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Roma
Elezioni Roma, che fine ha fatto il centrodestra? Bertolaso si sfila

di Alessio Garofoli

La griglia dei candidati per le elezioni di Roma, spostate a ottobre, è quasi completa. Raggi c'è, Calenda pure, Gualtieri quasi. E il centrodestra, che ha ottimi sondaggi? Aspetta di trovare la quadra, con il sì di Guido Bertolaso. Che ancora oggi viene invocato da Salvini e Tajani. Ma che ribadisce: io non ci sto.

Roberto Gualtieri, lanciato ieri informalmente da ambienti interni al Nazareno che volevano calcare la mano, e poi stoppato da Enrico Letta, è solo l'ultima delle vittime dell'eterna guerra di correnti che del Pd è un prodotto Doc. Ma alla fine è più che probabile che la sua candidatura ci sarà, magari passando per le primarie (che però presentano sempre una certa alea, come dimostrò la vicenda Marino). Quello dell'ex ministro dell'Economia di Conte è, di fatto, il nome di peso che serve ai Dem, visto che a lui l'idea piace e di pretendenti al Campidoglio non c'è per ragioni comprensibili una calca, se non tra gli outsider. Il centrodestra, che pure gode di ottimi sondaggi, ha bisogno di qualcosa di analogo, ed è per questo che da settimane il nome più caldo da quelle parti è quello di Bertolaso.

Il quale però è impegnato con la campagna vaccinale in Lombardia - compito non da poco - e aveva detto chiaramente nei giorni scorsi che a Roma cercassero qualcun'altro. E oggi ribadisce: "Non mi candiderò a sindaco di Roma. Sono qui in Lombardia, sto facendo il vaccinatore, mi pare che basti e avanzi. Per il resto abbiamo già dato". Poi, certo, c'è anche quella che in politichese si chiama dialettica interna. Bertolaso era spinto ovviamente da Forza Italia, ma anche da Matteo Salvini. Fratelli d'Italia però, essendo il partito più grosso della coalizione da queste parti, considera la Capitale roba sua e rivendica come sua la scelta: i nomi graditi ai meloniani sono quello di Andrea Abodi, presidente del Credito sportivo e già presidente della Lega di serie B di calcio, e meglio ancora quello di Francesco Rocca, presidente della Croce rossa. Questi ultimi entrambi non abituati alla ribalta politica, a differenza di Bertolaso, e infatti non dicono né sì né no. Così, intanto, leghisti e azzurri hanno buon gioco a insistere. "Bertolaso non è solo il migliore candidato che il centrodestra può presentare, ma è anche l'unico che ha la certezza di vincere anche al secondo turno", rimarca il coordinatore nazionale di Fi Antonio Tajani. "Semplicemente io penso che Bertolaso sia una bellissima opportunità di buongoverno per rilanciare Roma", tiene duro Salvini. Già. E va bene che in politica 5 anni sono un'era geologica. Ma una domanda si impone, a proposito del rifiuto pubblico arrivato dall'ex Commissario straordinario per il G8 de l'Aquila. Avendo comprensibilmente una certa opinione di sé, Bertolaso avrà scordato cos'è successo 5 anni fa, in occasione delle ultime comunali? Era stato scelto come candidato da tutta la coalizione, finché proprio Salvini, abituato, diciamo, ai revirement, non ci ripensò dalla sera alla mattina. Giorgia Meloni si accodò al 'Capitano', Silvio Berlusconi non ritenne opportuno farsi prendere a schiaffi. Bertolaso saltò, il centrodestra marciò diviso suicidandosi: da una parte la Meloni, dall'altra Alfio Marchini. E non arrivò al ballottaggio. Almeno al momento, nel caso attuale, l'unanimità nella coalizione su chi candidare nemmeno c'è: senza quella difficile che Bertolaso si facesse triturare di nuovo. E a questo punto, nemmeno con.

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