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Roma
Atac, Rota choc: “Anarchia totale e debito mostruoso. Poteri o me ne vado”

Atac, ultimatum di Bruno Rota al sindaco di Roma Virginia Raggi: “O approvate al più presto il piano industriale e mi date pieni poteri, oppure vi riprendete la società che fabbrica debito e io me ne vado da dove sono tornato”.


Il virgolettato che affaritaliani.it attribuisce al direttore generale di Atac, Rota, è una “forzatura giornalistica” che però sintetizza lo scenario che si configura nell'azienda di trasporto più scassata d'Italia ed è ciò che lo stesso Rota avrebbe detto al sindaco presentando il risultato del lavoro di ricognizione effettuato sui fondamentali dell'azienda e che ha dato come unica cura, la scure sul personale in eccesso, a partire dai dirigenti e una gestione “senza pietà”.

Spiega e sintetizza l'uomo chiamato al capezzale della società ribandendo un vecchio claim e cioè che senza soldi non si va da nessuna parte: “In questi mesi ho preso progressivamente atto di una situazione dell'azienda assai pesantemente compromessa e minata, in ogni possibilità di rilancio organizzativo e industriale, da un debito enorme (1.350 milioni) accumulato negli anni scorsi".
E così conferma le indiscrezioni più volte pubblicate da affaritaliani.it: “Si fatica anche a pagare gli stipendi, occorrono quindi misure serie e immediate e un sistema di controllo sulle regole che pur ci sono ma da tempo nessuno rispetta, per cui ognuno fa ciò che gli pare".
Rota mette il dito nella piaga: “I dipendenti in un certo senso mancano, visti i tassi di assenteismo consolidati nel tempo. Oggi si fa fatica a coprire i turni. Si parla di turni massacranti e c'è gente che non arriva a tre ore effettive di guida, quando le fanno".

E il messaggio al contropotere interno rappresentato dai sindacati: “ Quando ho incontrato i loro rappresentanti ho avuto l'impressione che che non avessero fino in fondo la percezione della gravità e della dimensione del problema".
Quindi il messaggio all'azionista Comune di Roma che tratta Atac come un fornitore invece che come una società controllata, negando persino le attività di interlocuzione con la Regione Lazio per la gestione del fondo per i trasporti: “I modi per affrontare questo debito spaventoso sono nell'ordinamento italiano, si tratta di percorrerli con trasparenza, coraggio e rapidità. Ma sono scelte dell'azionista". Come dire: io metto nero su bianco la cura, poi se volete addrizzare il Titanic del trasporto pubblico, o mi date carta bianca, oppure io me ne torno a casa”. Virginia Raggi e il Cinque stelle sono avvisati.

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