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#iorestoacasa, ma chi una casa non ce l'ha?
#Iorestoacasa, ma chi la casa non ce l’ha? Nei giorni scanditi dal Coronavirus c’è un mondo, e c’è un tempo, silenzioso e raccolto. L'azione di "In.Con.Tra"
#Iorestoacasa, ma chi la casa non ce l’ha? Nei giorni scanditi dal ritmo di nuovi decreti c’è un mondo, e c’è un tempo, silenzioso e raccolto. È quello dei senza fissa dimora e degli ultimi, dei deboli, di famiglie e anime raggomitolate, appese ad intrecci che rischiano di sfilacciarsi, ora più che mai.
Ma c’è anche una rete di chi si prende cura di loro, di associazioni e volontari riuniti da Francesca Bottalico, Assessore al Welfare del Comune di Bari. Tra le realtà più radicate nel territorio barese opera “In.Con.Tra”, fondata e presieduta da Michele Tataranni, educatore presso la parrocchia San Marco, che ci racconta di come i provvedimenti del Governo abbiano imposto cambiamenti alla loro attività. “Ci siamo ri-organizzati”, spiega.
Cosa è cambiato?
“Dopo il primo decreto abbiamo dovuto evitare assembramenti. E così abbiamo sospeso l’assistenza ai senza fissa dimora che facciamo da dieci anni, con la distribuzione della cena in piazza Balenzano e l’unità di strada notturna dei volontari che portano latte e coperte agli “ultimi degli ultimi” che non possono o non vogliono rimanere nei dormitori. Abbiamo spiegato loro le nuove regole ministeriali e segnalato mense e strutture. Oggi più del novanta per cento dei senza fissa dimora, per fortuna, passa la notte nei dormitori ed è importante che restino al sicuro. Noi rimaniamo accanto a loro”.

Come?
“Serviamo i dormitori della Caritas, le case di comunità, le comunità etniche, le comunità di campi rom. A Valenzano abbiamo portato da mangiare con scorte per oltre un mese: anche se è venuto meno l’affetto fisico, facciamo sentire loro la vicinanza di sempre. Continuiamo la lotta allo spreco raccogliendo l’invenduto dai commercianti. In questi giorni siamo coordinati dall’Assessore Bottalico, il Comune ha tutto sotto controllo”.
C’è sinergia con le istituzioni?
“Assolutamente sì. Il Comune divide tutti gli alimenti in maniera equa. C’è grande collaborazione con l’Assessorato e le altre realtà. Raccogliamo tanto materiale dalle catene commerciali e, grazie a questa rete, sappiamo dove portarlo con i volontari. E ci occupiamo allo stesso modo delle famiglie in difficoltà”.
Già, le famiglie in difficoltà. Da sempre siete per loro un punto di riferimento.
“Siamo stati costretti a chiudere la nostra sede di via Barisano da Trani, che è un market solidale per 715 famiglie – circa tremila persone - che da noi possono fare la spesa a punti, ed è anche centro d’ascolto e centro per bambini. Hanno bisogno del nostro calore, alcune famiglie sono disperate, cresce la rabbia per la paura di non farcela, soprattutto per chi ha figli. Restiamo in costante contatto con loro: gestiamo ogni chiamata con l’Assessorato e ce ne occupiamo, stiamo portando a tutti la spesa a casa. In questi giorni, però, contiamo di riaprire la sede per le nostre settecento famiglie e preparare pacchi sigillati per ogni nucleo. Chiederemo di venire a ritirarli, uno alla volta e di mezz’ora in mezz’ora”.

Insomma, è in questi momenti che si comprende ancora di più il valore degli utlimi?
“Siamo tutti ultimi, possiamo tutti esserlo. Noi ci avviciniamo senza giudicare perché c’è bisogno di amore e di cura verso l’altro, è questa la vera ricchezza. Semplicemente, proviamo ad essere noi la famiglia di chi non ce l’ha”.
La cittadinanza si sta mostrando sensibile verso ciò che fate?
“Il riscontro con i cittadini è stato molto elevato, da dieci volontari adesso siamo in trenta. Soprattutto abbiamo difficoltà a gestire le chiamate di tutte le persone che vorrebbero rendersi utili. Agli anziani che ci chiedono di poter dare una mano consigliamo di rimanere a casa e fare la spesa a doppio, poi la portiamo noi alle famiglie. E tutto sta funzionando, stiamo organizzando dei piccoli gruppi. Questa solidarietà è emozionante”.
Un’istantanea, un momento che vi ha particolarmente colpiti in questi giorni.
“La commozione della gente. La prima volta che abbiamo portato la spesa ad una signora anziana, è scoppiata in un pianto tenerissimo. Voleva a tutti i costi che salissi per abbracciarla. A distanza di sicurezza le ho detto che è una donazione da parte della città. Le sue lacrime, spontanee, sono dolci quanto lo sguardo di chi dona”.