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ZES, De Rinaldis Saponaro (PRI) scrive al ministro Fitto
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Lettera aperta al Ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il PianoNazionale di Ripresa e Resilienza Raffaele Fitto.

di Corrado DE RINALDIS SAPONARO*

Gentile Ministro, caro Raffaele,

la ZES, attivando investimenti dall’estero e dalle imprese nazionali e locali attraverso la nascita di nuove attività economiche o l’ampliamento delle esistenti nel Mezzogiorno d’Italia, rappresenta una importante opportunità per il Mezzogiorno, sia per lo sviluppo di nuove unità produttive a tecnologia avanzata sia per l’ampliamento di unità produttive che hanno necessità di evolvere le proprie produzioni.

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Molti, come me, leggono questa opportunità come irripetibile per il Mezzogiorno e come necessaria a rimettere in moto lo sviluppo del Sud, per dare risposte alle aspettative dei giovani e garantire il miglioramento della capacità produttiva dell’intero Paese, che, senza un Mezzogiorno produttivo a livello europeo, avrà nel futuro sempre più difficoltà.

È inutile ricordare i flussi migratori che il Sud ha vissuto dalla fine dell’Ottocento verso l’America del Nord, del Sud e verso l’Australia; negli anni Cinquanta verso la Svizzera, Inghilterra, la Germania e il Nord d’Italia. Fu proprio negli anni Cinquanta che le forze politiche di governo e di opposizione si posero in termini impegnativi come priorità da perseguire le opportunità della crescita del Mezzogiorno sul piano culturale, sociale e produttiva, realizzando insieme leggi importanti come la Riforma Agraria e istituendo la Cassa per il Mezzogiorno, che permise gli interventi infrastrutturali necessari a un Paese moderno e fu di supporto alla nascita di imprese grandi, medie e piccole, che hanno consentito lo sviluppo del Sud negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso.

Fu principalmente grazie a scelte come queste che si riuscì a creare le condizioni per diminuire il divario fra Sud e Nord. Questa crescita economica del meridione si è interrotta bruscamente all’indomani della grave crisi internazionale iniziata nel 2008 e da allora almeno 420.000 giovani sono stati costretti a lasciare le regioni del Sud, giovani in possesso di un grado di istruzione superiore, come laurea o diploma tecnico, per cercare lavoro e opportunità al di fuori del nostro Paese.

Una Zes può svilupparsi non solo per i vantaggi fiscali alle imprese, ma se è in grado di attirare dal di fuori professionalità necessarie al funzionamento delle aziende, considerato che nel Mezzogiorno l’offerta di lavoro non riesce a mecciare con la domanda. Tanto vale per i giovani del Sud, che negli ultimi anni sono dovuti andare all’estero, ma vale anche per ogni talento di nativi come di stranieri (quanti hanno svolto l’Erasmus nel Sud e hanno conservato un giudizio positivo del sistema di vita di quei territori?)

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Quindi quel che serve, come lo si offre alle imprese, è un incentivo fiscale a coloroche sono disposti ad investire nel Mezzogiorno le proprie capacità lavorative e le loro esperienze internazionali. Vuol dire, in pratica, che ogni nuovo ingresso in questo mercato del lavoro deve poter contare sulla stabilità delle condizioni fiscali.

La Legge sugli “Impatriati” nella sua prima formulazione nella Legge di Bilancio viaggia in direzione opposta e invece di incentivare i giovani a rientrare in Italia toglie loro questa opportunità di carattere fiscale, che è stata in vigore sino alla fine del correnteanno.

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Caro Raffaele, sono convinto che quanto illustrato non sfugga alla Tua sensibilità politica, alla Tua volontà di attuare la ZES che immaginiamo come una “gabbia fiscale”, che faccia evadere il Mezzogiorno dalla “gabbia” dello sviluppo mancato.

Ti ringrazio per l’attenzione, cordialmente Ti saluto.

* Segretario nazionale Partito Repubblicano Italiano

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