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Roma
Elezioni Roma 2021: la rivoluzione parte dai Municipi, dimenticati da Raggi

di Andrea Catarci *

Elezioni Roma 2021, Sabrina Alfonsi e Giovanni Caudo, dalle presidenze del Municipio Roma I e Roma III, si dichiarano pronti a seguire le orme di Amedeo Ciaccheri, il Presidente del Municipio Roma VIII che da tempo ha rotto gli indugi e con il progetto “Il sogno più grande: liberare Roma” ha iniziato a elaborare una proposta per la città: intendono candidarsi anche loro alle primarie di coalizione per scegliere il prossimo sindaco, in vista delle elezioni amministrative della primavera 2021.

Le esperienze di governo territoriale stanno quotidianamente a contatto con la sofferenza diffusa e la difficoltà a vivere dignitosamente, moltiplicate esponenzialmente dal coronavirus. Cercano di produrre buona amministrazione ma soprattutto di mantenere la coesione e la vivacità delle comunità locali, puntando sulla relazione con le realtà civiche, di movimento, sociali, culturali, economiche. Tentano di destreggiarsi tra problematiche strutturali e emergenze contingenti. Per farlo devono bypassare le inadeguatezze dell’attuale giunta comunale che ricadono su ogni quartiere, dal centro alle periferie esterne al gra, nessuno escluso: basti pensare alle vicende recenti dei buoni spesa e dei buoni affitto, attesi come salvifici da tanti nuclei familiari e incagliati cinicamente nella retorica e nella confusione burocratica. Avvertono l’urgenza di cimentarsi in un confronto pubblico sulle strategie future, sulle discontinuità necessarie, sulle questioni di merito e di metodo, di elaborare una proposta politica che, in termini di programmi e di persone, sia in grado di battere i tanti avversari che si hanno di fronte: la sfiducia verso tutte le classi dirigenti, la convinzione che sul terreno dell’amministrazione non si sappiano fornire soluzioni per la collettività, il rancore e le guerre tra ultimi e penultimi della scala sociale, la pretesa continuista dello s-governo Raggi, la forza delle destre nel corpo sociale. Manca meno di un anno, il lockdown da coronavirus ha sottratto alcuni mesi alla contesa e improvvisamente, in mezzo alla fase 2 e alla vigilia dell’estate, il tempo stringe mentre le solitudini e la frammentazione crescono, insieme alla carenza di beni di prima necessità e all’esplosività della questione abitativa. I municipi fanno un passo avanti, assicurando di non accettare ruoli da comprimari, guardando alle contraddizioni reali, suonando la sveglia ai partiti e agli ambienti culturali e politici di cui fanno parte, fermi nella ricerca di qualche nome importante che possa risultare decisivo e che non è dato scorgere all’orizzonte.

Serve un nuovo patto con la città, basato su democrazia, condivisione e primarie

Arrivati a questo punto è il caso di mettere nero su bianco alcuni punti fermi, indicando un approccio. A Roma servono le primarie, sono un passaggio irrinunciabile per favorire il protagonismo del variegato arcipelago democratico, nell’assunzione d’impegno verso la città, nella ricerca del consenso su idee e azioni, nella definizione di una pratica di partecipazione-condivisione che dovrà cercare forme inedite di espressione per accompagnare, indirizzare e quando serve mutare la direzione del governo cittadino. Vanno fatte entro novembre, sulla base di un confronto pervasivo di quartieri, lavori, rappresentanze e categorie che già deve portare con sé i diversi elementi da sintetizzare nel futuro programma, in modo da avere la possibilità di utilizzare il 2021 per dispiegare la campagna in uno sforzo unitario. Nessuno ne è esonerato, tantomeno per appartenenza alla casta, la credibilità va verificata e guadagnata sul campo, perché nessun “papa straniero” garantisce la vittoria, tantomeno la successiva capacità di governo e cambiamento: se si ha maggiore autorevolezza, profilo prestigioso e una biografia più credibile si partirà favoriti, comunque gareggiare con esponenti radicati nei territori darà un’opportunità importante di conoscenza da mettere a valore, in ogni caso occupare con idee e passione le strade e le piazze rafforzerà il consenso dello schieramento tutto.

Vanno organizzate sia per il Campidoglio che per le presidenze dei municipi: Roma è un insieme di città, una Capitale per cui i 15 municipi sono già qualcosa di eccessivamente vasto e complesso per essere azzerati dentro un indistinto metropolitano. In ognuno di essi va sviluppata una strategia specifica e vanno attivati percorsi endogeni interpretati dalle soggettività locali, stimolate, rafforzate e coordinate dal centro. Poi dovranno venire anche le modifiche finalizzate a razionalizzare l’assetto della macchina istituzionale, dopo.

La Raggi si ricandida, dopo aver maltrattato Municipi e esperienze eccellenti

In queste stesse settimane la Sindaca Raggi ha espresso la volontà di candidarsi per il secondo mandato. Lo ha fatto rivendicando i suoi risultati immaginari e arrogandosi poteri assoluti per imporre la restaurazione nel Municipio Roma IV: l’ex Presidenta M5s Roberta Della Casa, sfiduciata all’unanimità dal consiglio ma legata alla prima cittadina, è stata scelta come delegata, come era accaduto poco più di un anno fa nel Municipio Roma XI con l’ex Presidente Mario Torelli. All’ente di prossimità viene negata persino la facoltà di rifiutare democraticamente la propria figura apicale che, mandata via dalla porta, viene fatta rientrare dalla finestra, a spregio della ragionevolezza. Dal primo giorno il M5s capitolino non ha creduto nei municipi e ha trattato da sudditi i presidenti e le maggioranze locali, private di ogni autonomia e valenza in una lunga serie di atti di delegittimazione, che non si sono arrestati nemmeno al verificarsi delle crisi nei Municipi III, IV, VIII e XI.

A loro volta, gli esponenti municipali si sono adattati al ruolo di esecutori ossequiosi degli ordini e si sono fatti notare solo per l’accanimento contro esperienze e servizi preziosi per la collettività: si ricordino al proposito gli sgomberi delle occupazioni socio-abitative, l’azzeramento di luoghi di aggregazione come lo studentato Alexis con l’annessa libreria Piuma di Mare, la persecuzione di esperienze storiche come La Casa internazionale delle Donne, Lucha y Siesta, il centro sociale Corto Circuito, le minacce inoltrate in maniera pretestuosa a tanti presidi sociali, tra cui la palestra popolare San Lorenzo, Celio Azzurro, l’associazione “A Roma Insieme”, i centri sociali Auro e Marco, Esc, Astra, Intifada. Neanche in questo frangente segnato dal covid19 hanno risparmiato uno stillicidio di azioni insensate e distruttive: nel Municipio Roma V, dopo oltre un anno e mezzo di iter, il bando per aggiudicare due centri interculturali per bambini e ragazzi al Pigneto e a Tor Sapienza si è concluso con un nulla di fatto, lasciando senza servizi circa 350 famiglie; nello stesso municipio, a Centocelle, a quasi un anno e mezzo di distanza dallo sfratto subito dall’Alveare, il coworking con spazio baby che si era affermato come esperienza eccezionale di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, si è riusciti soltanto a promuovere un bando per una ludoteca; nel Municipio Roma XI, a Magliana, rischia di chiudere la scuola popolare di Musica Arvalia, attiva dal 2008, con centinaia di iscritti e quasi una trentina di dipendenti tra insegnanti e personale di segreteria, perché la proroga è scaduta e una nuova gara non c’è ancora.

Le quindici città di Roma si devono rimettere in cammino

Bisognerà recuperare le posizioni perdute. Negli anni passati i municipi, pur scontando sempre la diffidenza di sindaci e giunte comunali, con il personale e i bilanci clamorosamente insufficienti e l’inesistente autonomia patrimoniale, si erano mano a mano consolidati come l’ossatura della macchina capitolina, in primis per il rapporto diretto e costante con la cittadinanza e la capacità di problem solving accresciuta sul campo. Erano diventati i centri propulsori di percorsi identitari e di esperienze di governo locale improntate alla partecipazione, rinvigorendo legami nei quartieri e tra i quartieri. Devono tornare in fretta a essere tutto questo, tratteggiando gli elementi concreti della trasformazione, con progetti di recupero e riqualificazione, di valorizzazione sostenibile dell’ambiente urbano, di sviluppo economico e occupazionale, di espressività culturale, con un utilizzo virtuoso di patrimonio immobiliare e beni comuni, restituendo il senso di un cambiamento possibile e realizzabile in tempi brevi. Si può fare: una volta liberata dallo sgoverno della Raggi Roma va trasformata a partire dai suoi municipi. Forza Roma

* Andrea Catarci, coordinatore del Comitato scientifico di Liberare Roma

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