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Roma
Coronavirus Roma, Virginia Raggi come il premier Conte: governa da sola

di Cristina Grancio *

Due giorni fa, il 21 marzo alle ore 23:32, si comprimevano i diritti costituzionali degli italiani, tutte le trasmissioni si interrompevano per trasmettere una diretta Facebook, quella del Presidente del Consiglio Conte con cui comunicava alla nazione il blocco totale delle attività produttive come argine per tentare di porre rimedio alla pandemia del Coronavirus.

 

Le modalità della comunicazione adottate dal Presidente Conte sembrano contenere il marchio di fabbrica della Casaleggio&associati: l’uso di uno strumento scevro dai palinsesti e/o da condizionamenti di diversa natura, la scelta, non casuale, di un orario tardo ed insolito. Alle 23:30 le redazioni dei giornali avevano già impaginato, consentendo la sola modifica della prima pagina e poco più, gli studi delle trasmissioni televisive di approfondimento avevano già spento le luci; seguirà solo poi tutta la notte una ripetizione costante dello stesso messaggio del Presidente del Consiglio che ricordava il fatto che dobbiamo rinunciare per un ulteriore periodo alle nostre “abitudini”, ripetendolo due volte. Non è un lapsus, quello di Conte, ciò che ci viene ristretto sono diritti fondamentali non mere abitudini - la libertà di movimento, di aggregazione, di riunione, di lavoro – come tenta di farle passare.

Non solo, il Governo prima di redigere il provvedimento definitivo, preferisce diramarlo mediante Facebook; anche questo passaggio non è stato casuale, non è la prima volta, anche il primo decreto ha visto sposare le medesime modalità, facendo mera comunicazione senza contenuti specifici.

Senza un confronto Parlamentare né stampa si raggiunge il risultato di trasformare gli eletti della Repubblica in meri spettatori passivi di decisioni di portata storica.

Queste modalità hanno il medesimo DNA di quelle già vissute a Roma con l’esempio principe dell’annuncio dell’accordo raggiunto per lo stadio della Roma di Tor di Valle, che la sindaca diede sulle scale del Campidoglio senza un confronto con la maggioranza con il solo obiettivo di tacitare ogni dissenso alla volontà espressa dal Primo Cittadino.

Gli annunci paternalistici del Presidente Conte sembrano avere come unici destinatari le famiglie italiane, ma il tempo che intercorre tra la mera comunicazione e l”emanazione del decreto lascia volendo uno spazio temporale a quei soggetti politici e/o imprenditori che a febbraio inneggiavano #Milanononsiferma, #L’Italianonsiferma.

La situazione è grave ed il rigore istituzionale era ciò che avrebbe dovuto accompagnare scelte politiche di compressione dei diritti costituzionali fondamentali mai viste di nella storia della Repubblica, invece le modalità comunicative adottate sono il frutto dell’assenza di quella trasparenza e condivisione con cui Conte ci incanta nell’incipit del suo discorso.

* Cristina Grancio, consigliere DemA Gruppo misto

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