Riccardo Sarfatti, 10anni senza la leggerezza incisiva dell’analisi - Affaritaliani.it

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Riccardo Sarfatti, 10anni senza la leggerezza incisiva dell’analisi

di Antonio V. Gelormini

Dieci anni che Riccardo Sarfatti, fondatore della 'Luceplan' e del Partito Democratico, vive nei ricordi e nella nostalgia di quanti lo amavano e lo stimavano.

Sono dieci anni che Riccardo Sarfatti vive nei nostri ricordi e nella nostra nostalgia. Ci mancano tremendamente il suo sorriso timido, l’eleganza dei suoi sentimenti, la leggerezza incisiva della sua filosofia di vita e la determinazione precisa delle sue ambizioni.

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Ci manca la sua “luce”, nella pluralità dei suoi riflessi e nel taglio caleidoscopico dei suoi riverberi. Ci manca la sua analisi ragionata: nella politica, così come nella quotidianità degli eventi o nelle dinamiche evolutive della sua impresa. Ci mancano i bagliori di un pensiero illuminante e gli stimoli di una visione lunga, capace di abbracciare l’angolo largo di orizzonti senza tempo e senza confini.

Il sorriso timidamente e velatamente malinconico, rassicurante e marcatamente soddisfatto, di Riccardo continua a fare da sfondo allo sguardo dolce e alla tonalità vocale di un pensiero ancora vivo nel dibattito politico - non solo lombardo o milanese - teso al perseguimento caparbio del “Rinnovamento della politica”.

La ricerca costante di un riscatto del centrosinistra, che Riccardo perseguiva con tenacia e che lo portò a individuare in Stefano Boeri: il protagonista a cui affidare il testimone, non immaginando la drammatica fatalità del destino.

Un paziente lavoro di tessitura, per ricomporre una trama sensibile alle problematiche quotidiane di ciascuno e attenta alle istanze di partecipazione di ognuno. Con particolare attenzione alle fasce più trascurate e snobbate della società, nel dilagare arrogante e autoritario di un relativismo sovranista diffuso, le cui radici affondano nelle sabbie della barbaria culturale.

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“Vorrei che fosse di tutti - sosteneva Riccardo Sarfatti - la convinzione che da troppo tempo si è persa la capacità di connettere in un progetto di ampio respiro, capace di volare alto e di saper proporre “futuro”, le due caratteristiche strutturali che definiscono oggi la società: una forte carica di modernità, effettivamente connessa con l’Europa e con il Mondo, e una altrettanto diffusa presenza di disagio sociale, di povertà e di precarietà crescente”.

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Il sogno di Riccardo, per cui toccherà “svegliarci” per realizzarlo, resta: “Un progetto capace di proporre un nuovo sviluppo, in armonia con le esigenze di qualità (non di tutti) del produrre, ma che trovi negli strumenti e nei modi del superamento del disagio sociale, ulteriore e decisivo impulso. Sia per la realizzazione effettiva di sviluppo, sia per rispondere al principio ineliminabile della universalità dei diritti. Perché una cosa è certa, non può esservi miglioramento complessivo della qualità della vita, se esso non tocca tendenzialmente tutti ed ognuno”.

L’entusiasmo e la freschezza di Riccardo, pilastri condivisi col processo di ogni nuovo stato nascente, siano il vento per scompigliare la deriva mediocre di un’Italia rassegnata. La forza mite di quel sorriso, sia il vessillo orgoglioso di un nuovo inizio e di nuova luce.

(gelormini@gmail.com)