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Roma
Condannato Sgarbi: paragonò la Raggi a Ciancimino, l'ex sindaco: “Si dimetta”
Virginia Raggi

Il sottosegretario ai Beni Culturali Vittorio Sgarbi è stato condannato a pagare una multa di 2 mila euro per l'accusa di diffamazione aggravata nei confronti dell'ex sindaco di Roma Virginia Raggi.

Lo ha deciso il giudice monocratico di Roma che ha disposto anche una provvisionale di 20 mila euro immediatamente esecutiva in favore di Raggi. Lo scorso 9 novembre il pm di Roma aveva chiesto la pena di 4 mesi per Sgarbi accusato di diffamazione per alcune frasi pronunciate nella trasmissione tv Matrix il 21 febbraio del 2018, prima delle elezioni politiche.

Raggi come parte civile

La Raggi, rappresentata dall’avvocato Alessandro Mancori, allora sindaco della Capitale e oggi parte civile nel processo che si svolge nelle aule del tribunale Monocratico a piazzale Clodio, era accusata da Sgarbi per l'abbattimento di un edificio liberty in Piazza Caprera, nel quartiere Trieste. La Raggi era presente in aula. "L’annunciata distruzione di ville liberty a Roma, denunciata da me e da Italia Nostra per primi, conferma la più inquietante delle prospettive: la Roma di oggi è come la Palermo di Ciancimino - aveva detto Sgarbi -, e il sindaco di Roma, distratto dalla difesa della città, è oggettivamente complice di questa azione criminale. M5S a Roma oggi è come la Democrazia cristiana a Palermo degli anni ‘70".

"La misura della pena è congrua e personalmente da legale sono soddisfatto – ha spiegato il legale – e posso far notare che dire 'mafiosa' vale 20 mila euro e 'patata bollente' di Feltri solo 5 mila euro. A mio parere l'articolo era ben più pesante", ricorda il penalista che aspetta la pronuncia della Cassazione per quest'ultimo caso.

Virgnia Raggi: "Aspetto le dimissioni"

Durissimo il commento della Raggi sui social: “Vittorio Sgarbi si permise di equipararmi al mafioso Ciancimino e darmi della disonesta: oggi il giudice del Tribunale di Roma l'ha condannato per la gravità delle sue affermazioni che nulla hanno a che fare con la critica politica. Dev'essere proprio un brutto periodo per il Sottosegretario: dopo il caso della tela seicentesca di Rutilio Manetti rubata nel Castello di Buriasco nel 2013 per il quale è al centro di un'inchiesta giornalistica, gli arriva una condanna in tribunale. L'inchiesta giornalistica va avanti: il m5s ha chiesto le dimissioni che anche io chiedo. E' già la seconda volta che viene condannato per avermi insultata gravemente. La sentenza ha un valore politico perché quest'uomo non può permettersi di offendere gratuitamente tutti e pensare di passarla liscia”







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