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Taranto, il 'MarTa': la forza del passato e lo sguardo sul futuro
Il MarTa di Taranto sarà un museo diffuso
di Vito Piepoli
Era balzato alle cronache internazionali il museo MarTA di Taranto, ad aprile scorso per un viaggio intercontinentale della Metopa del Naiskos. Questa, con scena di battaglia, fine III-metà II secolo a.C., rinvenuta in Via Umbria a Taranto nel 1959 è stata esposta al Metropolitan Museum of Art di New York per la mostra “Pergamon and the Hellenistic Kingdoms of the Ancient World”.

Non è la prima volta che i reperti magnogreci di Taranto vanno in trasferta. Nei mesi scorsi alcuni Ori di Taranto, celebri creazioni artistiche, sono stati per alcuni giorni in vetrina, nel padiglione Puglia, all’Expo di Milano. Gli stessi Ori di Taranto in anni precedenti sono stati portati in mostra a Parigi, Amburgo, Tokyo e Shangai.
In questi giorni, il museo di Taranto è tornato nuovamente alle cronache internazionali, per l’inaugurazione della nuova ala al secondo piano, effettuata alla presenza del presidente del Consiglio, Matteo Renzi e del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini.
Per i visitatori il secondo piano si preannuncia ricco di ulteriore fascino. L'offerta del museo archeologico di Taranto si è così arricchita di nuovi tesori aperti al pubblico in occasione dell’inaugurazione del nuovo allestimento.
Si va dalla preistoria all’età ellenistica, nelle oltre cento vetrine del secondo piano, il MarTA ad oggi vanta decine di migliaia di reperti fruibili dai visitatori inclusi quegli “Ori”che lo hanno reso celebre in tutto il mondo.
Ricordiamo che i gioielli, custoditi nella sezione dedicata all'arte orafa in età ellenestica costituiscono la più importante testimonianza di come la lavorazione dei metalli preziosi, e in particolare dell’oro, fosse una delle attività più sviluppate nella famosa città della Magna Grecia. Il lusso che gli ori rappresentano è spesso portato a modello di esclusività come un vero e proprio “brand Italia”.Le principali tecniche di lavorazione erano quelle di martellatura, cesellatura, filigrana e granulazione.

Con l'inaugurazione viene restituito al pubblico tutto il percorso espositivo del secondo piano, che parte dal popolamento del territorio tarantino nel Neolitico, ripercorrendo la storia della città fino alla fine del IV secolo a.C. ricollegandosi all’esposizione del primo piano, in un excursus cronologico di oltre 8000 anni.
Il primo piano ricordiamo che ospita la sezione greco-romana inerente alla società tarantina. Il secondo piano, inaugurato lo scorso 29 luglio, ospita la sezione preistorica del Paleolitico e dell’età del Bronzo inerente all'intero territorio pugliese.
Sito in Corso Umberto al civico 42, il museo fu fondato nel 1887 ed occupa la sede dell’ex Convento di San Pasquale di Baylon, edificato nel XVIII secolo. L’archeologo Luigi Viola voleva farne un Museo della Magna Grecia, ma esso è sempre stato dedicato, principalmente, alla documentazione archeologica di Taranto e del resto della Puglia.

Il percorso espositivo si sviluppa dal secondo piano, dove nella prima sala sono stati collocati alcuni reperti “simbolo” delle collezioni, come la giara micenea da Scoglio del Tonno, la "Kore" del 500 a.C. in marmo di Montegranaro, lo "Zeus" stilita da Ugento (LE) in bronzo, e la "Tomba dell'Atleta", attribuita ad un uomo vissuto a Taranto presumibilmente nel V secolo a.C. Nell'agosto 2008, l'Atleta di Taranto è stato esposto a Pechino durante le Olimpiadi (foto).

Da non dimenticare, inoltre, la Dea in trono conservata all’Altes Museum di Berlino. Di certo, non si tratta della scultura originale, conservata a Berlino, ma di una copia in 3D realizzata in un laboratorio di Marina di Pietrasanta. “Non si tratta di un falso storico, lo si intuisce che non è quella autentica”, ci ha tenuto a dire la direttrice del MarTA, Eva Degl’Innocenti.
Dalla Persefone e dalla sua nuova vita in 3D passa in un certo senso il progetto di digitalizzazione del museo, il “Marta 3.0”.
Quindi non si tratta solo più di un contenitore culturale e della memoria, ma è presente uno sguardo al futuro, complice il progetto della direttrice Eva Degl’Innocenti pronta a trasformare l’identità di Taranto “da città problema a città delle opportunità, con un museo aperto alle nuove tecnologie, che ha al suo interno una Fab Lab e in rete con altri musei, facendo del MarTA, un museo diffuso, fruibile da tutti.