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Roma
Dramma neve, niente sci per i romani: montagne fiorite, si va in Abruzzo

di Federico Bosi

La neve non c'è ed a fine gennaio tutti gli impianti sciistici del Lazio sono ancora chiusi. È un dramma la stagione 2020 per le montagne storiche dei romani, luoghi “sacri” in cui i cittadini emigravano nelle giornate di sole invernale: non si superano i 10 centimetri di neve. Romani costretti ad arrivare al Gran Sasso per sciare.

 

Da Monte Livata, a Campo Staffi, passando per Campaegli e Campo Stella: sulle piste da sci del Lazio è primavera, o quasi. Le pressoché totale assenza di pioggia, e di conseguenza neve, dell'ultimo mese non ha permesso agli impianti di aprire i battenti ed ha addirittura costretto diversi maestri da sci a spostarsi verso le alpi per poter esercitare la loro professione. Esattamente 365 giorni la situazione era opposta, con tutti gli impianti aperti e ricchi di neve.

La disperazione di Monte Livata, Subiaco

“Siamo disperati, al momento la neve non è sufficiente e tutti i nostri impianti sono ancora chiusi – spiega Domenico Petrini, direttore della stazione sciistica di Monte Livata –. È e sarà una stagione difficile. La situazione è drammatica, a terra ci sono si e no 10 centimetri di neve e noi qui al Livata non abbiamo innevamento artificiale. Le previsioni dicono che nella prima decade di febbraio potrebbe arrivare un cambio climatico che porterà la neve e potrebbe finalmente permetterci di aprire le piste. Al momento però il danno economico che stiamo riscontrando è enorme, sia per noi che per tutte le attività a noi connesse come i ristoranti, gli alberghi ed i commercianti”.

A Campo Staffi, Frosinone, le piste come in primavera

Situazione analoga anche Campo Staffi, nel comune di Filettino (Frosinone). Qui i centimetri di neve sono ancora minori rispetto a quelli riscontatati vicino Subiaco. “Da noi non è inverno, è primavera – fanno sapere direzione degli impianti. Chi guarda le nostre piste può tranquillamente pensare che la stagione sia finita, mentre in realtà non è neanche iniziata. Il danno economico è al momento impossibile da calcolare, ma è sicuramente molto ingente. Martedì sono previsti cinque massimo sei centimetri di neve. Qualora fosse vero e si riuscisse arrivare poco sopra ai 15 sarebbe un miracolo tale da permetterci di aprire un impianto. Per le piste più importanti e complicate però servono tra i 50 ed i 70 centimetri di neve. È difficile credere che quest'anno ci si possa arrivare”.

I romani costretti a spostarsi fino in Abruzzo per poter sciare

E così i romani per poter sciare sono, al momento, costretti a spostarsi di oltre 160 chilometri ed arrivare fino al Gran Sasso. Lì le stazioni sono aperte, anche non tutte: “Abbiamo potuto aprire solamente 3 piste su 9 – racconta il Centro turistico del Gran Sasso –. La non è tanta ma si può sciare in questa manciata di tracciati. Per poter aprire anche le altre piste bisognerà però aspettare che arriva un bel carico di neve altrimenti bisognerà ancora aspettare”.

Un'altra alternativa è il triangolo bianco Roccaraso, Rivisondoli, Pescocostanzo. Anche qui la neve si è fatta desiderare, ma si scia. Spiega il sindaco di Pescocostanzo, Roberto Sciullo: “La stagione è andata bene: si scia sulla neve artificiale sia a Roccaraso che a Pescocostanzo. Hotel pieni soprattutto nei week end. Sabato per trovare un posto dove mangiare ho fatto diversi giretti. La seggiovia mi ha detto che Natale ha fatto +40% rispetto allo scorso anno e contiamo di chiudere a fine marzo la stagione. I nostri dati sono tutti positivi: anche se abbiamo ridotto il numero dei parcheggi a pagamento, siamo passati da 25 mila euro di incasso del 2018 a 33 mila del 2019 e la produzione dei rifiuti, nonostante la differenziata in aumento, è aumentata. Le previsioni poi sono ottimistiche, la stagione si è allungata ed è cresciuto il turismo internazionale da Inghilterra, Israele, Danimarca e Germania che spesso viene a ridosso della stagione di punta estiva e invernale”.

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