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Roma
Coronavirus, la musica alza la voce. Estate senza concerti: appello al Governo

Coronavirus, la musica alza la voce. L'estate, la stagione più importante per il settore, si avvicina ed il rischio che di vedere i mesi di giugno, luglio, agosto e settembre senza neanche un concerto si fa sempre più grande. Dal Governo il silenzio: l'appello della Jazz Italian Platform.

 

La Jip è un'associazione che riunisce otto organizzazioni musicali di grande tradizione diffuse sul territorio nazionale: Umbria Jazz, Bologna Jazz, Jazz in Sardegna, Jazz Network, Pomigliano Jazz, S. L. College of Music, Veneto Jazz e Visioninmusica. Nei giorni scorsi, visto l'assordante silenzio del Governo sul futuro della categoria, il presidente dell'associazione Marco Molendini ha scritto una lettera al Governo ed ha lanciato una petizione online diretta al ministro dei Beni Culturali e del Turismo, Dario Franceschini. Il grido: “Fateci sapere cosa ne sarà della musica”.

Di seguito il testo integrale della lettera scritta dalla Jazz Italian Platform.

L’estate, ormai alle porte, è la stagione calda della musica, il momento più impegnativo per la misura dell'offerta e per la quantità di pubblico che viene coinvolto. Festival di jazz, di musica classica, concerti pop, raduni negli stadi, rassegne rock. Una vera e propria industria che interessa migliaia di lavoratori, migliaia di musicisti e centinaia di migliaia di spettatori, un mondo che in questo momento vive sospeso nell'incertezza o meglio nel non sapere. Che succederà? Nei piani di riapertura graduale per il ritorno alla vita del Paese non viene fatta menzione. Si dice che sarà l’ultimo settore a poter riprendere la propria attività. Ma per l'immediato futuro nulla, nessuna prospettiva. Possibile che il governo, i ministeri competenti non siano già in grado di stabilire con una certa sicurezza quale sarà il destino di questo settore nei suoi prossimi tre mesi? Ormai si sa che la fase 2 comincerà il 4 maggio. Quanto durerà? E prevedibile che si allungherà sull'estate, prima di una liberalizzazione più ampia. In altri paesi hanno spiegato: scordatevi di tornare nelle arene, negli stadi, nei teatri. Sarebbe una parola di chiarezza per tutti, spettatori compresi. I festival, le rassegne, i concerti potrebbero cominciare a stabilire in che modo far saltare i propri appuntamenti o se posporli come è stato fatto da altre parti, farebbero così chiarezza con le proprie strutture e con gli spettatori. In fin dei conti potrebbero risparmiare anche dei costi, cosa che in questo momento non sarebbe mal vista. E allora, diteci che succede. Non costa nulla.

Firmato

Jazz Italian Platform

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