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Salento, il giglio del Segretario

Nel corso dei miei quindici e più lustri d’età, sin dalle prime percezioni di forme, colori e odori, in seno al perenne e spontaneo moto di osservazione di persone, volti, oggetti e, soprattutto, di elementi naturali, ho sempre avuto un occhio d’ammirazione, stupore e, diciamo così, anche di predilezione, per una pianta e/o un fiore, il giglio.

Bocca gigli
 

All’origine di siffatto legame ideale, il suo lungo stelo diritto, con, all’apice, il grande calice campanulato di foglie moderatamente carnose, tanto armoniche e composte da sembrare intrise di vita in evoluzione, quel pistillo dai microscopici granelli gialleggianti, la profumatissima fragranza schietta ma non invadente.

Che bello, quale piacere, ogni volta, imbattersi in esemplari di detta creatura vegetale, con la medesima estemporaneità, vuoi sfiorando aiole o vasi di terracotta nel giardino di casa, vuoi muovendosi fra i terrazzamenti della marina, habitat pure esso diffusamente allietato da presenze della specie in discorso, ivi in forma e in istato maggiormente puro e genuino, selvatico, e, però, egualmente idonee a suscitare sguardi intensi e ammirazione.

Ancora, il piacere e la gioia di osservare il giglio inserito, parte integrante, in seno alle immagini, alle raffigurazioni e ai simulacri di un santo, famoso e venerato in tutto il mondo, specialmente, quale modello ed esempio di semplicità, Antonio da Padova.

Bocca MATTEO
 

L’eccezionale, anzi unica, “relazione” fra me e il giglio è durata sino a pochi anni fa, quando, a mio avviso malauguratamente, un uragano, un maremoto, una terribile calamità, si sono scatenati tutti insieme, strappando al fiore, alla pianta, il suo pregio originario, in altri termini snaturandoli, imbastardendoli.

Il riferimento, è ovvio, se ne rendono conto anche le pietre, va all’avvento di un personaggio, di ceppo toscano, che, sempre a parer mio, è tutto l’opposto di semplicità, naturalezza, generosità, essenza gradevole.

Bocca giglio[1]
 

Un personaggio, per giunta ma non a caso, contornato da numerosissimi gruppi di soggetti a lui legati e sottoposti, messi qua e là nelle posizioni sociali e ufficiali di rilievo, v’è da presumere, più che altro a vantaggio dei diretti interessi del capo.

Per un ulteriore di più, dissacrando all’inverosimile l’immagine e il significato del prezioso e amato fiore, a tale insieme di primi della classe sulla carta, atteso che le loro effettive capacità professionali e valoriali sono tutte da vedere, si è finanche osato attribuire la denominazione di “giglio magico”.

Illustre, segretario (o ”risegretario”), mi hai privato, senza averne alcun titolo, e la stessa azione hai compiuto nei confronti della maggior parte degli italiani, del mio giglio.

Rendimelo, o meglio restituiscicelo, e lascia la sua bellezza al godimento di che ama apprezzarla, schiettamente e senza fini reconditi.

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