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Puglia punta di diamante per la Cucina Italiana patrimonio UNESCO
La Cucina Italiana è patrimonio immateriale dell’Umanità tutelato dall'UNESCO. La Puglia punta di diamente per il riconoscimento.

La Cucina Italiana è patrimonio culturale immateriale dell’Umanità tutelato dall'UNESCO. La soddisfazione per il riconoscimento è corale, ma è innegabile il ruolo di punta di diamante, ricoperto dalla Puglia, nel percorso che aggiunge un'altrav tessera al mosaico dei siti e patrimoni nazionali.

La cucina e l’arte dell’enogastronomia sono tra gli specchi di una società moderna, anche per il loro valore sociale: non solo ricette, ma storia, tradizioni, memoria e comunità: declinazioni preziose della caleidoscopica ricchezza di tradizioni e di creatività italiana, che l’UNESCO ha voluto riconoscere e proteggere.
“Un'emozione incredibile, una conferma della validità del percorso che portiamo avanti da decenni. La cucina italiana patrimonio UNESCO è un’azione che inizia da oggi a muovere concretamente i primi passi", ha commentato Domenico Pinto, presidente di Tenuta Pinto di Mola di Bari, appresa la notizia appena arrivata da Nuova Delhi, mentre una delegazione aziendale, composta anche all’executive chef Giuseppe Pedone e il responsabile dell’azienda agricola Vito Pinto, erano in viaggio per Roma. Dove, nell’Auditorium del Parco della Musica, è stato progrmmato l’evento istituzionale del Ministero dell’Agricoltura dedicato alla proclamazione della Cucina Italiana patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO.

"La famiglia Pinto - che ha l’onore di essere fra coloro che portano simbolicamente la Puglia a Roma, su invito dei ministri Francesco Lollobrigida e Alessandro Giuli - è già pronta ad agire per continuare ad unire agricoltura e sostenibilità, cucina e salute, accoglienza ed eventi, tradizione e innovazione. Nell’ultima decade di febbraio, in qualità di iscritti a Confindustria, organizzeremo il primo evento pugliese dedicato alla cucina italiana UNESCO, che prosegue il percorso realizzato con UNIBA per la Cucina di Precisione, col CIHEAM di Valenzano per l’orto sperimentale”.









Si ricorda che la Dieta Mediterranea, la transumanza, i muretti a secco in agricoltura, il sistema irriguo tradizionale sono fra le 21 tradizioni iscritte nella lista dei Patrimoni Culturali Immateriali dell'Unesco, nei quali la Puglia e la sua cultura enogastronomica rappresentano uno scrigno dal valore unico.
“La Puglia, che è la regione italiana con la maggiore Superficie Agricola Utilizzabile (SAU) senz’altro si identifica con i valori della cucina italiana patrimonio immateriale UNESCO, non solo per la produzione agroalimentare ma soprattutto per il culto della tradizione da tramandare, che si affianca alla continua innovazione – ha proseguito Domenico Pinto - la nostra azienda, infatti, è diventata impresa benefit e, senz’altro, questo invito da parte del Ministero dell’Agricoltura ci incoraggia a proseguire in questa direzione”.

“Tenuta Pinto ha inserito nel suo menu un piatto dedicato alla Cucina Italiana UNESCO - ha rivelato l’executive chef Giuseppe Pedone, Ambasciatore delle Eccellenze Italiane nel mondo - ho reinterpretato un classico piatto italiano che è la pasta al pomodoro, con una orecchietta condita con varie consistenze di pomodoro, partendo da datterino giallo e rosso e san marzano, il pomodoro piccadilly".

"Abbiamo realizzato una polvere di pomodoro, l’abbiamo ridotta in crema, fatto un velo e quindi un gel, fondendo simbolicamente ingredienti e tecniche di cottura sia pugliesi che italiane, che raccontino in modo chiaro la storia che ci contraddistingue. Come primo passo condivideremo questo piatto attraverso i nostri social con gli hashtag #masafsocial #UNESCO #WeAreInPuglia. Mi auguro che altri fra i talentuosi chef pugliesi prosegua in questa direzione”.

Non può esserci Cucina Italiana UNESCO senza l’agricoltura italiana. Per questo Vito Pinto, che sta portando avanti la tradizione agricola e di innovazione della famiglia, dopo aver partecipato alla cerimonia dell’Unesco a Roma ha concluso dicendo che “mi auguro che altri giovani imprenditori investano in agriecologia in Puglia”.











Con loro, tutta la corte celeste dei piatti tipici di Puglia: dalle tradizionali Orecchiette alle Cime di Rape agli Spaghetti all'Assassina; dal Riso, Papate e Cozze barese, ai Ciceri e Tria salentini; dalle Bombette e il Capocollo di Martina Franca, ai torcinelli e al Prosciutto di Faeto - Monti Dauni; dall'anguilla del Lago di Lesina al crudo dell'intera costa pugliese; dalla Passionata di Troia (Fg) al Pasticciotto leccese; fino al Moscato di Trani, al d'Araprì di San Severo e alla costellazione di vitigni autoctoni pugliesi, che per lungo tempo hanno nobilitato blasoni altrui. Solo per citare la punta di un iceberg che come le Isole Tremiti rende inimitabile e ricco di emozioni quel patrimonio quotidiano di genuinità, sapori mediterranei e benessere diffuso.

Anche i cuochi contadini, insieme agli agricoltori di tutta Italia, festeggiano l’iscrizione della cucina italiana tra i patrimoni immateriali dell’Unesco, un riconoscimento che affonda le sue radici nella tradizione culinaria delle campagne e nella ricchezza dei mille piatti regionali. Lo annunciano Coldiretti e Campagna Amica in occasione del via libera del Comitato riunito a Nuova Delhi.
Un risultato importante anche dal punto di vista della crescita del Paese. Secondo un’indagine Coldiretti/Censis il 94% degli italiani ritiene che il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio dell’Unesco sia un’opportunità di sviluppo per l’economia italiana e per l’Italia in generale. L’iscrizione Unesco dà alla nostra cucina quel che si è conquistata sul campo da tempo, con una sorta di certificazione di alto profilo di cui non potranno che beneficiare filiera e territori coinvolti.
La cucina italiana vale oggi nel mondo ben 251 miliardi di euro, con una crescita del +5% rispetto all’anno precedente, secondo l’analisi Coldiretti su dati Deloitte Foodservice Market Monitor 2025. I soli Stati Uniti e Cina rappresentano insieme oltre il 65% dei consumi globali per la cucina italiana.
Ma il riconoscimento è importante anche per fare chiarezza rispetto alla proliferazione dell’italian sounding, con oltre un italiano su due (53%) che all’estero si ritrova abitualmente a tavola pietanze e prodotti tricolori “taroccati”, fatti con ingredienti o procedure che non hanno nulla a che fare con la vera tradizione culinaria nazionale, secondo Ixe’.

Per sostenere la candidatura e valorizzarne il risultato Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica, assieme al Ministero italiano degli esteri e della cooperazione internazionale, hanno promosso la creazione dell’Accademia della cultura enogastronomica italiana. Un’Accademia nata per favorire la formazione dei giovani aspiranti professionisti del settore: dalle scuole di cucina e alberghiere alle facoltà e dipartimenti universitari dedicati alle scienze gastronomiche, dell’alimentazione e agroalimentari, fino al mondo esteso dei professionisti che già operano sul cibo e nei servizi correlati (acquirenti, ristoratori, distributori, cuochi e pizzaioli, giornalisti ed influencer del cibo).

Ma tra i destinatari ci sono anche le reti estere di rappresentanza e di promozione del settore agroalimentare nel mondo, con il supporto attivo delle Ambasciate. Partner del progetto sono anche la World Farmers Markets Coalition e la Fondazione Evoschool (Fondazione, promossa da Coldiretti e dal Consiglio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici Laureati e supportata da Unaprol - Consorzio Olivicolo Italiano), oltre alla piattaforma «I love Italian food», un’Associazione no profit che si compone attualmente di circa 25.000 contatti tra buyer, chef e pizzaioli, ristoratori, distributori, giornalisti e influencer.
(gelormini@gmail.com)

