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Roma
All'Atac per risparmiare 1 mln di euro se ne spendono 4

di Fabio Carosi

All'Atac per risparmiare non si bada a spese. Anche spese folli, come dimostra la vicenda surreale del deposito-officina "Collatina" di via Renato Birolli. Qui per evitare il canone di affitto del terreno, l'Atac dovrà spendere almeno 3 milioni di euro di bonifica ambientale, oltre a quelli già spesi per smantellare le officine e trasferire tutti i mezzi.
Chiuso in fretta e furia dopo il taglio delle linee del maggio di un anno fa, si è scoperto solo in un secondo tempo che l'area necessita di importanti, urgenti e costosissime opere di bonifica per il gasolio e gli olii esasuti che hanno contaminato il terreno.
Come tutte le storie che attengono al meraviglioso mondo dell'azienda dei trasporti di Roma, quella del deposito di via Collatina è complessa e articolata ed ha un considerevole numero di attori-protagonisti.

IL CONTRATTO D'AFFITTO. Stipulato da Atac nel 1982, ha subito alcune rivalutazioni sino ad arrivare ad oltre 100 mila euro al mese che finiscono nella casse della Ripar Spa, società che ha nel suo board alcuni dei proprietari della Romana Diesel, la concessionaria di Roma dei veicoli industriali e dei bus prodotti dalla Fiat e già fornitore del Comune di Roma e di Atac. Prima del deposito Atac in via Collatina c'era un'ex fabbrica di materassi.
Giocacchino Gabbuti presidente di Atac Patrimonio (società poi reinternalizzata), firma qualche anno fa il "classico" rinnovo del contratto. La Ripar chiede e ottiene di inserire una clausola che obbliga Atac a ripristinare lo stato dell'area ai livelli del 1982, pur senza inserire alcuna certificazione o documentazione su come era stata consegnata ad Atac.

PAROLA D'ORDINE: RISPARMIARE. Ignazio Marino sindaco di Roma, Guido Improta assessore, il direttore generale di Atac Francesco Micheli riceve dal Direttore Operations di Atac, Roberto Monichino, la proposta di chiudere il deposito. E' in corso la grande riduzione delle linee bus voluta da Improta per risparmiare sul contratti di servizio di Atac che taglierà 17 linee per oltre 2,8 milioni di chilometri di trasporto. Dal deposito di Collatina vengono eliminati 1,7 milioni di chilometri e autisti, operai e impiegato spostati negli altri impianti grazie a un accordo sindacale che permette a ciascuno di loro di esprimere un gradimento sulla destinazione. E' il primo "prezzo" che Atac paga alla sistematica negoziazione unilaterale, tant'è che invece di un risparmio anche l'operazione di spostamento del personale di tramuta in un aggravio di costi.

LA SORPRESA. Il nocciolo del problema è sottoterra, cioè dove nel tempo perdite di gasolio, grasso e olio motori e dei cambi, si sono infiltrati. Una volta svuotato l'impianto arrivanno le grane della società proprietaria che chiede di riavere l'area come era stata consegnata nel 1982. Quindi Atac è costretta dal contratto ad effettuare una prima serie di sondaggi per conoscere lo stato del terreno e sapere quello che sanno tutto: cioè che è inquinato. Si arriva così a dicembre scorso con il contratto che scade e Ripar e Atac che negoziano proroghe mensile per dodicesimi e mentre scriviamo non si sa ancora quando l'azienda si libererà del contratto. Infatti la Ripa chiede e ottiene una seconda serie di sondaggi il cui costo non è stato ancora quantificato ma che dovrebbe superare ampiamente i 200 mila euro. Al vertice di Atac come direttore "Operations" c'è sempre Roberto Monichino, mentre al posto di Micheli e Broggi sono arrivati Brandolese e Rettighieri.
Una stima per spanne, non ancora documentata ufficialmente, parla di oltre 3 milioni di euro per rendere l'era libera da inquinanti, anche perché la Ripar nel frattempo grazie ad una variante del Prg è riuscita ad avere una modifica parziale della destinazione d'uso da servizi pubblici a parco.

LA SINTESI. La fretta con la quale è stata decisa la chiusura ha portato ad un aggravio dei costi ben superiore al canone di locazione; da gennaio 2016 il deposito è una scatola vuota dove troneggiano una serie di vecchi bus da rottamare e Atac deve trovare un mare di soldi per bonificare l'area. Ecco perché si dice che quando c'è da risparmiare, Atac non bada a spese.

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