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Roma
Caso nomine, processo Raggi rinviato: la Corte d'Appello rovina i piani del Pd

Caso nomine, Virginia Raggi deve attendere il 26 novembre prossimo per sapere se sarà condannata nel processo Marra: l'udienza, prevista per oggi, è stata rinviata di un mese perché i giudici della seconda sezione della Corte d'Appello vogliono interrogare due nuovi testimoni, entrambi fedelissimi del sindaco di Roma, rovinando così i piani del Pd.

Lunedì prossimo a piazzale Clodio si dovranno presentare Fabrizio Belfiori, come segretario del sindaco, e l'attuale assessore al Personale del Comune di Roma Antonio De Santis, all'epoca dei fatti semplice delegato al Personale. Non sono state ammesse invece le audizioni, come avrebbe voluto il sostituto procuratore generale Emma D'Ortona, dell'ex braccio destro Raffaele Marra, dell’ex assessore Adriano Meloni e dell'allora responsabile dell’Anticorruzione Mariarosa Turchi. L'accusa ha anche prodotto la sentenza con la quale nel settembre del 2019 Raffaele Marra è stato condannato in primo grado a un anno e quattro mesi di carcere per abuso d’ufficio, sempre per la vicenda legata alla nomina del fratello.

La Raggi, dopo l'assoluzione in primo grado dall'accusa di falso in relazione alla nomina - poi ritirata - di Renato Marra, fratello di Raffaele, a capo del Dipartimento Turismo di Roma Capitale (Marra, da vigile urbano graduato, fu promosso con un incremento di stipendio pari a 20 mila euro), era arrivata in tribunale accompagnata dai suoi legali, gli avvocati Emiliano Fasulo, Pierfrancesco Bruno e Alessandro Mancori, e dai consiglieri comunali Giuliano Pacetti e Paolo Ferrara. L'udienza davanti ai giudici della seconda sezione della Corte d’Appello era stata inizialmente fissata per lo scorso marzo, poi a causa dell’emergenza Covid-19 ha subito due rinvii arrivando a oggi.

I magistrati che hanno mandato a giudizio la sindaca per falso avevano presentato il ricorso contro la sentenza di assoluzione pronunciata dal giudice Roberto Ranazzi il 10 novembre 2018 con la formula "perché il fatto non costituisce reato".

Il Partito Democratico, che sperava in una condanna del sindaco Raggi così da evitare la sua candidatura alle prossime elezioni come successo a Torino con Chiara Appendino, si vede così rovinare i piani. Solo una condanna della Raggi infatti avrebbe spalancato ai dem la possibilità di riproporre alle prossime comunale romane l'accordo di governo con i 5 Stelle.

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