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Olga Karlhan, la forza del gesto come Smith e Carlos in Messico
Karlhan Smirnova

Questa volta no, Trifone Gargano non mi trova concorde. Trascinato dal profluvio di commenti e dalla precipitazione per l’appuntamento editoriale con l’Attacco, il professore mio amico ha condannato senza appello il rifiuto della stretta di mano - dopo il saluto da schermidore con l’arma - da parte dell’ucraina Olga Karlhan, nei confronti dell’avversaria russa Anna Smirnova, al termine di uno degli scontri durante i Mondiali di Scherma tenutisi a Milano.

Scherma GarganoScherma GarganoGuarda la gallery

Un gesto che risente della situazione conflittuale tra i due Paesi in guerra e accentuato dalla premeditata platealità - per certi versi anche provocatoria - da parte dell’atleta russa, a conoscenza delle intenzioni già manifestate dalla Karlhan alla FIE di volersi limitare al saluto regolamentare con l’arma (lo stesso rivolto ai giudici di gara) e di evitare la stretta di mano all’avversaria russa, più volte dichiaratasi sostenitrice dell’azione militare del suo Paese, il cui fratello continua ad essere arruolato nelle forze di aggressione dell’Ucraina.

A ben guardare il filmato della gara, è addirittura la stessa Smirnova che non si attiene al regolamento (forse troppo presa dalla pantomima programmata), saltando il formale saluto con l’arma e presentandosi per la stretta di mano volutamente cercata. Il gesto della Karhan è stato più che corretto, intimando all’avversaria di tenersi a distanza e salutandola solamente con l’arma. La sceneggiata, insolita, successiva col blocco delle gare e con la sedia sulla pedana, diventa testimonianza di un caso voluto, per supportare la richiesta di squalifica dell’ucraina: nonostante l’arbitro avesse correttamente congedato - dopo il saluto formale - le atlete. Una squalifica che arriva da parte della FIE, scavalcando le decisioni dell’arbitro, ma che Gargano omette di dire che sarà il giorno dopo ritirata dalla stessa FIE (seguito intervento del CIO), riammettendo Olga Karlhan e la squadra Ucraina ai Mondiali di Scherma e consentendo loro di affrontare le gare successive.

Smirnova sedia pedanaSmirnova sedia pedanaGuarda la gallery

Il problema, a mio parere, sta tutto in quel primo riferimento che lo stesso Trifone Gargano fa all’inizio del suo articolo: “Un tempo le Olimpiadi sancivano la sospensione di ogni conflitto bellico”. Oggi o da tempo, infatti, avviene esattamente il contrario: sono state le Olimpiadi ad essere cancellate durante i conflitti bellici, oppure sono gli atleti a non essere ammessi a causa dei conflitti. E in una tale paradossale situazione si prova a censurare il gesto corretto di un’atleta che rispetta e affronta l’avversaria sulla pedana, ma rifiuta la stretta di mano all’esponente ‘dichiarato’ di un regime aggressore del suo Paese e dei suoi cari?

Smirnova cappello ARSmirnova cappello ARGuarda la gallery

Ricordo perfettamente censure e squalifiche per Tommie Smith e John Carlos che alle Olimpiadi in Messico '68 alzarono il pugno guantato durante l’inno americano, dopo la premiazione. Così come ricordo Cassius Clay - convertitosi col nome di Mohamed Alì - finire in carcere e perdere la corona dei Pesi Massimi, per essersi rifiutato di arruolarsi per la Guerra in Vietnam. Salvo, poi, glorificarli tutti - a bufera passata - e farne degli eroi per le nostre narrazioni. Ecco, per una volta, proviamo a non rendere merito al coraggio e alla coerenza in forma postuma.

Per una volta, proviamo a non essere manzoniani …!!!

kharlan olga ukrainekharlan olga ukraineGuarda la gallery

(gelormini@gmail.com)

P.S.

E meno male che non si voleva scomodare Papa Francesco: due terzi dell’articolo parla solo di lui…

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