'Noi, ultime ed invisibili'
Lettera aperta al Premier
La lettera aperta al Premier di tre docenti pugliesi della "fase C"
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Carissimo Presidente del Consiglio,
sono ormai diversi mesi che siamo bersagliati da tutti i fronti come fossimo una categoria di “persone scomode”: siamo forse gli ultimi che non saranno mai primi?

Siamo docenti di scuola primaria di fase C, immesse in ruolo per l’anno 2015-2016, precarie da più di 15 anni e vincitrici di concorso nel lontano anno 1995.
Noi abbiamo dovuto sopportare e subire tutte le legislature che si sono succedute in questi ultimi 15 anni, vedendoci superate, fino alla definizione della GAE (graduatorie ad esaurimento), da docenti neolaureate, con nemmeno un giorno di servizio e nessuna esperienza scolastica.

Noi che siamo già insegnanti, lo siamo da tempo e molti dei nostri alunni oggi, sono studenti universitari.
Dopo anni di attesa, ci viene riconosciuto il diritto, imposto all’Italia per motivazioni politiche e sociali da parte della Comunità Europea, ad entrare in ruolo attraverso la predisposizione di cattedre di potenziamento che aiutassero le scuole a migliorare le problematiche interne (legge 107/2015). Il sistema impone quindi un anno di prova, come se 15 non fossero bastati, in attesa della sede definitiva.

I primi giorni di agosto, da giorni di festa si trasformano in giorni di ansia per più di 200 famiglie pugliesi che vedono destinati i propri cari a cattedre distanti centinaia di km dalle proprie case. I posti destinati dalla legge 107/2015 a noi insegnanti della fase C, infatti, sono stati utilizzati per far rientrare docenti immessi in ruolo entro l’anno scolastico 2014/15. Diritto inviolabile, indubbiamente, ma che avrebbe dovuto essere soddisfatto nel rispetto di una graduatoria comune; senza precedenze e con punteggi riferiti a servizio e titoli acquisiti nel corso della carriera.

Non dimentichiamo, infatti, che tali colleghi si sono trasferiti VOLONTARIAMENTE per precorrere i tempi. Eravamo ben consapevoli che la mobilità avrebbe coinvolto l’intero territorio nazionale, e che rischiavamo di essere trasferite in altre regioni, ma i criteri attuativi (precedenze varie) sono stati definiti ben oltre la data della nostra immissione in ruolo, e precisamente ad aprile 2016. A questo vanno aggiunti gli errori, ormai riconosciuti, del “famoso algoritmo ministeriale”, che ha attribuito cattedre vicine alle proprie sedi a chi aveva punteggi molto bassi, non considerando graduatorie, meriti e titoli.
A proposito di precedenza ci vengono immediatamente alla mente delle domande: quali diritti e capacità straordinarie hanno i colleghi del concorso 2012? Per quale motivo avevano diritto di precedenza sul ruolo nella propria provincia di appartenenza? Perché nella mobilità non hanno concorso, come noi, su base nazionale?
Noi, invece, in graduatoria da 15 anni, 2 concorsi superati alle spalle, e corsi di formazione finanziati a nostre spese siamo quindi ULTIMI.
Passiamo poi alle accuse da parte delle docenti specialiste che ci definiscono non formate nella didattica comune ancor più in quella speciale. Ricordiamo a tali colleghe che nessuno di noi ha avanzato pretese sui “loro” posti, perché da diversi anni ormai hanno la precedenza “le specialiste” anche precarie e pertanto le nostre richieste su tali posti erano ovviamente su quelli residui.

Ma fino ad oggi chi ha “mantenuto” in piedi la scuola italiana? Chi ha tappato i “buchi” consentendo l’avvio degli anni scolastici? Chi ha coperto i posti sul sostegno rimasti vacanti, senza titolo specifico ma perché faceva comodo?
Siamo sempre noi le insegnanti ultime ed invisibili della fase C, madri e mogli che dopo 15 anni di lavoro, in età matura si trovano ingiustamente ad essere trasferite in città lontane dalle proprie case e per di più senza che questo venga riconosciuto attraverso un indennità di trasferta specifica come avviene per altri dipendenti pubblici. Nessuna Istituzione difende la categoria, tantomeno i sindacati, immobili davanti a tanta incostituzionalità.
Ecco come l’Italia considera gli insegnanti, siamo una delle ultime categorie da proteggere. Ma nonostante questo la passione per l’insegnamento è ancora presente in molte di noi.
Buona scuola a tutti
Le “ultime invisibili” della fase C:
Roberta Andriani
Lucia Pedali
Patrizia Legrottaglie