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Sale numero indagati, ma sono 'atti dovuti'. Rubini: 'Il Sud con la tradotta'

Dopo i capistazione di Andria e di Corato, ora tocca al macchinista sopravvissuto e ai vertici della Ferrotramviaria a finire nel registro degli indagati, per la tragedia dei treni scontratisi sul binario unico tra Andria e Corato, che ha causato 23 vittime e oltre 50 feriti. Ma si tratta di "atti dovuti", confermano i magistrati.

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Nel frattempo rimbalza attraverso i social, con un timbro sempre più insistente, la voce e il monito dell'attore e regista Sergio Rubini, figlio di un capostazione di Grumo Appula, "molto toccato" dalla tragedia accaduta a pochi chilometri dalla sua città natia, e regista de "La stazione", un lavoro prima teatrale e poi portato al cinema anche protagonista, in cui era il capostazione di una minuscola stazioncina pugliese.

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"Non parlo da attore, parlo da meridionale che vive nella sua terra e figlio di un capostazione", esordisce amareggiato Rubini, "Penso di poter avere un punto di vista più calzante di altri. Il giorno precedente il disastro con un giovane amico giovane pugliese in Molise, che è abbastanza irraggiungibile quanto lo sono la Puglia, la Basilicata e la Calabria, abbiamo fatto un gioco con chi ci telefonava: dicevamo Siamo stati in Molise, ci vuole tempo. È facile andare a Milano in due ore, sono buoni tutti con 33 treni al giorno e l’Alta velocità, ci vuole invece talento per raggiungere la Puglia o Battipaglia. Servono 15 ore per andare a Reggio Calabria. Il gioco riflette la realtà che noi meridionali conosciamo molto bene e questa tragedia si inquadra in una realtà che chi vive al sud e non ci va solo in vacanza sa. Oltre tutto questa tragedia non è avvenuta in una regione depressa".

E quindi sottolinea: "Non ci sono più treni notturni per la Puglia e non esiste l’alta velocità. Due anni fa ci fu una frana in Irpinia. Per andare in treno da Roma a Bari bisognava scendere a una stazione irpina, prendere un autobus, e dopo cento chilometri riprendere un altro treno. Per 500 chilometri servivano 7-8 ore. Durò molti mesi".

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Poi, a proposito dei trascorsi cosiddetti "ferroviari", Sergio Rubini ricorda: "Mio padre ha lavorato in una ferrovia privata simile a quella dell’incidente, si chiamava Ferrovie calabro-lucane, oggi è la Fal, Ferrovie appulo-lucane. Ha stazioni adiacenti e per un tratto i treni marciano parallelamente alla linea coinvolta. Ricordo nitidamente la preoccupazione di mio papà: aveva un manovale, che era anche una persona ignorante, e doveva gestire un binario unico con treni sovraccarichi di pendolari. Tornava a cassa angosciato e terrorizzato dall’idea che un giorno potesse sfuggirgli qualcosa, sentiva tutto il peso sulle sue spalle. Doveva governare la biglietteria, i viaggiatori, il personale viaggiante, la telefonata sul treno in partenza. Non si può attribuire tutto l’episodio all’errore umano. Mi ha fatto impressione che il premier Renzi e il presidente della Repubblica dicano come dei poliziotti che 'Chi sbaglia paga'. Hanno sbagliato le istituzioni!".

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"Io stesso - ricorda ancora Sergio Rubini - tre-quattro anni fa feci da testimonial per una campagna promozionale per avere l’alta velocità anche in Puglia. La richiesta, però, è morta lì. Per tutti noi che paghiamo le tasse, ci battiamo per paese migliore, che ci sforziamo per le cose che non vanno, la risposta non è 'Ha sbagliato quel capostazione perché doveva fare una telefonata'. Prendersela con il capostazione per me è come prendersela con mio padre, non lo si può linciare".

Per cui, conclude: "Quanto facciamo, o non facciamo, per la modernizzazione non può pesare su un uomo, ci sono sistemi di sicurezza che vanno oltre gli uomini. Un aereo ha il secondo pilota, ha i computer, perché mai una linea ferroviaria con migliaia di persone al giorno no? Se il capostazione sbaglia non c’è un sistema che ci garantisce dall’errore umano. Allora ha sbagliato chi ha lasciato andare la situazione: in Puglia e Basilicata non ci sono treni, quelli dei pendolari sono stracarichi e la domenica non circolano perché avrebbero venti passeggeri. Ma allora non sono un servizio ai cittadini. E i nostri politici avrebbero dovuto passare invece di evitare magicamente la Puglia e le proteste. Magari un ferroviere gli diceva che lì qualcosa di terribile poteva accadere".

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Al momento gli indagati per il tragico incidente ferroviario sono il direttore generale di Ferrotramviaria, Massimo Nitti, il direttore di esercizio delle Ferrovie del Nord Barese ( Ferrotramviaria), Michele Ronchi, e la presidente e legale responsabile di Ferrotramviaria Gloria Pasquini. I reati ipotizzati sono: disastro ferroviario colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose plurime. Anche ai sensi della legge sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

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In precedenza l'informazione di garanzia della Procura di Trani era stata trasmessa ai due capistazione di Andria e Corato, Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, già sottoposti ad accertamenti dovuti, e a Nicola Lorizzo, il capotreno sopravvissuto allo scontro tra convogli in Puglia. Lorizzo, attualmente ricoverato all'ospedale di Bari, era il capotreno del regionale 1021, quello partito dalla stazione di Andria.

Il pm Michele Ruggiero - titolare dell'indagine - dalla procura di Trani ha avviato accertamenti sui finanziamenti pubblici gestiti dalla società ferroviaria e sul contratto di gestione tra Regione Puglia e Ferrotramviaria. Inoltre, ha delegato la Guardia di Finanza di Bari ad acquisire atti presso le stesse Ferrotramviaria, Regione Puglia e "ovunque essi si trovino", sull'erogazione e la gestione dei finanziamenti europei e regionali relativi anche al mancato raddoppio della tratta Corato-Andria, sui cui è avvenuto il disastro ferroviario.

(gelormini@affaritaliani.it)

 

 

 

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