'Oasi blu' i delfini di Taranto, intervista a Carmelo Fanizza - Affaritaliani.it

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'Oasi blu' i delfini di Taranto, intervista a Carmelo Fanizza

di Lucia Pulpo di

Il tesoro naturalistico di Taranto è nel mare. Delfini, capodogli e tutta la fauna marina come i cavallucci marini che prosperano nelle acque del golfo jonico.

Il tesoro naturalistico di Taranto è nel mare. Delfini, capodogli e tutta la fauna marina come i cavallucci marini che prosperano nelle acque del golfo jonico. La tutela e la valorizzazione di questa ricchezza passa per la creazione di una zona protetta la cui realizzazione è imminente grazie all’intesa fra Comune e l’associazione Jonian Dolphin Conservation che da anni si adopera in tal senso.

firma al palazzo Amati

L’intesa firmata dal sindaco Melucci e dal direttore della JDC, Carmelo Fanizza, va oltre proiettandosi verso il ricovero dei delfini, dove i cetacei sarebbero curati e, quelli provenienti dai delfinari, sarebbero rieducati alla vita in mare aperto. L’educazione e la cultura del mare è tema della formazione “umana” che si sta già svolgendo presso la sede Ketos, un impegno che dimostra la passione dei ricercatori e dei volontari di questa associazione di cui il noto attivista Richard O’Barry ha detto: “La Jonian Dolphin Conservation a Taranto, è la mia preferita. È molto di più che guardare i delfini. È un’istruzione sul perché non dovremmo mai comprare un biglietto per uno spettacolo dei delfini.”

Ne parliamo direttamente col presidente della JDC, Carmelo Fanizza:

“Oasi blu” è un progetto che viene da lontano, da studi iniziati nel 2008 quando il nemico erano le trivelle per la ricerca degli idrocarburi. Cos’è ora?

Ora, rispetto agli esordi del 2008, andiamo di più in mare, abbiamo raddoppiato i mezzi e triplicato l’impegno e gli sforzi. Andiamo a cercare i cetacei conoscendone meglio le rotte e le abitudini e abbiamo una notevole quantità di dati avvalorati dal supporto di UNIBA e CNR. Il golfo di Taranto è sempre stato pieno di vita, ci sono 5 specie di cetacei diverse: i delfini: i Tursiopi, le Stenella striata tipici del Mediterraneo e piccoli di corporatura ma ci sono anche i Grampus griseusche arrivano ad una lunghezza di 4 m e un peso di 500 Kg, inoltre questo è il quarto anno consecutivo che avvistiamo i capodogli. Sono diversi esemplari e non dimentichiamo che il Capodoglio è il più grande predatore marino esistente in Natura. Tutta questa varietà è eccezionale e ci conferma che il nostro interesse è ben riposto e che dobbiamo conservarli e valorizzarli. Lo spettacolo dei delfini liberi in mare comunica un’energia che alimenta il nostro impegno quotidiano.

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In conferenza stampa per la firma dell’intesa col Comune e il sindaco Melucci lei ha parlato di obiettivi a breve e a lungo termine… Cosa e quando?

Il primo obiettivo, vicinissimo, è la creazione dell’Oasi blu. Anche il sindaco concorda con noi che il delfino deve diventare il simbolo della città. Lo è già in quanto presente nello stemma cittadino ma deve essere ulteriormente valorizzato per incrementare l’attrattiva turistica della città stessa. I nostri catamarani vedono turisti italiani e stranieri da anni, tutti affascinati dagli avvistamenti di cetacei in mare aperto, un’esperienza di cui ci ringraziano anche quando non incrociamo nessun esemplare perché, a bordo, spieghiamo cosa stiamo studiando riuscendo a coinvolgerli nei nostri studi. Il progetto a lungo termine è il “santuario dei delfini” ma abbiamo ancora strada da fare, progetti realizzati in parte, per esempio il museo multimediale del mare e dei delfini.

Jonian Dolphin Conservation è stata sostenuta da personaggi dello spettacolo come Noemi e Sergio Rubini, è stata riconosciuta come una delle eccellenze italiane all’EXPO di Milano 2015, ma probabilmente, la vicinanza più determinante è stata quella del regista e premio oscar, Richard O’Barry…

Richard O’Barry non è solo il regista premio Oscar del documentario “The Cove”che abbiamo anche proiettato a “Ketos”, ma è il fondatore della Dolphin Project, associazione che si batte appassionatamente da anni per la tutela dei delfini dalle mattanze come in Giappone e sopratutto dalla reclusione nei delfinari dove gli animali soffrono torture come lui stessoha visto coi delfiniprotagonisti del telefilm “Flipper”. Direi un nostro socio, un alleato.

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Il ricovero dei delfini sull’isola di San Paolo è un punto perfetto nella geografia del golfo ma anche per la darsena interna. Confidando nella buona volontà della Marina Militare di cedere definitivamente l’isola al Comune, l’edificazione e la riqualificazione degli edifici presenti e futuri sarà garantita dai sovvenzionamenti per i giochi del Mediterraneo 2026?

No, assolutamente no. L’isola di San Paolo è solo uno dei siti che stiamo valutando con il Comune, ma è un progetto ancora in fieri. Comunque i finanziamenti di Taranto per ospitare i giochi del Mediterraneo non fanno parte del progetto, piuttosto sarà Richard O’Barry ad intervenire per la costruzione di un ricovero per delfini in difficoltà gemello a quello realizzato a Bali che lo stesso O’ Barry gestisce con la sua fondazione e che vorrebbe aprire qui dopo le escursioni in mare con noi. Un centro unico nel Mediterraneo.

Nei giorni scorsi c’è stata la visita della Veterinaria Agnès Borie, collaboratrice del senatore francese Arnaud Bazin, dunque il golfo di Taranto e i suoi cetacei diventerà un punto di riferimento internazionale?

La dottoressa francese è venuta per conoscere meglio le nostre ricerche, il metodo che stiamo seguendo, i progetti che abbiamo e come li portiamo avanti. L’incontro è stato molto interessante e dimostra che il nostro golfo con i suoi cetacei è già un punto di riferimento internazionale e, realizzando l’Oasi blu e il santuario dei delfini alimenteremo ulteriormente questo interesse.

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Dopo il fermo, Ketos, il centro Euromediterraneo per il mare e i cetacei è stato il primo a riavviare presentazioni letterarie e proiezioni di docufilm. Per lei, cos’è Ketos e “l’Isola da Amare” sarà replicata il prossimo anno?

Ketos, il centro Euromediterraneo, ha aperto le porte del palazzo Amati sull’isola della città vecchia, già da due anni con corsi di formazione e laboratori per lo studio del mare e dei cetacei. Tuttavia dopo il lockdown, col distanziamento necessario, era difficile organizzare eventi col pubblico. Il Comune ci è venuto incontro dandoci la possibilità di usufruire della piazzetta antistante la nostra sede e con alcuni partners, fra cui “Fondazione per il Sud” abbiamo potuto organizzare il cartellone “L’isola d’aMARE”, ogni mercoledì dal 22 Luglio ci sono stati incontri e proiezioni sui temi a noi cari per diffondere la cultura del mare. Molto probabilmente questa esperienza sarà replicata ed approfondita.