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Roma
Drone mania, volare sul Colosseo e aeroporti si può. Ma occhio alle mappe fake
Droni

Si può volare con un drone sul Colosseo? E sugli aeroporti di Ciampino, Fiumicino e Malpensa? A leggere le mappe ufficiali rilasciate dall'Enav sul sito D-Flight, pare proprio di sì. Si può decollare ovunque quindi tranne che sul Vaticano, unica zona indicata chiaramente in rosso.

Peccato che si tratti di un fake voluto da Enav, perché le mappe vere sono destinate solo agli utenti registrati al nuovo sistema di gestione degli aeromobili a pilotaggio remoto, per i quali anche lo Stato si prepara a incassare un po' di soldini, affittando di fatto lo spazio aereo a semplici appassionati o società commerciali.

L'errore sintattico sulle cartografie “intelligenti” rilasciate due giorni fa sul sito ufficiale dedicato agli “aeromobili a pilotaggio remoto”, è così palese da rischiare di trarre in inganno gli oltre 100 mila italiani che sono in possesso di quadricotteri o similari e che tengono in casa una flotta di circa 250/300 mila apparecchi con i quali esplorano per passione, o per lavoro, cielo e terra. E se le previsioni di vendita per Natale 2019 verranno confermate, la flotta rischia di raddoppiare in pochi giorni. Inoltre il super boom dei droni porterà ancora più caos nell'interregno tra il vecchio regolamento e il nuovo che entrerà parzialmente in vigore a marzo e definitivamente a luglio.

Poniamo che una persona voglia valutare pro e contro per l'acquisto di un drone per fare foto, riprese o semplici voli ad uso amatoriale e questo per il prossimo Natale. L'unica speranza che ha di non incorrere in procedure farraginose e costose è quella di acquistare una nota marca cinese leader mondiale che ha prodotto un modello di peso inferiore ai 250 grammi. Poniamo allora che voglia vedere dove è possibile volare nella sua città. La strada è quella di collegarsi al sito ufficiale dell'Ente che sovraintende all'aviazione civile per verificare attraverso le mappe ufficiali le “no fly zone” o quelle con prescrizioni specifiche. E qui la sorpresa. I furbetti dello Stato hanno societarizzato l'iter autorizzativo varando una società per azioni che si occupa solo di questo. Ne fanno parte l'Enav, Leonardo e Telespazio con quote che non sono pubbliche a meno di fare una visura camerale.

Da qui si entra nelle mappe del cielo italiano ma appare tutto “free”, tranne il Vaticano e le strade ed autostrade contrassegnate dal rosso. Il resto è in chiaro, come se anche un ragazzino di 17 anni, potesse far alzare un drone da viale Coccia di Morto e sorvolare una delle piste di Fiumicino. Il trucco appare a furia di navigare. D-Flight S.p.A per poter distribuire le mappe ufficiali richiede una registrazione obbligatoria con tutti dati sensibili, alcuni dei quali si possono anche ingannare, come ad esempio la residenza. Non avendo collegamenti con la toponomastica di Roma, chi scrive si è registrato come residente in “via le mani dal naso” e il sistema lo ha accettato. Le intenzioni commerciali della D-Flight appaiono chiare chiare: con la scusa della sicurezza aerea e in totale assenza di una legge specifica, vuole costruire un immenso archivio di possessori individuali di droni per arrivare alla prima scadenza di legge di marzo, quando per volare scatterà il conto alla rovescia: pagare per il corso on line, pagare per il codice Qr e pagare l'assicurazione obbligatoria. E per chi con i droni ci lavora, D-Flight ha varato anche una speciale moneta del cielo chiamata D-Coin dove a ogni coin da 1 euro viene applicato l'imponibile di 0.82 cent.

Da luglio poi non ci sarà più differenza tra uso amatoriale (al parco col cane) oppure in volo per riprese cinematografiche, cartografiche o legate all'agricoltura o al controllo del territorio: per l'Unione Europea, chi si alza in volo deve pagare, indipendentemente dall'uso che se ne fa. E chi ci guadagna sono solo i cinesi che hanno messo sul mercato l'apparecchio sotto soglia di peso e che opportunamente taroccato può volare sino a 400 metri di altezza e 4 chilometri di distanza dall'operatore. Oltre ovviamente alla Spa del Gruppo Enav.

Sulla rete monta la protesta: su un gruppo di appassionati di Facebook è apparso questo messaggio: “NON EFFETTUARE PAGAMENTI SUL SITO D-FLIGHT! Abbiamo testato il sito D-Flight nell'ulteriore versione riproposta ieri. Ci sono problemi significativi (formali, fiscali) con le registrazioni. Ne abbiamo segnalati alcuni tra i più significativi al Gestore. Il Gestore del sito ha ammesso che il sistema delle registrazioni è errato. Ha chiesto di informare tutti che almeno fino alla fine di marzo è meglio non effettuare alcuna iscrizione, registrazione, pagamento. Anche perché, come la storia del sito ha dimostrato con i fatti negli ultimi anni, è praticamente certo che emergeranno ulteriori necessità di aggiustamenti per cambi di regole e recupero di errori. Ribadiamo quindi che ci è stato chiesto di informare tutti di NON ISCRIVERSI, NON REGISTRARE DRONI E NON EFFETTUARE PAGAMENTI almeno fino a tutto marzo 2020”.

Peccato che senza registrazione le mappe non siamo visibili. Quanto vale per D-Flight il giochetto dei droni? Sei euro moltiplicati per diciamo 250 mila droni che fa 1,5 mln di euro. Se poi aggiungiamo le assicurazioni che saranno obbligatorie da luglio e che per ora sono una giungla dove si oscilla tra i 100 e i 300 euro senza alcuna norma che differenzi tra dimensioni e costo, ecco che il drone diventa un affare. E non per chi lo acquista. Molto meglio stare con i piedi per terra. Condividete, come si dice su Fb.

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