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Roma
Coronavirus, la terra non trema più: ridotti i terremoti generati dall'uomo

Con il Coronavirus la terra non trema più. L'ennesima conseguenza della pandemia che ha colpito tutto il mondo questa volta riguarda i terremoti: con le misure di distanziamento sociale e di confinamento messe in atto dai Governi, registrata una riduzione di tutte quelle “scosse” generate dall'uomo, il cosiddetto “rumore sismico”.

 

Lo studio “Global quieting of high-frequency seismic noise due to COVID-19 pandemic lockdown measures”, appena pubblicato sulla rivista Science, i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) hanno fatto parte di un team internazionale proveniente da altre 66 Istituzioni di 27 Paesi, ed hanno infatti evidenziando una eccezionale riduzione del 50% dell’ampiezza del rumore sismico a livello mondiale.

Ma cos'è il rumore sismico? Il rumore sismico è presente in qualsiasi punto della superficie terrestre e consiste per lo più nelle onde prodotte dall'interferenza costruttiva delle onde P ed S negli strati superficiali. Il rumore sismico viene prodotto principalmente dal vento, dalle onde del mare e da tutti quegli spostamenti che gerano in qualche modo “rumore”. L'uomo anche è colpevole dell'aumento del rumore sismico, principalmente con il traffico.

“Grazie all’analisi dei dati raccolti da stazioni sismiche installate in tutto il mondo - spiega Flavio Cannavò, ricercatore dell’INGV e co-autore dello studio - abbiamo potuto evidenziare come negli ultimi mesi il rumore sismico si sia ridotto in molti Paesi rispetto ai valori medi degli ultimi anni, mostrando un’ondata di attenuazione che, seguendo le tempistiche del lockdown nelle varie aree del pianeta, si è mossa dalla Cina, all’Italia e al resto del mondo”.

Il “lockdown sismico”, risultato delle misure di distanziamento sociale, della riduzione delle attività economiche e industriali e della contrazione degli spostamenti, ha rappresentato la riduzione del rumore sismico antropogenico più lunga e più importante mai registrata nella storia. “Grazie al lavoro di squadra che ha coinvolto scienziati in così tanti Paesi - prosegue il ricercatore - è stato possibile analizzare i dati provenienti da centinaia di stazioni di monitoraggio sismico in tutto il mondo per ‘isolare’ le vibrazioni ad alta frequenza tipiche delle attività umane che vengono costantemente registrate dai sismometri. Se il 2020 non ha visto una riduzione del numero medio di terremoti, il calo del ‘ronzio’ sismico antropogenico è stato invece senza precedenti”.

Le più forti riduzioni del rumore sismico sono state riscontrate nelle aree urbane, ma lo studio ha evidenziato riduzioni anche in sensori siti in pozzi a centinaia di metri di profondità e in aree particolarmente remote, come nell'Africa subsahariana.

Lo studio ha inoltre evidenziato una forte corrispondenza tra la riduzione del rumore sismico e i dati sulla mobilità umana ricavati dalle app di navigazione nei telefoni cellulari, resi pubblici dalle società Google e Apple. Questa correlazione mostra come i dati sismici possano essere utilizzati per il monitoraggio delle attività umane in tempo quasi reale, nonché per quantificare gli effetti dei lockdown e delle riaperture, evitando così problematiche complesse legate alla privacy.

“Gli effetti ambientali del lockdown sono stati ampi e svariati - aggiunge Cannavò -. Tra questi vanno ricordati in particolare la riduzione delle emissioni in atmosfera e la riduzione del traffico e dell'inquinamento acustico, che incidono sulla fauna selvatica. Per caratterizzare tale intervallo di tempo è stato coniato il termine ‘antropausa’. Il nostro studio rappresenta quindi il primo lavoro scientifico sull'impatto dell'antropausa sulla Terra solida sotto i nostri piedi a scala globale”.

La ricerca pubblicata su Science ha inoltre evidenziato come segnali di terremoti precedentemente ‘nascosti’ nel rumore sismico antropogenico siano risultati essere più chiari durante il lockdown. “Con la crescente urbanizzazione e l'aumento della popolazione mondiale, in futuro sempre più persone vivranno in aree geologicamente a rischio. Pertanto, affinché i sismologi possano ‘ascoltare’ meglio la Terra, diventerà sempre più importante caratterizzare il rumore antropogenico. L’auspicio è, dunque, che vengano portate avanti ulteriori ricerche sul ‘lockdown sismico’ con l’obiettivo di individuare segnali prodotti da terremoti ed eruzioni vulcaniche precedentemente nascosti dal rumore”, conclude il ricercatore.

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