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Roma
Coronavirus e bus in tilt a Roma: “Raggi mette a rischio salute dei cittadini”

di Cristina Grancio *

L’inerzia e l’incapacità di valutare correttamente le necessità di un trasporto pubblico efficace nello stato di emergenza che viviamo, stanno mettendo a repentaglio la sicurezza della salute dei cittadini romani, che si trovano in condizione di assembramento per il semplice fatto che la riduzione della capacità di trasporto degli autobus all’80%, è un provvedimento che di fatto tutela il solo conducente, non i passeggeri.

Infatti, è stato sottratto al pubblico con una catena la superficie che va dal posto guida del conducente sino al perimetro in corrispondenza delle ruote anteriori della vettura, negando l’accesso del pubblico dalle porte anteriori. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Solita calca di utenti sul mezzo ridotto di fatto nella sua superficie. Se davvero si voleva ridurre il numero di passeggeri, forse, sarebbe stato più utile uno strumento per contare le persone.

E’ noto ormai che le grandi città sono quelle più a rischio Covid per la grande capacità di mettere in circolo il contagio e che il “grande” mezzo di trasporto del virus sono, perdonate il gioco di parole, proprio i mezzi di trasporto. Il trasporto pubblico soprattutto autobus e metropolitane sono il vero problema in queste ore, in particolare nelle ore di punta e con l’apertura delle scuole. 

Diciamolo chiaramente, il virus ha dato al sindaco Raggi svariati mesi di vantaggio che sono stati sprecati nell’inerzia tipica di questa amministrazione che invece di utilizzare risorse e norme che velocemente avrebbero messo Roma nella condizione di aumentare l’offerta del trasporto pubblico su gomma ha pensato bene di arrivare sull’orlo del baratro per poi affidarsi all’idea di utilizzare come mezzi di linea i bus turistici rimasti fermi per mancanza di turisti.

La verità è che questa inerzia è sospetta perché non è sfuggito all’amministrazione che dal 2017 gli enti locali hanno la possibilità, per legge, di poter prendere a noleggio i mezzi necessari al trasporto pubblico, ma purtroppo non si è riusciti a stilare una previsione di mezzi necessari a mettere in sicurezza i viaggiatori romani. Si pensa, ora, di ricorrere ai bus turistici che non hanno le caratteristiche per poter sostenere le corse di linea - per qualità degli spazi, delle sedute, delle uscite, ecc. - e magari rendere ancora più rischioso il trasporto pubblico, ma questo potrebbe accontentare quella porzione di mercato elettorale che ad oggi è in estrema sofferenza per mancanza di turisti.

Stesso criterio sembra volersi utilizzare per il trasporto Taxi che continua ad essere pensato come un mezzo pubblico, ma di fatto un mezzo pubblico riservato ai turisti, non per cittadini. In Commissione mobilità, la scorsa settimana, è emersa chiaramente questa visione del mezzo pubblico Taxi, nella quale si sono analizzate tutte le infrastrutture informatiche che consentirebbero di utilizzare più utenti lo stesso veicolo lungo un tragitto con abbattimento del costo del 50%. La verità è che questo abbattimento del prezzo, benché importante, non è sufficiente a far considerare il taxi un mezzo pubblico a supporto degli spostamenti giornalieri di tutti i cittadini in aggiunta agli autobus o ai filobus.

Occorrerebbe, in mancanza dell’investimento sui mezzi pubblici aggiuntivi si potrebbe concepire, il taxi nella duplice veste: quello che conosciamo a servizio della libera discrezione del cliente e quello di “linea” con percorsi analoghi a quelli dei mezzi pubblici e costi sostenuti dal Comune.

Questa mancanza di progettualità sulla mobilità è chiaramente emersa non avendo ad oggi l’amministrazione uno studio su quanto ci costerebbe introdurre il taxi come un veicolo di linea. L’emergenza Covid allo stato viene forse strumentalizzata con promesse future di ristoro, per tentare di soddisfare un bacino elettorale solitamente compatto.

* Cristina Grancio, consigliere DemA Gruppo Misto

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