su questa proposta che ArcelorMittal aveva formulato (questo lo abbiamo accertato a Bruxelles), ovvero “Se tiriamo fuori dalla cordata la Marcegaglia e la sostituiamo con qualche altra cosa, questa cosa può essere utile?” non è stata neanche presa in considerazione questa ipotesi a Bruxelles.
È stata considerata, diciamo così, una barzelletta all’italiana, perché evidentemente ArcelorMittal sta cominciando a prendere tutti i vizi del precedente sistema. Forse pensa di entrare in questa partita con lo stesso ruolo che aveva prima la famiglia Riva e l’azienda Riva, ed è questa la partita politica sulla quale noi dobbiamo stare insieme e non ci dobbiamo far dividere. Non ci dobbiamo far dividere perché non abbiamo scopi diversi. Persino coloro che dicono – parlo del Movimento 5 Stelle – “chiudiamo la fabbrica” non è che lo fanno per il divertimento di dire “chiudiamo la fabbrica”, ma arrivano a questa conclusione perché, come tutti i tarantini, non si fidano delle altre proposte, non si fidano certamente del Piano industriale così come strutturato da ArcelorMittal, non si fidano forse neanche della proposta di decarbonizzazione, soprattutto per una ragione, io penso, perché ritengono che, come è accaduto in altre vicende, l’arroganza del Governo ci obbligherà ad andare dall’altra parte. E a questo punto per loro è meglio non scegliere ipotesi alternative. La sfiducia arriva al punto che non si crea quel consenso generale che porterebbe ad una soluzione possibile.
Noi abbiamo un’occasione imperdibile per tenere unita finalmente la città di Taranto con il resto della Puglia, che è un elemento politico fondamentale. La città di Taranto, se noi non avessimo fatto il ricorso, come si sarebbe sentita? Non avrebbe avuto l’assistenza tecnica della Regione, l’assistenza giuridica della Regione. Si andavano a sedere a fare che tipo di trattative, con quale argomento in mano e con l’aiuto di chi? Lo Stato di diritto come poteva aiutare la parte debole di questa vicendaa se non attraverso i giudici? Perché lo Stato di diritto ha questo schema: quando la parte più debole di una relazione, dove c’è possibile violazione dei diritti, si sente minacciata, ricorre al giudice. Non ci sono altri mezzi. Degli altri mezzi non ne dobbiamo neanche parlare, non so se è chiaro, perché sono una cosa alternativa allo Stato di diritto. E le alternative allo Stato di diritto sono per noi inaccettabili.
Rivolgo un appello a tutto il Consiglio, a tutti coloro che si interessano della vicenda dell’ILVA, al Governo, perché, come ho detto, non è difficile trovare una soluzione se questa non viene suggerita da uno solo degli interessi in campo, ma si riesce a trovare un punto di equilibrio. Specie se uno solo degli interessi in campo è così forte da determinare la soluzione, peraltro con il ricatto di andar via, “io me ne vado e vi lascio nello sfascio”. In verità devo riconoscere ad ArcelorMittal che questa frase non l’hanno mai detta. Quindi, è vergognoso che una cosa del genere venga addirittura utilizzata come argomento non dal soggetto che potrebbe tenere quella condotta, ma da altri, come se si possa affrontare una vicenda del genere con i calzoni in mano da parte del Governo della Repubblica italiana, come se quella fosse l’unica soluzione per far funzionare un’acciaieria, come se ArcelorMittal fosse diventato improvvisamente l’unico soggetto in grado di gestire quel compendio industriale, come se gli italiani non fossero in grado di realizzare una gestione equilibrata e attiva, anche se mai si dovesse verificare - cosa che ArcelorMittal non ha mai detto - di voler mollare la trattativa solo perché noi vogliamo discutere con loro di condizioni industriali e ambientali che, peraltro, riconcilierebbero la fabbrica con il suo territorio. Signori, la riconciliazione degli stabilimenti con il territorio che li ospita alle volte provoca investimenti di centinaia di milioni di euro.
Noi, con il nostro atteggiamento e nel chiedere di avere una interlocuzione con l’acquirente dell’ILVA, con la mediazione del Governo, stiamo costruendo quel consenso attorno alla definizione definitiva di questa vicenda che consentirà a quella fabbrica di proseguire il lavoro.
Che soluzione è tenere fuori il Comune, tenere fuori la Regione, tenere fuori tutte le associazioni, come se un’intera città dovesse essere commissariata? Devo dire, anche i toni utilizzati nei confronti del Sindaco di Taranto sono sconcertanti. È sconcertante, peraltro, che un Sindaco debba chiedere rispetto a un Ministro della sua stessa Repubblica.
Ci vuole pazienza, perché nelle istituzioni non tutti sono addestrati a vivere con senso delle istituzioni. Le istituzioni sono una cosa che si serve con delicatezza, con senso del limite, con educazione, possibilmente anche con la conoscenza della storia, dei fatti, con quella maturità che ruoli del genere evidentemente pretendono. Noi non abbiamo neanche il diritto di arrabbiarci. Se dovessimo perdere la calma in questa vicenda, e avrete notato che i tentativi di farmela perdere sono stati tantissimi.
Questa vicenda è talmente seria che qui io provocazioni non ne accetto da nessuno. Faccio finta di niente. È un atteggiamento necessario in una vicenda come questa che, se viene gestita in maniera emotiva, può determinare dei guasti insuperabili. Già Taranto ha pagato troppo da questo punto di vista. La sua instabilità politica, i Governi del passato che erano frutto di formule politiche sempre difficili da afferrare, da costruire, tant’è che si ricorda ancora l’ultimo grande Sindaco di Taranto, Cannata. Lo si ricorda proprio perché quella fu l’ultima volta in cui Taranto ha avuto un Sindaco capace di coniugare il suo aspetto popolare con una struttura politica e viveva un’idea della comunità che ha consentito a Taranto, in quel periodo, di essere una delle città che competeva addirittura con il capoluogo dal punto di vista economico, sociale, culturale.
Credo sia ambizione del nuovo Sindaco di Taranto riposizionare la città non come luogo della discarica dei problemi italiani. Che Sindaco sarebbe e che Presidente di Regione sarebbe quello che accettasse che la seconda città della Puglia fosse considerata una specie di Chernobyl. Sapete com’è Chernobyl adesso? Ha una copertura simile a quella che vorrebbero costruire a Taranto. Peraltro, è stata incaricata la stessa ditta per costruirla. Questa ditta ha i pali previsti per la costruzione delle coperture a Taranto pronti da due anni e li tiene in magazzino. Cioè, pasticci che non finiscono mai, con questi parchi minerari che non sono stati coperti in questi due anni, per quale ragione? E con chi ce la pigliamo? E in una condizione come questa, a un qualunque industriale italiano che non avesse adempiuto agli obblighi di legge, noi che facciamo? Gli proroghiamo il termine?
Ma dove l’avete vista mai una cosa del genere!
Gli diciamo al massimo: adempia nel tempo più breve possibile. Anzi, addirittura dicono che non possono proseguire la copertura dei parchi perché c’è l’impugnativa.
Si vergognino! Si vergognino, perché la copertura dei parchi sarebbe possibile anche se saltasse l’aggiudicazione o se saltasse il DPCM. Era obbligatoria da anni. Peraltro, mi chiedo dal punto di vista giuridico: come si fa a prorogare con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri un termine fissato da una legge?
Ecco, su questo è fondato il ricorso. È irresponsabile? Perché, non potrebbe essere un qualunque cittadino a impugnarlo? Non potrebbe essere un soggetto qualunque di fronte all’inerzia a intervenire, di fronte a strafalcioni giuridici di questo genere? E si ha paura del verdetto di un giudice? Se hai fatto tutto bene, non hai paura dei giudici.
Io non mi sono mai permesso di dire a un sindaco: o ritiri il ricorso o ti chiudo l’ospedale o io non parlo più con te. Una cosa del genere, se l’avessimo fatta, sarebbe stata una vergogna. E, invece, noi che facciamo? Subiamo dal Governo questo trattamento.
La vicenda è talmente evidentemente sbagliata, che va rimessa indietro con la moviola, e noi siamo disponibili a rimetterla indietro con la moviola.
Sediamo a un tavolo alla presenza del sindacato, perché io non parteciperò a tavoli se non c’è il sindacato. Io il sindacato lo voglio al tavolo, per cultura e per necessità tecnica. Vi ricordo che il capo dipartimento Ambiente della Regione è il custode giudiziario dell’ILVA da anni. Dopo il custode giudiziario dell’ILVA, chi conosce la fabbrica meglio di chiunque altro sono gli operai e sono i sindacati. E io non posso discutere del Piano ambientale e del Piano industriale senza il sindacato. Non mi farò mettere in un angolino a parlare da solo, perché se poi dovessimo arrivare a una conclusione che non è condivisa dal sindacato voi pensate che si possa accettare una cosa del genere? Bisogna fare quello che si fa in tutte le vertenze di questo mondo: stare seduti in tre e trovare una soluzione.
Ho già detto che la decarbonizzazione non è una pregiudiziale. Più di questo non posso dire. Non è una pregiudiziale. Certo, se però noi dimostrassimo che la decarbonizzazione è la maniera più facile e meno costosa per arrivare alla stessa conclusione, io ho il diritto di sostenerla, come si ha diritto da parte dei miei interlocutori di dire che la decarbonizzazione è economicamente in questo caso non utile. Quello che non si può dire è che non esista e che sia una barzelletta. Il Ministro Calenda è esperto, se ho capito bene per ragioni familiari, di cinema e poi di altre materie, ma non è esperto di acciaierie. Noi abbiamo i progetti e fotografie di un’acciaieria in Louisiana che produce milioni di tonnellate di acciaio con la tecnica del DRI. Esiste questa acciaieria. Facciamo un viaggio, ognuno a spese sue, sennò i 5 Stelle chissà che dicono, e andiamo a vedere l’acciaieria.
In un’occasione a Taranto, davanti ad Assoacciai, al dottor Gozzi, Presidente, credo, di Assoacciai, si presentò Linz come esempio, sa cosa rispose con un umorismo macabro? “Che c’entra? Linz è come Disneyland, non si può fare un’acciaieria come Linz a Taranto”. Certo, Linz è piccola, Taranto è la più grande acciaieria del mondo. È questo il punto. E da questo punto ne esce la politica, ne esce il Consiglio regionale della Puglia, il Consiglio comunale di Taranto e ne usciamo noi. Non vi fate fregare dal sistema mediatico, come quando dice “Lo vuole l’Europa. lo vuole Mittal, lo vuole questo…”.
Le uniche autorità che in Puglia hanno il compito di prendere la decisione, per quanto ci riguarda, siamo noi. E siamo noi che facciamo le impugnative degli atti del Governo quando li riteniamo illegittimi. Nessuno ci può dire: o ritiri il ricorso, o noi facciamo una manifestazione, perché non si fanno manifestazioni contro l’esercizio di un diritto da parte di una persona, si fanno le manifestazioni per un licenziamento illegittimo, si fanno le manifestazioni perché qualcuno ti sta imbrogliando sul contratto, o non ti vuole firmare il contratto, non perché uno sta facendo una causa. Ma voi ve l’immaginate se passa il principio che una Regione ritira un ricorso perché se no altrimenti passa un guaio? Sarebbe un fatto drammatico.
Svegliamoci, perché o a questa vicenda poniamo una soluzione noi, o l’impressione che ho io è che il Governo della Repubblica sia completamente nel pallone, che sia agghiacciato dall’idea che la DG concentrazioni gli dica: guarda che hai sbagliato ad aggiudicare, perché hai aggiudicato ad un soggetto che sta oltre la quota. E se dovessero chiedere a chi vuole comprare l’ILVA di Taranto che deve dismettere qualche altra cosa, ve l’immaginate la scena in cui un sindacato belga, francese o tedesco si sente dire che hanno messo in vendita lo stabilimento perché loro si devono comprare quello di Taranto? Ma è nella nostra concezione del sindacato e dei rapporti di lavoro una cosa del genere? Perché loro sono oltre la quota, lo sanno tutti. È il segreto di Pulcinella a Bruxelles, e siccome non sarà facile fargli fare altre dismissioni per le ragioni che potete facilmente intendere, hai voglia, tu, a calcolare e a ricalcolare, come alle volte si fa con le schede dei voti. Hai voglia a calcolare e a ricalcolare: se la quota è alta, la quota è alta. Peraltro, per riallargare l’occupazione, noi dovremmo salire, immagino, prima o poi, sopra i il limite previsto dal decreto, che è di 6 milioni di tonnellate, se non sbaglio, giusto? E se sale, che succede? E se questa acciaieria diventa la migliore del mondo, è qualificata, produce, va avanti, che facciamo? La teniamo bassa perché se no poi sfondiamo la quota?
È evidente che questa cosa è andata male, lo racconta benissimo, vi invito tutti, sull’Huffington Post, Roberto Della Seta, che ha scritto un capolavoro, perché, come si dice, essendo un anziano, conosce i fatti. Conosce i fatti, li ha raccontati
Liberiamoci da questo sortilegio dell’ILVA, liberiamo Taranto, liberiamo la Puglia, liberiamo l’Italia da questo sortilegio, trasformiamo l’ILVA nella più moderna acciaieria del mondo, nell’acciaieria più condivisa con la popolazione che la ospita, nell’acciaieria che è in grado di produrre le migliori qualità di acciaio del mondo, e contemporaneamente, avere un marketing attrattivo per l’acquirente, perché è una produzione carbon free. Tra qualche anno “carbon free” sarà scritto su tutti i prodotti, se no altrimenti la gente non li comprerà, perché la decarbonizzazione è un obbligo per COP21, è un mantra per l’Organizzazione mondiale della sanità e persino sua santità il Papa sta attento a queste vicende, compresa la vicenda di Taranto, perché è una questione inevitabile, che ha a che fare con il clima, che ha a che fare con la sanità, che ha a che fare con le morti evitabili. Tutte cose talmente giuste da sfondare una porta aperta.
Non mi meraviglio che non vogliano sentire queste cose al tavolo della trattativa, perché io poi farei lo streaming di nascosto. Che succederebbe al tavolo di una trattativa quando gli dovessimo dimostrare che non è come dicono loro, che il carbone costa meno del gas, perché non paga i prezzi sanitari, e noi abbiamo i calcoli di quanto spendiamo in più per la sanità, abbiamo i calcoli di quanto si spende in più per pulire la città, abbiamo i calcoli del mare inquinato.
Insomma, stiamo sfondando una porta aperta. Chiunque ascolti questo mio discorso sa che ho ragione. Ma Voi pensate che questi argomenti muoiano con me? Questi argomenti andranno avanti, sono nella testa di tutti. A Taranto anche i bambini sanno che questo ragionamento è corretto. Siamo noi che facciamo finta di niente e se facciamo finta di niente ci rendiamo ridicoli, come si sono resi ridicoli tutti coloro che pretendevano di mettere a tacere la Regione Puglia e il Comune di Taranto. Quello che posso dire al sindaco di Taranto, e lo dico a tutti i cittadini della Puglia, ma in particolare a quelli della provincia di Taranto, l’Amministrazione regionale considera questa vicenda di Taranto come la linea del Piave. Non c’è nessuna possibilità di nessun genere che chicchessia ci convinca a fare diversamente. Andremo fino in fondo.
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Pubblicato sul tema: Ilva e Emiliano, FI e Dit: 'Furia francese e ritirata spagnola'