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Politecnico di Bari verso un nuovo Rettore: prospettive e auspici
In vista del prossimo avvicendamento alla guida del Politecnico di Bari, con l'elezione del nuovo Rettore, la nota del Prof. Umberto Berardi.

di Umberto Berardi
Nel ringraziare Affaritaliani.it/Puglia, per lo spazio dedicato alle vicende universitarie, vorrei provare ad esprimere qualche auspicio sul futuro del Politecnico di Bari.
Gli anni di "ubriacatura" da PNRR hanno generato vertiginose iniziative e hanno creato sovraccarichi di lavoro per molti amministrativi, ma anche inevitabilmente, per molti docenti che non sempre hanno avuto la stessa disponibilità di tempo per i nostri studenti. Da queste premesse credo sia opportuno condividere alcune considerazioni, sul futuro.

Dal mio punto di vista, credo che nei prossimi anni servirà:
1. rivolgere maggiore attenzione a chi lavora in silenzio, dietro le righe, riconoscendo che il Politecnico è una comunità piccola, in cui tanti membri della comunità non ricevono da tempo un "grazie" per il loro contributo;
2. costruire assieme le direzioni strategiche che l'ateneo intende promuovere, agendo in maniera trasparente ed esplicita, con un maggior numero di occasioni formali e informali di presentazione delle iniziative al personale TAB, agli studenti, ai giovani ricercatori e a ciascun docente (specie a favore di coloro i quali sono meno coinvolti in ruoli di "leadership");
3. rafforzare la collaborazione con gli altri atenei pugliesi, per far sì che l "eccellenza" di alcuni indicatori, spesso utilizzati per valorizzare la nostra università, possa essere integrata in un sistema virtuoso di collaborazioni regionali e sovra-regionali;
4. farci guidare da un profondo senso di responsabilità, ricordando e ricordandoci che l'università è un ente pubblico, finanziato in larga parte dalle tasse di tanti lavoratori, che ci affidano il futuro dei loro figli;

5. ricentrare il Politecnico attorno al benessere degli studenti e ad una loro formazione sempre più arricchita da approcci esperienziali e laboratoriali, avendo altresi’ il coraggio di interrompere quelle proposte e quelle iniziative che si trascinano passivamente o per paura da anni;
6. promuovere diversità e peculiarità, senza pretese di imporre un modello unico, consapevoli che i saperi poli-tecnici, richiedono un nuovo umanesimo tecnologico, alimentato da una tensione culturale che richiede collaborazioni trans-dipartimentali, capaci di superare le paure del "proprio orticello"
7. ridistribuire le possibilità di azione, promuovendo percorsi di crescita diffusa basati su criteri trasparenti di attribuzione di ruoli, ad iniziare dai progetti post-PNRR;
8. ristabilire un obiettivo di crescita orizzontale che dia priorità alla stabilizzazione dei precari e all'attrattività di energie nuove;

9. rafforzare le attività di terza missione e sviluppo del territorio che devono diventare centrali nella valutazione delle pratiche di trasferimento tecnologico, alimentando un processo di università urbana e al servizio (e questo richiederà aprire l'università fino a tarda sera e nel weekend, aumentare le iniziative di disseminazione in fiere di settore e aventi diffusi dove presentare il nostro poli-tecnico)
.. e poi
10. fare in modo che l'Internazionalizzazione diventi la dimensione strategica in ogni azione, perché l’inverno demografico e nuovi equilibri globali, devono essere stimoli per attivare nuove interazioni.