A- A+
Roma
Amazon Alexa a processo: assolta. Ma l'avvocato digitale si arrende al diritto

Se lo dice Alexa, potete crederci: “L’esistenza di un avvocato digitale non sostituirà mai l’ineliminabile consulenza personalizzata di un professionista ma vi renderà di sicuro la vita ancora più semplice”.

Si chiude il caso sollevato dall'avvocato del Foro di Roma, Enrico Napoletano, che sulle pagine di affaritaliani.it aveva denunciato il pericolo che un'intelligenza artificiale potesse sostituire una consulenza legale, “attraverso associazione di casi e parole” e facendo riferimento solo ai precedenti giuridici, attraverso “fonti aperte”. Come dire: basta “ravanare” nella rete, organizzare secondo criteri logici sentenze e pareri vari per ottenere una consulenza legale “Pret a porter”, come se il diritto italiano e la redazione di un “parere pro veritate” fosse merce da supermercato.

Amazon chiarisce il "ruolo tecnico"

A chiarire il ruolo dell'avvocato artificiale è stata la stessa Amazon, con una mail puntuale, nella quale ha scritto: “La creazione della skill è stata implementata dalla società laleggepertutti in autonomia sulla parte di caratteristiche e contenuti, utilizzando il supporto tecnico offerto da Amazon a tutti gli sviluppatori di skill solo per la parte dei training e documentazione tecnica di implementazione e funzionamento nei dispositivi. La skill, come anche scritto nell’articolo, non può sostituirsi ad un avvocato, trattandosi di un semplice strumento che, benché sfrutti complesse tecnologie, fornisce a richiesta vocale dell’utente risposte con notizie e chiarimenti in materia legale e fiscale ricercando all’interno del database di articoli già presenti sul portale laleggepertutti.it”.

E così “il blogpost del developer è stato modificato, con alcune precisazioni in merito alla collaborazione, esclusivamente tecnica, di Amazon nello sviluppo. La skill, come conferma il blogpost, è stata implementata dalla società laleggepertutti in autonomia, per quanto riguarda caratteristiche e contenuti”.

Ma in Cina si studia il Procuratore robot

Pace fatta, almeno per ora, tra algoritmi e avvocati. Prossima tappa, fermare il progetto cinese del Procuratore robot che prevede l'elaborazione di accuse per otto reati in maniera del tutto autonoma. Le problematiche sollevate da questo nuovo tool sono tante, dalla trasparenza dell’algoritmo alla vincolatività dei risultati. Ma la Procura Popolare di Shanghai Pudong è già al lavoro.

L'algoritmo si laurea in legge: arriva l'avvocato digitale e scatta la rivolta

Iscriviti alla newsletter
Tags:
alexaamazonavvocato digitaledirittoenrico napoletanointelligenza artificialeprocuratore digitale






Roma omaggia Renato Balestra, al tramonto esplode la magia del Blu Balestra

Roma omaggia Renato Balestra, al tramonto esplode la magia del Blu Balestra


Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

© 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

Contatti

Cookie Policy Privacy Policy

Cambia il consenso

Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.