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Roma
Coronavirus, nessun “soccorso rosso” alla Raggi: a Roma è tempo di rivoluzione

di Andrea Catarci *

Ai tempi del Coronavirus la giunta Raggi moltiplica i disastri. Nessun “soccorso rosso” per il Movimento 5 Stelle: per Roma serve un cambiamento radicale.

A Roma, la città più verde d’Europa, dopo due mesi di chiusura per il Covid-19 i parchi e i giardini sono stati riaperti in condizioni indecenti: erba alta, rami pericolanti, piante moribonde, vialetti invasi da vegetazione e sporcizia, panchine divelte. La giunta Raggi non è stata in grado di assicurare i consueti interventi che vengono fatti in primavera e ha accampato la scusa del pericolo di contagio per gli operatori. E’ una bugia, la manutenzione del verde si svolge all’aperto, con rari contatti tra colleghi e rischi che possono essere azzerati con poche e semplici precauzioni. In realtà l’inerzia è dovuta all’incapacità del Campidoglio di assegnare 84 milioni di euro per sfalci e potature, con conseguente indisponibilità di ditte e personale.

A Roma, durante l’emergenza Covid-19 ancora in corso, il volontariato, le associazioni, i comitati, singoli cittadini e le realtà del terzo settore hanno prodotto un imponente sforzo di solidarietà e animazione sociale, mantenendo vive le comunità locali e lavorando affinché nessuno restasse indietro. A riportare indietro le lancette della storia fino alla servitù della gleba ci ha pensato la giunta Raggi, inaugurando a Ostia il “Mercato sociale”. Le famiglie in difficoltà possono dotarsi di una tessera e acquistare generi alimentari in cambio di lavori socialmente utili. Il diritto al cibo per tutti viene messo tra parentesi e subordinato a uno scambio con delle attività che svuota di significato le parole mutualismo e solidarietà.

A Roma le scuole che accolgono oltre 50.000 bambini di età compresa tra 0 e 6 anni sono rimaste al palo, come nel resto d’Italia. La giunta Raggi ha costituito una task force di esperti per valutare la possibilità di riaprire da giugno per i centri estivi, coinvolgendo esponenti dell’amministrazione ed esperti esterni. Si è dimenticata però di fare quello che sarebbe stato indispensabile: intervenire sull’edilizia scolastica e rendere utilizzabili gli spazi interni e le aree esterne dei plessi, lasciati all’incuria e all’abbandono come il territorio circostante, che debitamente curato potrebbe fornire molteplici opportunità di didattica in alternanza.

A Roma, con le sofferenze sociali in aumento per il Covid-19, la Giunta Raggi non ha ancora fornito a molti cittadini con i requisiti i buoni spesa finanziati dal governo nazionale, mentre sconta altrettanti ritardi sui buoni affitto istituiti dalla regione Lazio.

A Roma, in un contesto urbano reso deserto per due mesi dal Covid-19, la Giunta Raggi ha realizzato rarissimi interventi sulla rete stradale malconcia, sulle poche piste ciclabili deteriorate, sui mezzi pubblici malridotti - al punto da dover ritirare 91 autobus perché difettosi-, sui cassonetti dei rifiuti e le aree limitrofe intorno a cui di frequente danzano topi e planano volatili.

Roma ha bisogno di un cambiamento radicale, non di bugie e mistificazioni

La Giunta Raggi è consapevole di essere all’epilogo e gioca la carta disperata di spostarsi di lato per far ricadere su altri le responsabilità. In quest’ottica vanno lette le task force che ha voluto per affrontare l’emergenza su scuola e sociale: sono qualcosa a metà tra operazioni di facciata e chiamate in correità dei municipi, peraltro improvvisate in spregio a organi istituzionali pur esistenti e mai fatti funzionare come la Consulta dei presidenti. Almeno gli Enti di prossimità amministrati dal polo progressista le denuncino per quello che sono ed escano dalla trappola di un collaborazionismo dell’ultima ora che rischia solo di intorbidire le acque e aumentare la confusione della città reale.

D’altronde, che altro dovrebbe fare la giunta Raggi per dimostrarsi inaffidabile e irrecuperabile?

Il tempo delle promesse, delle bugie, delle giustificazioni e dei rimandi è finito. Vanno gettate le basi per l’alternativa, per la partecipazione allargata, per il coinvolgimento degli attori sociali, culturali, economici e politici, per la riprogettazione della città pubblica, per l’individuazione di indirizzi e strategie con cui disegnare il futuro. Con questi obiettivi si può - e si deve - discutere con l’intero arco delle forze democratiche e con tutte le singole persone, a partire dall’esigenza di discontinuità e cambiamento radicale necessari a Roma.

* Andrea Catarci, coordinatore del Comitato scientifico di Liberare Roma

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