PugliaItalia
Si al modello Borgo Egnazia
No alla prospettiva Briatore
Il futuro di Otranto e del turismo pugliese tra modelli, tentazioni e abbagli di stagione.
Quantità e qualità sono due elementi che per trovare le condizioni adeguate di un possibile amalgama, non possono certamente tenere il ritmo "insofferente" del target caro e così ben conosciuto da oracoli del jet-set come Flavio Briatore: "Il ricco vuole tutto e subito. Io so bene come ragiona chi ha molti soldi: non vuole prati né musei, ma lusso, servizi impeccabili e tanta movida".

Eh, certo, Briatore è uno che con la velocità da sempre è andato a braccetto. Talvolta si è anche schiantato, ma quasi sempre ne è venuto fuori più battagliero e combattivo di prima. La velocità lo emoziona, lo eccita e spesso lo inebria.
La Puglia, invece, da tempo convive col ritmo lento dei cammini - delle transumanze podoliche o dei pellegrini sulle tracce di antiche vie consolari - con quello maestoso e silenzioso della crescita degli ulivi, con quello posato e denso dell'invecchiamento dei suoi vini.

Ma anche con quello cadenzato - dal frinire dei grilli e delle cicale - della maturazione dei suoi frutti di bella stagione, dello stillicidio secolare di sedimentazioni della pietra, e ancora della concentrazione delle acque madri e della "generazione" del sale, lo stesso che segna la paziente maestria che sbroglia le reti dei suoi pescatori, mentre tempra coi riflessi del sole i solchi eloquenti delle loro rughe profonde.

L'adagio turbolento di Flavio Briatore è quello ammaliante e tentatore di Lucignolo, che invita al coraggio dell'evasione verso l'allucinante e luminescente Paese dei Balocchi. Il frutto di un'illusione, che come tutte le magie ha bisogno della velocità di esecuzione, per celare il trucco e creare l'effetto stupore. Accendendo, al contempo, il desiderio dell'emulazione e la voglia di ripetere l'esperienza sorprendente.
Questa terra da sempre, però, è votata alle contaminazioni, alla pluralità più che all'esclusività, all'inclusione e all'accoglienza più che all'isolamento. Al contrario dei ricchi, che Briatore conosce e frequenta, ai pugliesi - come ad altri - piace vivere all'aperto, ritrovarsi nelle "agorà" di paese, nelle "socie" o tutt'al più nei circoli, avendo cura cura di coltivare confronto e dialogo con tutti. Consapevoli che la vera risorsa inespressa del nostro patrimonio restano “le persone”.

Il nostro valore aggiunto, infatti, non risiede solo nelle pietre dei monumenti, nei tesori dei musei o nei colori del nostro paesaggio, ma esso è intimamente conservato nelle persone che lo abitano, ne custodiscono i tesori e ne valorizzano la storia. E’ il concerto dei suoni diffusi dai tanti campanili. E’ la fantasmagorica varietà dei mille dialetti.
Fondare l’azione turistica su questa risorsa straordinaria, puntare sulla relazione, sullo scambio interpersonale, significa creare le premesse per riuscire a trattenere quella domanda, che fino ad oggi, quando ci siamo riusciti, abbiamo solo attratto e che non vogliamo che nessuno venga a succhiarla, per scappare verso altri lidi ancora vergini.

Significa, in definitiva, fare in modo che il turista non passi per la sola visita/fotografia, evento o scalo di diversa natura, ma trovi motivo ed emozione per decidere di fermarsi. Poco o tanto che sia, sarà importante che decida di spendere un po’ più del suo tempo con noi e da noi. E non malgrado noi!
Il mordi e fuggi proposto da Briatore sa tanto di riproposizione dell'atavica e accidiosa maledizione, che a lungo ha portato uomini e donne del Sud a perdersi nella fretta accecante del "poco, maledetto e subito". A dimenticare e a perdere dimestichezza col sapiente e lungimirante esercizio della "cura della gallina", per accontentarsi della pragmatica quotidianità dell'uovo.
No, grazie! Alla prospettiva Briatore preferiamo il modello Borgo Egnazia, che il distretto del lusso lo ha creato senza rinunciare a "cascine, masserie, prati e scogliere", anzi facendo della tipicità locale elemento "raffinato" di amor loci. Proprio il contrario di quanto predica il novello pifferaio approdato sulle coste salentine, tanto da posizionarsi a distanza dal mare - senza perderlo d'occhio - e rinunciare ai pilastri del Billionaire Lifestyle: notti folli e champagne a fiumi.
Non credo che sostituire il Twiga all'Albero della Vita del monaco Pantaleone costiituisca per Otranto un orizzonte presago di buoni auspici. Temo, piuttosto, che per Otranto aver perso il Club Mèditarranèe, per ritrovare Flavio Briatore, possa non rivelarsi una prospettiva del tutto vincente!
(gelormini@affaritaliani.it)
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