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Roma
Emergenza rifiuti Roma, Cerroni all'ex sindaco Marino: “Lei è un bugiardo”

Roma nell'emergenza rifiuti, nell'emergenza cinghiali e col termovalorizzatore che domina la campagna elettorale. Tutto ha avito origine con la chiusura di Malagrotta e ad anni di distanza i due protagonisti, l'ex sindaco Ignazio Marino e il “supremo” Manlio Cerroni si accusano a distanza. Dopo la lettera di Marino, la replica di Cerroni che lo accusa non solo di essere un “marziano” ma anche un “fregnacciaro”, cioè un bugiardo, tradotto dal romanesco.

Parole pesanti, destinate ad avere un seguito e delle quali Cerroni si assume ogni responsabilità. Ecco allora la verità secondo il patron di Malagrotta in una lettera di fuoco.

di Manlio Cerroni

Gentile direttore,

ho avuto occasione di leggere la lettera indirizzata al Suo Giornale il 15 gennaio dal prof. Marino, ex Sindaco (purtroppo) della nostra Città. Ad una prima lettura ho sperato si trattasse di un testo comico di qualche ironico imitatore di Marino poi ho dovuto riconoscere che proveniva proprio da quel Marino che Roma ha avuto in sorte, per fortuna per poco tempo, come Primo Cittadino.

Ogni tanto il prof. Marino riemerge e come il vecchio Catone ripete il suo mantra sulla chiusura di Malagrotta e sulle sue mirabolanti soluzioni elaborate per salvare la Città dall’emergenza rifiuti, soluzioni non attuate a causa o meglio ancora per colpa di quei tanti nemici che si erano impegnati ad ostacolarne la Sindacatura. Anche questa volta, come ogni volta che mi sono imbattuto nei periodici ritorni del prof. Marino sui rifiuti di Roma, ho approfittato per rileggere le tante lettere che gli scrissi in Campidoglio, rispondendo puntualmente alla sue dichiarazioni sulla stampa sull’argomento.

La replica al libro "Un marziano a Roma": "Oltre che marziano anche fregnacciaro"

Ne ricordo una in particolare, del 5 aprile 2016 che, di fronte alla ennesima ricostruzione a dir poco fantasiosa dei fatti contenuta nel suo libro “Un marziano a Roma” concludeva “Rivivendo la Sua esperienza da Sindaco di Roma ho riavvolto il nastro dei Governatori, dei Sindaci e dei Commissari che hanno avuto l’onore e l’onere di insediarsi in Campidoglio chiedendomi come verrà ricordato Lei ai posteri o raccontato dai nonni ai nipoti… Roma ha avuto tra i Sindaci anche un marziano…dopo due anni si sono accorti che era un fregnacciaro e l’hanno mandato a casa (a Lei che è a Roma dal 1969 non devo certo spiegare io in che accezione i Romani usino questo termine)”

Anche questa volta trovo conferma e posso dire che non mi ero sbagliato, viste le tante inesattezze e imprecisioni che farciscono la ricostruzione offerta nella lettera da Voi pubblicata. Andiamo per ordine:

Altro che chiusura, Malagrotta aveva esaurito le volumetrie

Sulla chiusura anticipata di Malagrotta che Marino continua ad ascrivere alla sua tenacia e alla sua volontà politica, alla ricerca di appuntarsi una medaglia, va invece detto che Malagrotta aveva esaurito le sue volumetrie già nel secondo semestre del 2011 e solo l’Ordinanza n.245666/3633/2011 del Commissario per l’emergenza ambientale nel territorio della Provincia di Roma, Prefetto Pecoraro, ci portò a recuperare all’interno della discarica una volumetria di 1.280.000 mc e di scongiurare così che Roma, si trovasse in emergenza rifiuti a Natale del 2011.

Fu questa l’autorità italiana cui Marino fa riferimento nella sua lettera lasciando intendere che si sia trattato di chissà quale atto scellerato mentre in realtà si trattò semplicemente della richiesta da parte del Prefetto Pecoraro di venire in soccorso di Roma ed evitare che venisse sommersa dai rifiuti, per di più nell’imminenza del Natale.

Dopo quell’intervento, portato a termine in tempi record grazie ai mezzi e agli uomini di cui Malagrotta disponeva, la discarica – legittimamente autorizzata, in deroga alla normativa europea, come tutte le discariche italiane - è stata operativa a ricevere i rifiuti tal quali di Roma fino al 10 aprile 2013. Da quella data in poi ha ricevuto soltanto i residui di lavorazione degli impianti industriali di trattamento. In questo modo Roma ha scongiurato la procedura di infrazione aperta dall’Unione Europea nei confronti del Governo italiano (la 4021/2011) evitando le pesanti sanzioni che Napoli, ad esempio, per la stessa tipologia di infrazione, continua ancora oggi a pagare. A quella data il prof. Marino non era ancora Sindaco di Roma. Entrerà purtroppo in scena subito dopo. Vediamo con quali conseguenze per la Città sulla gestione dei rifiuti della Città.

Dopo il 10 aprile 2013 a Malagrotta nella volumetria residua autorizzata dal Commissario Pecoraro, venivano conferiti solo la FOS (Frazione Organica Stabilizzata) e i residui di lavorazione degli impianti di trattamento meccanico-biologico di AMA e Colari.

Al 30 settembre 2013, data della scadenza semestrale dell’Ordinanza Commissariale n.533/2013/U del 28 giugno 2013, residuava una volumetria di circa 250.000 mc idonea a ricevere ancora per 4-5 mesi la FOS e i residui di lavorazione degli impianti dell’AMA e del Colari ma questa ovvia soluzione trovò invece la risoluta avversione proprio del Sindaco Marino con delle conseguenze pesantissime che durano ancora. Prima fra tutte:

La FOS prodotta dagli impianti TMB di Roma che la volumetria residua avrebbe potuto ricevere e smaltire per almeno 300.000 mc è finita in altre discariche con un aggravio per la collettività di 24 milioni di euro

Altri costi e disagi rilevantissimi per la collettività hanno seguito la decisione di Marino di chiudere la discarica di Malagrotta senza aver prima individuato e resa operativa una discarica di servizio alternativa. Lasciare Roma senza una discarica ha infatti comportato la necessità di collocare in varie Regioni italiane e anche all’estero migliaia di tonnellate tra CDR, FOS e residui di lavorazione con ulteriori ed enormi spese per la collettività e danni ambientali incalcolabili connessi al trasporto.

Nella sua lettera il prof. Marino vuole davvero far credere ancora oggi, con i danni che perdurano e i rifiuti abbandonati in strada, che l’alternativa a Malagrotta potesse essere rappresentata da inconsistenti ecodistretti tutti da realizzare o dall’aspettativa fideistica di far crescere la raccolta differenziata che in ogni caso non esclude affatto il ricorso alla discarica di servizio?

Quando si chiude una discarica importante come quella di Malagrotta, che serve la Capitale d’Italia, bisogna approntare per tempo una alternativa che non crei alcuna interruzione nel servizio. Come è stato ad esempio per la Regione Liguria che, in occasione della chiusura della discarica di Scarpino, programmata per il 31.12.2014 provvide per tempo, con una apposita Delibera (la n.1292 del 21.10.2014) in quali altri impianti dovessero essere conferiti i rifiuti di Genova e del suo hinterland. In tal modo il servizio proseguì tranquillamente e senza disagi per i Comuni e i cittadini utenti. Questo avrebbe fatto nell’interesse della Città un pubblico Amministratore serio e competente.

Il “marziano” Marino continua nella sua narrazione unilaterale dei fatti dimenticando “quel privato” che aveva cercato in tutti i modi di fargli comprendere quanto fosse complessa e delicata la gestione dei rifiuti di Roma, scongiurandolo di evitare scelte ad effetto che avrebbero finito solo per arrecare a Roma e ai Romani quei danni che sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti. Basterebbe rileggere tutte le lettere che gli ho scritto, e che in totale trasparenza ho sempre pubblicato sul mio blog.

L'incontro in Campisoglio: "Vuol fare il direttore d'orchestra, peccato che..."

Quanto al professor Marino, ricordo che, dopo il nostro unico e lungo incontro di oltre due ore in Campidoglio, avvenuto, su suo invito, il 25 settembre 2013, e anticipato in mattinata dalle agenzie, all’uscita, assediato dalle troupes e dai giornalisti che mi attendevano e mi chiedevano un commento, risposi “Il Sindaco? Sui rifiuti vuole fare il direttore d’orchestra. Peccato che non conosca la musica”. Ed è quello che è successo.

Talmente non conosceva e non conosce la musica che, in modo quasi surreale e comico (se non si trattasse di un ex Sindaco di Roma) definisce “il giocattolo Marino”, che altro non era che un semplice tritovagliatore mobile, come “un impianto TMB” vantandosi di averlo pagato solo 500.000€. Se fosse stato vero sarebbe stato davvero un marziano se si pensa alla complessità e ai costi di realizzazione di un vero impianto TMB. Lo chieda a tutti quegli imprenditori seri e competenti che operano in tutta Italia.

In chiusura mi viene in mente Flaiano che diceva “a marzià facce ride”. Con questa sua ennesima dimostrazione di incompetenza Marino ci è riuscito pienamente. Non così possiamo dire purtroppo della sua esperienza a Sindaco di Roma nella gestione dei rifiuti.

Distinti Saluti, Manlio Cerroni

Marino ad Affari: "Non è vero che chiusi Malagrotta senza un piano B"

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