Taranto, se il welfare
diventa un lusso

Sono francamente sconcertato dall'apprendere che in questa città sia in discussione la possibilità di continuare il servizio di assistenza domiciliare integrata. Se ciò avvenisse sarebbe una grave sconfitta per la politica sociale della città ed un ritorno indietro culturale di non poco conto. Mi spiace dover affrontare questo tema, essendo stato per 5 anni assessore alle politiche sociali di Taranto, avevo deciso di non intervenire su tali problemi, ma questo mi pare proprio troppo.
Cosa sono i servizi sociali, solo la distribuzione di contributi ai bisognosi – o una politica di programmazione dell'intervento del pubblico per garantire diritti e servizi alle fasce più deboli? Intendiamoci ove occorra e sia fatto con criteri di equità anche il sostegno al reddito delle famiglie più in difficoltà ha un senso – e non si può sopprimere – anzi devo dire che esse dovrebbero essere svincolate dalla discrezionalità di un operatore sociale o peggio dalla volontà della politica, tolta dalla mani dei comuni ed assegnata allo stato, in quanto tale; la proposta di un reddito di cittadinanza non è in fatti una sciocchezza , né un obiettivo impossibile se ad esso la politica dà la giusta priorità. Per il resto occorre garantire alle persone fragili la dignitosa certezza dei diritti, di cura e di assistenza, sociale spirituale e materiale.
L'assistenza domiciliare integrata è uno degli strumenti i perchè questo avvenga. E deve avere quegli elementi di continuità e di qualità che servano a garantire ai cittadini utenti di avere tranquillità e garanzie di affidabilità. Le proroghe o gli incarichi di un mese destabilizzano, Altrimenti si deve tornare alla ospedalizzazione dei pazienti, una terza via non esiste, se come tutti affermano il malato deve essere curato in casa, perché fa parte della cura non sradicarlo dai suoi luoghi e dai suoi affetti , non si può pensare di abbandonare al proprio destino le famiglie che non hanno né gli strumenti culturali (specialistici) né le risorse materiali per affrontare casi di malattie cronicamente gravi.

E purtroppo tali patologie sono in crescita, non solo la SLA, ma quanti sono i malati delle tante demenze senili, i malati cronici etc. Non mi si parli di costi, l'ospedale costa di più, ed inoltre garantire servizi produce occupazione e quindi reddito, i soldi spesi per affrontare questi problemi sono un contributo anche ad affrontare la crisi del paese.
Ma c'è chi questo non vuole capirlo, leggo nell'intervista rilasciata dal sindaco alla Gazzetta del Mezzogiorno che una parte della maggioranza ritiene eccessive le spese per il welfare, chi lo afferma, lo dico senza remore, non ha capito nulla. I soldi sono troppi se distribuiti in contributi inutilmente a pioggia, sono santi se servono ad attivare servizi e a dare diritti ai cittadini.
In 5 anni abbiamo avviato questa impostazione ottenendo primi importanti risultati, attivando finanziamenti, cospicui e devo dire anche che vi era un riconoscimento in tutti gli ambienti in cui si opera in questo settore della bontà del progetto e delle sue possibilità. Questo con un contributo significativo degli operatori del servizio sociale, assistenti sociali, psicologi, capi servizio, in stretta cooperazione con il distretto della ASL e con il contributo delle forze sociali e dell'associazionismo che hanno partecipato alle concertazioni nelle quali si era stabilito il programma triennale.
L'assistenza domiciliare secondo il piano sociale di zona doveva raddoppiare, invece in questo ultimo anno non solo si è fermata ma oggi rischia di essere cancellata. Mi stupisce che tale disattenzione avvenga ad opera di un assessore del SEL, del partito del Presidente Vendola che del Welfare regionale ha fatto la bandiera della propria amministrazione ed il centro del programma di lotta e speranza per i cittadini pugliesi.
Mi auguro che si apra un franco chiarimento e si esprima la volontà di correggere questa situazione , non solo da parte della CGIL , che lo ha già fatto ma da parte di tutte le forze sociali, e da parte dei cittadini che si vedono privati non solo di un servizio indispensabile, ma soprattutto della speranza di avere delle istituzioni che si curano di loro sempre. La sfiducia dei cittadini nelle istituzioni, cresciuta in questi anni, nasce proprio da qui.