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S’insedia l’Arcivescovo Giuseppe Satriano, ‘La continuità nella discontinuità’

Inizia un nuovo episcopato per la Diocesi di Bari-Bitonto, con l’insediamento dell’Acivescovo Giuseppe Satriano, all’insegna di quello che è diventato un adagio col quale da tempo stiamo imparando a familiarizzare: ‘Il futuro è nelle radici’.

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Lo testimonia in maniera suggestiva lo stemma che - dalla Diocesi calabra di Rossano-Caiati - da oggi campeggerà sulla facciata delle Cattedrali di Bari e Bitonto e sul frontespizio dell’Episcopio del capoluogo pugliese. Le radici nell’antica città natale di Brindisi, che con Bari condivide lo stesso mare: dove avanza la Chiesa, navicella guidata da Pietro e sospinta dallo Spirito di Dio.

Di fronte al comune orizzonte, segnato dal medesimo azzurro del cielo, sul quale si staglia la Stella mariana a otto punte, invocata dal popolo cristiano come Stella matutina e Stella maris. Perché è a Maria che si guarda, per imparare a cantare l’infinita misericordia di Dio, come Lei stessa ripete nel Magnificat.

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Al centro, la croce gemmata bizantineggiante rappresenta il mistero pasquale, ricorda la missione pastorale di rappresentante degli Apostoli, indica i dodici punti di consacrazione d’ogni tempio e invita alla contemplazione del Crocifisso-Risorto, origine e compimento della fede.

E infine il motto: “Misericordias Domini Cantabo”, tratto dal Salmo 89 (88): canterò le misericordie del Signore, per comunicare gioia e letizia nell’approccio in amicizia e ascolto verso ogni fratello e ogni sorella in comunione con Dio.

La cerimonia di insediamento, causa cautele e restrizioni pandemiche, non ha potuto contare sull’abituale travolgente ‘presenza’ e abbraccio dei fedeli, ma su un ristretto numero di partecipanti e sulla concelebrazione eucaristica della Comunità ecclesiale pugliese, compreso l’Arcivescovo uscente Mons. Francesco Cacucci.

La missione ricevuta da Papa Francesco: “Accompagnare e custodire la nostra Chiesa di Bari”. Un impegno colto in una data simbolica a chiusura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Nella scia degli illustri predecessori: Mimmi, Nicodemo e Ballestrero all’insegna della corresponsabilità; di Mariano Magrassi “cultore di spiritualità e liturgia” e poi di Francesco Cacucci “sapiente tessitore del dialogo ecumenico”, in particolare negli appuntamenti baresi “Nel tempo profumato di un futuro di luce”.

Con umiltà, Mons. Satriano si è definito “L’inedito di Dio” e ha delineato il suo programma episcopale nel sogno di Chiesa in tre rotte: 1- L’incontro col Cristo, 2 - L’incitamento alla conversione, 3 – Il divenire artigiani di comunione e costruttori di unità. In sintesi: “Andare - Proclamare - Battezzare”.

“Non sarò un vescovo social - ha sottolineato Mons. Satriano durante la conferenza stampa mattutina - i social sono una realtà per cui bisogna prepararsi o si rischia di fare grossi errori. Strada facendo proveremo a capire come funzionano, e ad inserirci in questa realtà per me bella, ma inesplorata”.

Satriano Francesco

Ma le sue parole dolci bucano già il video, soprattutto quando annuncia che la sua azione sarà segnata “Dalla continuità nella discontinuità“. Aggiungendo che: “Elemento fondamentale della nostra società sono i giovani” e che “La relazione familiare può essere interpretata da varie realtà, e vari nuclei. Come realtà ecclesiale dobbiamo imparare a parlare con i giovani e non dei giovani. Inoltre, dobbiamo ricordarci che per conoscere bisogna capire, ma per capire bisogna ascoltare. I giovani sono un potenziale esplosivo e rivoluzionario, ma è necessario dare loro l'opportunità di mettersi in gioco, e ricordarci che il ruolo dell'adulto è quello di accompagnare”.

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A proposito delle traversie del Coronavirus Mons. Satriano ha spiegato: “In questo periodo storico molto difficile, caratterizzato dalla pandemia, c'è un desiderio da parte dei parroci di cercare di essere vicini alle persone, a tutto campo. Si è messa in moto la carità e la vicinanza pastorale. Oggi più che mai è importante un atteggiamento meno enfatico, e soprattutto più reale nel cammino di fede. Un cammino che va vissuto in semplicità, ma non in modo semplicistico”.

Satriano

Infine, ricordando l’incontro con Papa Francesco ha concluso: “E’ stato illuminante. Il Santo Padre non mi ha dato un'agenda, ma mi ha detto di essere me stesso. Sono uscito da quell'incontro con le ali ai piedi”.

Il sigillo alla sua prima omelia in Cattedrale a Bari è stato altrettanto programmatico, Mons. Giuseppe Satriano ha voluto evocare, infatti, l’immagine del melograno per ribadire che “La ricchezza è nella diversità”. E nel messaggio finale un altro importante segnale verso il dialogo interreligioso con un gesto di forte tradizione ortodossa: la donazione a tutti i partecipanti di un semplice pezzo di pane. In pratica, l'invito a coltivare l'essenziale!

(gelormini@gmail.com)

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Pubblicato in precedenza: S.E. Mons. Giuseppe Satriano, brindisino, è il neo Arcivescovo di Bari-Bitonto

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