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Roma
Elezioni Abruzzo, Marsilio compatta il centrodestra: "Il Governo? Un'anomalia"

di Fabio Carosi

Elezioni Abruzzo 19, un romano doc ma col sangue abruzzese corre per la presidenza della Regione. La parabola di Marco Marsilio, “fratello d’Italia” e gemello dell'ex assessore comunale di Alemanno, Laura Marsilio, è la vera novità che potrebbe arrivare dalle urne di domenica 10 febbraio.

 

Scontato il Pd Legnini, abruzzese doc; scontata la Cinque Stelle Sara Marcozzi e persino il candidato di Casapound, movimento ormai presente in ogni tornata elettorale, è il senatore di Fratelli d'Italia la vera novità. Un po' perché è un romano, molto perché è riuscito a confermare il trend che vede Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia uniti nelle amministrative mentre Matteo Salvini, siede a Palazzo Chigi col Movimento di Luigi Di Maio.

Marsilio per chi abita a Roma è una vecchia conoscenza, cresciuto a pane e politica nel laboratorio di Alleanza Nazionale prima e Fdi dopo. Nato e politicamente esploso nella zona di piazza Malatesta al Prenestino, laureato in filosofia, fa tre giri come consigliere comunale e poi si getta a capofitto nell'avventura di Fdi che lo candida come capolista al Senato alle ultime elezioni, una rivincita rispetto al 2013 quando era arrivato “primo dei non eletti”. E ora l'Abruzzo, guardato a vista da tutta Italia perché considerato test elettorale per misurare l'effetto che fa la “strana alleanza” del centrodestra unito dopo  il rodaggio del Governo Lega-Cinque Stelle.

Allora senatore Marsilio, Fdi con Lega e Fi, contro Pd e 5 Stelle e Casapound: è cosciente che quesa “strana alleanza” potrebbe riscrivere la politica di questo Paese?

“Io non capisco perché tanta attenzione all'alleanza o meno alla Regione Abruzzo. Abbiamo votato in Molise e Friuli a giugno e sempre il centrodestra governa in Liguria, Sicilia, Molise, Lombardia e Friuli. Solo il governo nazionale è un inedito, una cosa distonica rispetto al quadro politico nazione e causato da un'elezione che non ha dato una maggioranza. Abbiamo rischiato il Monti bis con Cottarelli e la Lega ha fatto questa scelta. La cosa strana è il governo nazionale”.

Se dovesse vincere il Pd, secondo lei sarebbe l'inizio della rinascita della sinistra?

“Se vincesse Legnini? Sarebbe la prova dell'esistenza di Dio, i miracoli esistono”.

Se dovesse invece vincere il Movimento, cosa potrebbe accadere nel rapporto con la Lega?

“Se dovesse vincere il 5 stelle il problema principale è quello che accadrebbe all'Abruzzo. Già visto a Roma e a Torino: decrescita infelice  e triste declino”.

E se invece riuscisse nel colpaccio di portare il centrodestra unito alla guida dell'Abruzzo, che effetto avrebbe sull'alleanza Lega-M5S?

“Penso che quello che accade nelle regioni prescinde dagli equilibri. L'ulteriore esperienza di successo del centrodestra potrà dare un motivo in più alla Lega per togliersi di torno questi estenuanti grilini che frenano il Paese”.

Un romano – anche se con dna abruzzese (la sua famiglia è di Tocco da Casauria, ndr) - presidente di Regione, in Abruzzo, come viene percepito?

“Vien percepito bene, tant'è che la maggioranza degli abruzzesi voterà per me. Viene percepita la positività del messaggi di chi ha l'Abruzzo nel cuore e nel sangue e torna nella sua terra. Terra da dove troppi scappano”.

Chi teme di più: il radicamento di Legnini o il vento del cambiamento di Sara Marcozzi?

“Il vento del cambiamento non lo temo, anzi ci porterà alla vittoria. Francamente non temo nessuno ma rispetto gli avversari".

Dia un motivo alla colonia di abruzzesi che vivono a Roma per spingere parenti e amici a votarla

“L'Abruzzo è una terra eccezionale e piena di eccellenze soffocate dalla solita burocrazia; soffocata da un ritardo drammatico delle infrastrutture. Mancano porti, aeroporti, strade e ferrovie degne di questo nome e la regione è in svantaggio rispetto al resto del mondo. La sopravvivenza delle imprese è un miracolo. A fine lavoro sarà una delle Regioni più ricche d'Italia”.

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