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Roma
Edith Piaf torna sulla scena. Amori, bordelli, morfina, alcol, l'ultimo canto

La vita di Edith Piaf tra morfina, amore, bordelli, liti, furia, lutti, risate, solitudine, arte, alcol, gioia, canzoni.


La sua voce è il simbolo di un'epoca e ha il sapore di quella Francia ferma nel tempo, dove gli chansonnier vivevano ben oltre la loro vita terrena.
Così, con le sue eterne canzoni e con una storia pregna di luci e molteplici ombre, Édith Piaf rivivrà in Via Giulia, all'Off/Off Theatre, dal 28 Novembre al 10 Dicembre con lo spettacolo “Edith Piaf, L’Usignolo non canta più”, nell'inedito testo di Melania Giglio, interprete insieme a Martino Duane, per la regia di Daniele Salvo, le scene di Fabiana Di Marco e i costumi di Giovanni Ciacci, prodotto da Marioletta Bideri per Bis Tremila s.r.l.

Siamo nel 1960 nell'appartamento di Édith, un'anticamera della fine, in una casa che ha l'aspetto consumato dalla vita e dalle difficili vicende che hanno coinvolto la cantante. Una serie di eventi negativi hanno segnato col dolore il corpo di questa piccola donna: lutti, incidenti, amori, liti, solitudine, alcol, gioie, successi e canzoni. Tutto si è abbattuto sull'usignolo come un uragano, rendendola sempre più provata fisicamente ed emotivamente.
L'usignolo non canta più. L'artrite l'ha resa gobba, l'alcol e i medicinali l'hanno resa gonfia e senza capelli. I lutti hanno ferito la sua voglia di vivere. Ma improvvisamente qualcuno bussa alla sua porta e arriva a profanare questo "buio": è Bruno Coquatrix, l'impresario del celebre Olympia, che la prega di risollevare le sorti dello storico teatro parigino. Pian piano Édith si rianima, si tinge i radi capelli di rosso arancio, tira fuori le sue piccole e nere vesti di scena e l'amore per la vita e per la musica riprende il sopravvento, in una di quelle esibizioni che passerà alla storia.

Lo spettacolo ripercorre attraverso un testo inedito e mai rappresentato, i giorni che precedettero la storica esibizione di Édith Piaf sul palco dell'Olympia, dalla fine del 1960 sino alla primavera del 1961. Questo racconto, arricchito da canzoni eseguite rigorosamente dal vivo, tra le altre L'accordéoniste, La Vie En Rose, Milord, vuole essere un omaggio ad una delle voci più belle e strazianti della canzone moderna.

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