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Roma
Corruzione all'Atac: assolto ma l'azienda gli nega lo stipendio congelato

Corruzione: Atac assolto con formula piena dopo 15 mesi di battaglia legale ma l'azienda gli nega gli stipendi congelati e le spese legali. Accade a Roma e solo all'Atac, la società dei trasporti che “ruba” col suo sistematico disservizio il tempo dei romani e quando si tratta dei dipendenti li tratta come “nemici”.

E' la storia di Emanuele B. ex funzionario della Direzione Sicurezze Ambiente, raggiunto da un avviso di garanzia nel gennaio 2020 per corruzione e turbativa d'asta per la gestione di alcuni appalti. Dopo la visita della Guardia di Finanza a casa e in ufficio, Emanuele B, è stato “accompagnato alla porta del deposito” e cacciato dall'azienda con tanto di congelamento dello stipendio.

Dalla mattina alla sera senza lavoro e senza stipendio

Sposato e padre di due figli, si è trovato dalla mattina alla sera senza lavoro, senza stipendio e senza la possibilità di cercare un'altra occupazione poiché aveva aperta “una posizione” Inps e con davanti un calvario giudiziario da affrontare comprensivo di spese legali. L'azione di Atac è obbligata dal famigerato “Regio Decreto dell'8 gennaio 1931”, il compendio di leggi che ancora oggi norma la vita degli autoferrotranvieri e che nessun Governo ha mai voluto aggiornare e che prevede la “sospensione dal servizio e dalla paga”, anche per chi è raggiunto da un avviso di garanzia e che invece i legali dell'Atac interpretano come una pre-condanna. A titolo di “aiuto” gli concedono una specie di “assegno familiare” per evitare che dipendete e familiari siano costretti a rivolgersi alla Caritas per mangiare”.

 

Assolto con formula piena e Atac e Comune non fanno ricorso

Quasi due anni dopo, Emanuele B. decide di accelerare i tempi processuali, chiedendo il rito abbreviato dal quale esce con l'assoluzione con formula piena. Nè Atac, tantomeno il Comune di Roma che si erano costituiti parte civile, fanno ricorso e così la sentenza passa automaticamente in giudicato. Secondo la legge, il signor Emanuele B. non aveva mai commesso i fatti che gli erano stati contestati nell'inchiesta.

Dovrà fare una causa per riottenere gli stipendi

Un'azienda normale lo avrebbe immediatamente reintegrati nel posto di lavoro e si sarebbe affrettata a restituire gli stipendi congelati e anche a rifondere le sperse legali, visto che il giudizio era stato intentato per cause di lavoro, ma l'Atac no. Anzi, aspetta 15 giorni prima di restituire la dignità e lavoro al suo dipendete e solo dopo le pressioni dell'avvocato. Il tempo passa e Atac fa finta di niente sino a quando il dipendente non lascia l'azienda. “Ora dovrò rivolgermi al Tribunale Civile – spiega Emanuele B. - per avere ciò che era mio, visto che Atac non risponde neanche alle Pec”.

La storia finisce alla Corte dei Conti

Affaritaliani.it ha provveduto a segnalare la vicenda all'azienda che ha replicato con un secco no commento. Copia di questo articolo verrà trasmessa alla Corte dei Conti per valutare l'ipotesi di un danno erariale da parte di dirigenti e funzionari che ignorano volutamente i diritti.

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