Comunali Roma, avanti un altro: c'è pure Sgarbi. "Raggi? Se c'è o no è uguale"
Il critico lancia la propria candidatura al Campidoglio, e bordate per tutti, da piazza Navona
Alle prossime Comunali di Roma corre come candidato sindaco anche Vittorio Sgarbi. Che del primo cittadino uscente Virginia Raggi dice: "Se c'è o non c'è non cambia nulla".
di Alessio Garofoli
Ricomincia il solito film. Che stavolta parte da via Ticino, nei pressi del quartiere Coppedè, dove tre anni fa fu abbattuto tra le polemiche un villino liberty, sostituito da una palazzina moderna. Ovvero, dice Vittorio Sgarbi, "l'orrore che ha fatto l'architetto Ridolfi, peggio di quello che ha fatto Ciancimino in Sicilia. E' avvenuto con la signorina (sic, ndr) Raggi consenziente. Se andate a via Ticino vedete l'azione della mafia. E la mafia non è solo l'azione in sè di costruire un villino nuovo distruggendo un villino degli anni Trenta, come spiegato nei documenti portati da me e da Italia Nostra, ma è l'ignavia del dottor Pignatone a cui - continua - per tre volte ho portato le carte e che non ha impedito la distruzione del villino. Una strana collisione, o collusione, fra Comune, Sovrintendenza distratta e magistratura ha fatto abbattere un edificio come quello per farne un condominio inaudito. Quella è la mafia. Non deve più capitare".
Se fosse una lezione di arte e urbanistica, al netto di certe esagerazioni tipicamente sgarbiane (la mafia, Pignatone...) uno potrebbe pure dire: beh, però. Ma è una conferenza stampa in cui, da piazza Navona, il critico e ormai politico di lunghissimo corso lancia la propria candidatura al Campidoglio. Necessaria, secondo Sgarbi medesimo, perché il prossimo sindaco "non può non essere un simbolo della cultura italiana. Posso non essere io ma il destino ha voluto che io, quasi vecchio, ora rappresenti la cultura più di molti altri. Non posso immaginare che arrivino Gualtieri o Calenda". E d'altra parte "è importante che ci sia il Rinascimento, qui a Roma come a Milano e a Napoli (?, ndr)". Quanto al centrodestra da cui Sgarbi proviene e che ancora non ha detto una parola definitiva su chi candidare, "è evidente però che o converge su di me", o al limite gli offre, Sgarbi lo afferma papale papale, l'assessorato alla Cultura, oppure "io faccio una lista che va contro il centrodestra e che poi al ballottaggio potrà andare anche con il centrodestra". Al ballottaggio, già. Per il resto è il consueto Sgarbi show, tra la "bellezza di sciare", chiara stilettata alle misure di contenimento della pandemia; "da Di Maio non mi farei rappresentare nemmeno in bagno" sul perché non abbia votato la fiducia a Draghi; e "c'è un grande scultore, allievo di Bernini, che si chiama Raggi: voglio dedicargli una mostra". Accanto a Sgarbi Nino Galloni, "economista" no Euro, che correrà per lui al Consiglio comunale (ci sarà anche l'avvocato Carlo Taormina). Dietro di lui il disturbatore Gabriele Paolini, che però non si candida. E a proposito della Raggi, "potrebbe fare degnamente qualunque cosa, tranne il sindaco", e adesso "che ci sia o non ci sia" nella corsa elettorale "il suo destino è tale che non cambierà niente per la città né per noi", affonda il colpo Sgarbi. Risate, qualche timido applauso dai presenti. E via, verso la prossima pièce.
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