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Roma
Barillari torna in Regione Lazio. “Senza ufficio e trattato come appestato”

Un'assenza durata sette mesi, da quando cioè è stato introdotto l'obbligo del green pass nei luoghi di lavoro della pubblica amministrazione. E un ritorno non del tutto idilliaco, tra indifferenza e un ufficio senza pc e telefono. Davide Barillari, consigliere regionale del Gruppo Misto, torna dal suo esilio in Regione Lazio, dopo che era stato allontanato per non aver accettato di sottoporsi alla vaccinazione contro il Covid 19.

Affaritaliani.it lo ha voluto intervistare per capire quali sono state le reazioni e cosa ha trovato dopo il suo rientro.

Come è stato rientrare nel proprio ufficio?

"Stranissimo, all'entrata non ci sono stati controlli per il green pass e tutti hanno ancora indosso la mascherina. Nel mio ufficio non c'erano né pc, né telefono, ma solo scatoloni. Sono stato abbandonato a me stesso. Adesso mi stanno attivando il pc, il telefono. Dopo sette mesi pensavo meglio. Sono stato trasferito di ufficio, e non avendo il pc non potevo mandare mail. Così sono andato di persona a chiamare aiuto. Forse pensavano non dovessi più rientrare".

Ha incontrato qualche suo collega ora che è tornato?

"Sono andato a salutare il presidente del consiglio regionale, Marzo Vincenzi. L'ho trovato un po' imbarazzato, impacciato. Ha preferito non togliersi la mascherina, nonostante gli abbia detto che non era più obbligatoria. Comunque, è stato molo freddo e impacciato. Non si è mai avvicinato, come fossi un appestato".

Come si è sentito quando ha dovuto lasciare il suo ufficio?

"Sono stato privato del mio ruolo da Consigliere regionale, un rappresentante dei cittadini. Ciononostante, ho svolto il mio lavoro da fuori l'ufficio. Accoglievo le persone nel parcheggio del Consiglio regionale del Lazio, tutti i mercoledì. Ma non potevo entrare in Aula o in Commissione. A livello istituzionale, perciò, potevo fare solo interrogazioni scritte. A volte c'erano le riunioni online, altre volte invece le riunioni erano in presenza e quindi venivo escluso perché non potevo collegarmi. Bastava organizzarle anche online, invece erano solo in presenza. È stata una discriminazione voluta, è stata una scelta politica. Bastava garantire collegamenti da remoto. È stata una discriminazione perché non mi sono vaccinato. E nonostante non mi sia vaccinato, non mi sono mai ammalato. È una discriminazione politica, perché non potendo partecipare in Commissione, non potevo esprimere il mio voto. In democrazia è un problema di legittimità. Così tutti i mercoledì dal 15 ottobre in poi, ho aperto il mio ufficio in un gazebo nel parcheggio del Consiglio regionale in via della Pisano. Alcuni colleghi passavano e salutavano, la reazione di molti altri era quella dell'indifferenza per un collega in difficoltà".

Come si è sentito in questi mesi?

"Ho sentito sulla mia pelle, quello che avevo letto nei libri di storia. Mai pensato di subirlo come consigliere regionale, sono un uomo dello stato. Non avrei mai pensato di essere lasciato fuori dagli uffici come un appestato. Per motivi sanitari c'è stata una spaccatura tra chi si è vaccinato e chi non si è vaccinato. Ho sentito odio sociale/istituzionale sulla mia pelle. Sono stato trattato come uno degli ultimi. Mi hanno tolto il mio ruolo perché non mi sono allineato a chi aveva il green pass. Per loro ero pericoloso perché non lo avevo. Il paradosso è che so di consiglieri che non sono mai venuto in legislatura, mai in Commissione, e hanno uno stipendio pieno. Io invece ho fatto attività dall'esterno senza fermarmi. Senza strumenti di lavori e senza incontrare i miei collaboratori".

Quali saranno le battaglie di Barilarri ora che è rientrato in Regione?

"Sono preoccupato perché non c'è opposizione, non c'è una forza che faccia veramente opposizione. Io lavorerò sul tema della sanità privata che in questo ultimo periodo sta speculando, sul problema della mafia nel Lazio che ha messo le mani su tanti locali falliti per via del Covid e sul tema dei diritti".

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