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Roma
Capannelle, camera con vista sull'ippodromo. 42 famiglie abusive ma residenti

di Federico Bosi 

L'ippodromo di Capannelle, l'impianto sportivo più grande di proprietà di Roma Capitale, è abitato da 42 famiglie tecnicamente “occupanti abusive” ma in possesso della “residenza” certificata e concessa dal Comune di Roma attraverso il Municipio.

Accade ora che la società che gestisce l'ippodromo la Hippogroup, a causa di un contenzioso col Comune sulla gestione dell'impianto del “galoppo romano” rischi di perdere la gestione e le famiglie che vivono nell'impianto di perdere luce e acqua. E questo perché i residenti della cittadella dei cavalli sono allacciati tutti a un'unica utenza per l'acqua e a una per l'energia elettrica. Utenza intestata e pagata in silenzio dalla Hippogroup.

La storia folle risale agli Anni '60. Qui i cosiddetti “caporali di scuderia” che lavoravano con i cavalli utilizzavano le strutture sopra le scuderie ma negli anni si sono costruiti veri e propri appartamenti abusivi sopra le stalle dove vivevano e vivono tutt'ora con le proprie famiglie. Un po' come succede con le case popolari, alcuni appartamenti sono stati tramandati di padre in figlio e altri addirittura venduti e acquistati da professionisti romani, innamorati della “camera con vista” sull'ippodromo. Nel corso degli anni queste famiglie sono diventate “intoccabili” al punto di ottenere la residenza dal Municipio dentro le Capannelle.

Ora la festa delle dimore esclusive rischia di finire e pure male. Perché nel caso in cui la Hippogroup dovesse perdere l'ippodromo per via del contenzioso col Comune di Roma, le ex stalle perderebbero luce e acqua. Questo perché sono tutte allacciate a un'unica utenza Acea intestata alla società Hippogroup. Via la Hippogroup, via le utenze in un colpo solo.

Poi per gli inquilini della cittadella dei cavalli, si profilano altri problemi. Attualmente Hippogroup garantisce un servizio di guardiania sulla struttura delle Capannelle, soprattutto per difendersi dalle incursioni che arrivano dal vicino campo nomadi de La Barbuta. Già la firma “rom” è stata apposta sulla serie di furti che hanno visto sparire nella notte legno, cavi elettrici o danneggiando le strutture, come i gabbiotti dei vigilanti. Qualche mese fa, un operaio del verde della Hippogroup è stato aggredito da due nomadi e gli sono stati rubati collanina, orologio e cellulare.

Ma perché Hippogroup deve abbandonare, dopo 70 anni, Capannelle? La risposta è nel canone di affitto che deve pagare la società. Hippogroup ha pagato, in forza di una delibera di giunta del maggio 2013 in cui si faceva carico anche dell'ippodromo del trotto, un canone di affitto di 66.000 euro annui ed aveva ottenuto un prolungamento della concessione, per ammortizzare gli investimenti sostenuti, di 12 anni ma l'assessore allo Sport di Roma Capitale Daniele Frongia ha comunicato, tramite il Dipartimento Sport, che nonostante non sia stato indetto nuovo bando, la Hippogroup dovrà pagare il nuovo canone di 2,4 milioni di euro circa, cifra fuori mercato per l'attività dell'ippica che la società ha deciso di non pagare bloccando così le corse. In più dal Dipartimento è arrivata anche la richiesta degli arretrati anche per il 2017 per un totale di 4,8 milioni di euro complessive.

Oltre al un danno per le famiglie che ci vivono e lavorano, arriverà anche la beffa. Infatti se la società dovesse lasciare perché porterà via con sé tutte le attrezzature (trattori, mezzi e strumenti per la manutenzione, gruppi elettrogeni, attrezzature per riprese tv e apparati per scommesse) ma anche gli steccati ed i vari impianti che la società ha acquistato nel corso del tempo. A rimanere nell'ippodromo saranno però gli oltre 600 cavalli con i loro 90 metri cubi di letame al giorno che deve essere smaltito come rifiuto speciale.

Venerdì 25 l'assessore Frongia ha convocato un tavolo tecnico aperto a tutti i soggetti che svolgono un'attività all'interno dell'ippodromo. Parteciperanno in 50. Dopo le chiacchiere si dovrebbe arrivare alla decisione. Per ora è braccio di ferro.

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