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Roma
Duello Raggi-Giachetti: è lo scontro tra due mondi ortogonali

di Fabio Carosi


Raggi contro Giachetti e Giachetti a rincorrere il Movimento Cinque Stelle. E' vero show televisivo con domande incalzanti, risposte fuorvianti, pochissime concessioni all'avversario e qualche frecciatina ai limiti della "fecciatina". Si parla di toponomastica di agriturismo e poco di soluzioni ai problemi. Ma è sempre show
Tra i due contendenti vince Roma che in alta qualità digitale mostra il tramonto rosso, rosa e il cielo che passa dall'azzurro al blu. Chiunque sarà sindaco domenica dovrà fare i conto con una città spossata da una competizione elettorale partita a novembre 2015 e che alla mezzanotte del 19 giugno sposterà le sue croci sulla testa di uno dei due.
Chi vince? Raggi e Giachetti sono due mondo completamente diversi e ortogonali nel pensiero: dalla monnezza, all'Atac; dagli asili nido al debito monstre da rinegoziare con la Cassa depositi e Prestiti che si è scoperto "lucrare" sul Paese con tassi di interesse che sono ormai lontani dalla realtà in cui il costo del denaro è talmente basso da invogliare a nuovi debiti.
Gli antipodi si misurano dal look all'appello finale. La bella Virginia è sempre più perfetta nell'aplomb e nella riscoperta un po' tardiva della femminilità offuscata dalla stagione barricadera che l'ha portata in Campidoglio come consigliere comunale. Non c'è risposta che non sia preceduta da una protasi meccanica rivolta al conduttore, quel "senta, guardi" che in realtà dovrebbe essere pane per i telespettatori e che invece finisce diritto nel cuore "feroce" del conduttore Gianluca Semprini. Dietro la Raggi c'è il trucco e il parrucco ma anche ore di ripetizione civica che si riassumono nel ritornello, "avete governato voi sino ad oggi...".
Senza mai guardare le telecamere, rompe l'apnea, prende fiato e ondeggia: "Noi ci impegniamo per far cambiare verso a questa città e a questa società che per troppi anni è stata dimenticata e ha avuto sindaci che rispondevano ad altre logiche e con le intercettazioni di Mafia Capitale è tutto chiaro a tutti i romani".
Riprende fiato, mano sinistra che avvolge i capelli luminescenti dietro l'orecchio e riparte: "Quello che si deve fare è iniziare ad aggredire gli sprechi e le sacche di privilegio e queso posso dirvi che lo può fare solo una forza politica che ha le mani libere.. che non ha finanziatori occulti". quindi il sogno di una città bella da vivere grazie al "programma scritto coi romani".

 


Dell'uomo con la barba incolta e un po' trasandato resta solo lo scooterone con il quale Roberto Giachetti entra in Campidoglio. Trucco minimal, quanto basta per evitare il riflesso delle luci sulle prevedibili gocce di sudore e una barba ai minimi termini, curata e ordinata: sembra addirittura più giovane.
La seconda "visione di Roma" si riassume nell'appello che somiglia allo scontro finale tra le lezioni per andare in tv e chi tenta l'invasione dei pixel con il cuore. Bene Rettighieri sull'Atac, bene Fortini sull'Ama ma solo come inizio di un lavoro che dovrà "inevitabilmente cambiare proseguendo sul piano della riorganizzazione". Nell'aria c'è l'ombra di Francesco Paolo Tronca, il reggente di Roma che è riuscito in tre-quattro mosse che hanno cancellato l'inerzia della politica e che ha puntato solo a rimettere ordine, tracciando un solco di efficienza sul quale Giachetti si infila come solo uno scooterista potrebbe far con le due ruote incastrate in un binario. Infine, l'asso nella manica. L'appello al voto diventa una serenata romantica alla città, un "je t'aime" che se non lo porterà in Campidoglio gli regalerà una citazione negli annales. Guarda la telecamera e senza indugio cerca l'anima dei romani: "Ho girato tanto, ho incontrato tanta rabbia e so che quella rabbia è una rabbia rivolta alle responsabilità che la nostra parte politica ha avuto. Ma io penso che bisogna guardare al futuro perché con la rabbia non si va da nessuna parte. Adesso noi dobbiamo disegnare la Roma dei prossimi anni".
L'affondo: "Ho fatto un'intera campagna elettorale mettendoci tuta la passione del mondo, tutta la forza che potevo avere. Vorrei semplicemente occuparmi di Roma e se voi mi darete questo grande onore sarà la realizzazione del più grande sogno della mia vita". Una specie di promessa giuramento che lo rende così terribilmente umano.

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