Moro: martire di libertà e democrazia (di A. Gelormini)

Ferdinando Imposimato non usa mezzi termini a proposito dell’assassinio di Aldo Moro e di una serie di stragi ed esecuzioni eccellenti: “Oggi sappiamo che i Servizi erano deviati da politici in carne ed ossa, con nome e cognome, per loro precisi obiettivi, e che la partita era giocata sia sulla scacchiera nazionale che su quella internazionale”.
Il quadro che emerge dai suoi libri e, in particolare, dall’ultimo “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia – Perché Aldo Moro doveva morire? La storia vera” è davvero inquietante. Soprattutto se si considera che i maggiori protagonisti “oscuri” di quelle vicende sono poi approdati ai vertici istituzionali del Paese, qualcuno addirittura con funzioni di garanzia costituzionale.
Un intreccio di interessi contrapposti che ha visto coinvolti apparati dello Stato, Forze dell’ordine, politici, bande malavitose, Servizi Segreti, organizzazioni mafiose, faccendieri e intellegence internazionali.
Un’interferenza letale nella vita della democrazia del Paese, alla quale “per fortuna - sostiene Imposimato - fa fronte ancora la voglia di liberarsene di magistrati e altri uomini delle istituzioni. La dimostrazione della sopravvivenza di un fronte di anticorpi democratici, che per meglio agire hanno bisogno della consapevolezza e della partecipazione più diretta e assidua dei cittadini”.
La mafia come “strumento” nelle mani di un “doppio Stato”, che entra in gioco, oltre che nell’omicidio Moro, in quello del Generale Dalla Chiesa, di Piersanti Mattarella, nell’omicidio La Torre, nella strage di Capaci e in quella di via d’Amelio
Un appuntamento, quello con Ferdinando Imposimato, fortemente voluto dal procuratore Desirèe Digeronimo, oggi a Roma, e dalle Associazioni "Amazzateci tutti" e "Agende rosse", per dar lustro a Bari e per onorare la figura di un grande uomo, Aldo Moro, statista di altissimo spessore legato saldamente a questa terra. Nonché per provare a far rinascere, in questa città, la ricerca di un nuovo spirito culturale, perseguendo il dialogo, la curiosità e la partecipazione attiva dei cittadini.

"Le intuizioni in altri tempi tacciate di dietrologia o classificate come paradossi strumentali e inconsistenti, oggi diventano verità sconcertanti", ripete Digeronimo.
Dal Castello baronale di Valenzano all’Ateneo barese: l’approccio verso Palazzo di Città prosegue in sordina, avanzando lentamente, magari segnato anche da queste mini interviste con Affaritaliani.it – Puglia. Una presenza discreta, ma costante!
(gelormini@affaritaliani.it)