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Roma
Emergenza rifiuti, lunedì la scure del Tribunale sul sistema Cerroni: 19 anni

Emergenza rifiuti a Roma, gli occhi sono puntati sul processo Cerroni che lunedì 5 andrà a sentenza. E sarà condanna certa almeno in questa primo grado di giudizio.

A quasi 4 anni anni di distanza dall'arresto clamoroso del re della monnezza romana, il “supremo” o “satana” come è stato soprannominato, quello che doveva essere un “rito immediato” si è trasformato un una vetrina dell'incapacità delle amministrazioni dare una soluzione al dramma storicizzato della Capitale: Cerroni è fuori gioco da tempo eppure i suoi impianti continuano a lavorare a pieno regime; Cerroni è ridotto a un imputato, eppure i rifiuti sono ancora in strada. Infine, Cerroni e la sua “cricca” di monnezzari, aspettano solo la lettura del dispositivo della sentenza e la Procura di Roma si prepara a festeggiare una vittoria beffa in un processo lampo che è durato quasi 4 anni.

La condanna gira su un pallottoliere: per quello che il piemme Alberto Galanti ha definito il “sistema Cerroni” e che è diventato un monopolio nato negli Anni 60 e divenuto sistema nel giugno del 2008, Cerroni merita 6 anni di carcere; 5 invece dovrebbero andare a Bruno Landi e Francesco Rando, amministratori “in associazione” col supremo della sua galassia di imprese monnezzare. Poi ci sono 2 anni per il dirigente regionale Luca Fegatelli e altri 2 anni per Raniero De Filippis, anche lui dirigente regionale apicale. Infine, il direttore tecnico degli impianti di Cerroni, Giuseppe Sicignano, secondo l'accusa merita 4 anni di carcere.

In totale il maxiprocesso a 30 anni di rifiuti, durato 4 anni meno qualche giorno, produrrà una condanna a 19 anni di carcere e il ricordo della sua deposizione del 10 maggio del 2017, quando in cambio di una bottiglietta d'acqua riprese la narrazione della sua storia imprenditoriale sino al 30 settembre del 2013, il giorno in cui il sindaco Ignazio Marino decise di chiudere la discarica di Malagrotta. L'allora novantunenne che tra qualche giorno di ani ne compirà 92, tuono la sua verità su Roma: “Avevo previsto che senza Malagrotta sarebbe stato un disastro, ho fatto il diavolo a quattro quando Marino ha deciso di chiudere senza un'alternativa. Ci hanno chiesto aiuto per trovare una situazione alternativa, abbiamo fatto le nostre richieste, ma la politica non ha voluto decidere”. E continua: “Avevo acquistato il terreno di Quadro Alto che secondo me poteva essere una soluzione ma alla fine l'allora presidente della Regione Lazio Renato Polverini ha detto chiaramente che una discarica sostitutiva a Quadro Alto non si poteva fare perché era di Cerroni e che tutti i terreni sui cui potevano esserci interessi di Cerroni non potevano essere destinati a discarica. Il prefetto Pecoraro, nominato commissario, avrebbe dovuto e potuto salvare Roma e non lo ha fatto”.

Non lo ha fatto Pecoraro, non lo ha fatto Marino, non lo ha fatto neanche Raggi che spedisce i rifiuti fuori città a caro prezzo e non lo ha fatto neanche la Procura che ha intentato un processo a 30 anni di storia.

Letta la condanna da parte del presidente del Tribunale Giuseppe Mezzofiore, partirà subito l'appello. Un elisir di lunga vita per “Il supremo “ 92 enne che non si è mai arreso.

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