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Roma
Amatrice, l'Alberghiero come obitorio: 200 morti. Case popolari al suolo

Ad Amatrice è stato trovato il corpo di una ragazza rumena di 35 anni. Sale il drammatico bilancio dei morti.

 

dal nostro inviato
Valentina Renzopaoli

AMATRICE - Duecento cadaveri E la conta non è finita. Amatrice paga il prezzo più caro nel terremoto che ha sconvolto il Centro Italia.  Il Borgo d'Italia non c'è più, al suo posto c'è la zona di piazza Agostino Sagnotti insieme a tutta la parte alta di Amatrice, dedicata a Padre Minozzi, il nuovo centro vitale della cittadina rasa al suolo. La zona dei campi sportivi, ma anche del rinomato Istituto di Formazione Alberghiero, oltre che della grande Casa di Riposo.

Nel quartiere, che ha pagato un numero altissimo di vittime nonostante i palazzi fossero quelli costruiti in epoca più recente, è stato portato tutto quello di cui c'è bisogno per sopravvivere. E' qui che è stato allestito il centro operativo delle forze di soccorso, è da qui che decollano e atterrano elicotteri a ciclo continuo, tanto che il rumore dei motori dopo un po' diventa un sottofondo a cui nessuno fa più caso.
Il via vai dei mezzi di soccorso è ininterrotto su per la strada di montagna che attraversa tutte le frazioni sballotate dalla natura indemoniata, l'unica percorribile per arrivare.

Quando la sera, il sole tramonta, si cercano giacche e giubbotti per prevenire il freddo che porterà la notte. Alle 19.46 del mercoledì maledetto, un'altra forte scossa fa sobbalzare il terreno, si alzano urla da più parti.
Nel Parco Sagnotti, che per tutta la giornata ha ospitato famiglie con bambini, tenuti lontani dai palazzi sgretolati per farli giocare sugli scivoli, sta calando il buio. Qui gli angeli del soccorso hanno pensato di montare un generatore per attaccare mazzi di prolunghe elettriche in grado di alimentare i cellulari, necessari come e anche più del pane. La fontanella dell'acqua potabile diventa il centro di ritrovo.


“Siamo scappati mentre stavamo dormendo, ho preso mia figlia e con mia moglie ci siamo catapultati giù dal palazzo”, racconta Giambattista Paganelli, ex assessore del Comune di Amatrice, pure lui accampato in mezzo al prato. “I calzini me li hanno regalati, le ciabatte le ho trovate in mezzo alle macerie. Stasera dormiremo in macchina, forse anche domani, vedremo. Per ora preferisco lasciare il posto a disposizione nella tendopoli a chi sta peggio di noi”, dice, il volto segnato dalla stanchezza. “I soccorsi sono stati immediati, ci hanno da subito ciò di cui avevamo bisogno per campare, biscotti e acqua da bere”.
La tendopoli nasce nell'area dei campi sportivi nel giro di qualche ora, appena appena in tempo per l'ora del tramonto. Gestita dalla Protezione Civile regionale, è fornita di una cucina da campo, una infermeria, una farmacia, e delle tende con brande per dormire, o almeno cercare di riposare.
Ma è l'Istituto Alberghiero, o quel che ne rimane, il centro nevralgico del dolore: d'ora in poi e per sempre ricordato come l'obitorio. Qui dentro vengono trasportati i cadaveri, che durante la giornata erano stati messi in fila uno accanto all'altro in alcuni giardini privati. L'ingresso è coperto da una tenda verde: chi la oltrepassa torna quasi certamente con la consapevolezza di avere al mondo almeno un caro in meno.
Una ragazza giovane piange, gli occhi consumati dalla lacrime e dalla polvere. Ci sono molte donne in fila per parlare con il militare a cui è affidata la lista nera.

Una signora con i capelli bianchi a caschetto, gli occhiali scuri per nascondere il pianto parla al telefono: “Stava nel suo letto, era coperto dal lenzuolo, è morto nella sua stanza”. Una signora sulla cinquantina vaga con il pigiama, le ciabatte, abbracciata ad un cuscino.

Mentre il cielo albeggia, i soccorritori continuano a scavare senza sosta nel disastro dei palazzi implosi su loro stessi: sono le case popolari di Amatrice, di loro non rimane quasi nulla.

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