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Roma
Eros e tensioni nel libro della prof: il libro della Bettini è già cinema

Ha scritto John Grisham, principe regnante nella costruzione di plot romanzeschi, che la trama di un libro di trecento pagine deve reggere la prova del "pitch", il francobollo: provate a raccontare il cuore della vicenda ad un amico in un flash di trenta secondi, se la persona vi ascolta attentamente ed è avvolto dalla narrazione allora il libro è compiuto.

"Il sentiero dei violini" (Albatros edizioni) di Maria N. alias Maria Novella Bettini non solo regge egregiamente la prova ma è un romanzo appassionante, carico di eros, che regala ai lettori momenti di grande tensione tenendoli sulla corda. Speso i romanzi scritti dai docenti, l'autrice ha insegnato nelle università italiane per oltre trent'anni, risentono di una certa spigolosità stilistica, il linguaggio professionale contamina lo stile; la forma è piatta, ci si trova davanti a un accumulo di proposizioni. Invece no, in questo romanzo l'autrice di vicende riesce addirittura a farne viaggiare tre in parallelo. Reggere il confronto per trecento pagine con un esperimento simile è un’impresa ardua, ma l’autrice tiene strette le redini della trama al netto di qualche ingenuità alla quale l’editore avrebbe dovuto rimediare.

Le descrizioni sono accurate e leggendole sembra di vedere i luoghi, la parola diventa evocazione senza perdere mai i punti di riferimento della vicenda. Quando si decide di abbandonare un modello precostituito bisogna crearne un altro, o almeno provarci. L'autrice ci riesce in maniera egregia. I tre sentieri narrativi si incontrano all'infinito sotto l'occhio vigile e disincantato della protagonista, una giovane professoressa universitaria che diventa, suo malgrado, testimone di un efferato omicidio proprio il giorno del suo arrivo a Salisburgo, dove si è trasferita per svolgere alcune ricerche. Anche se Martina prova a distogliere i suoi pensieri da quel giorno, quelle parole continuano ad occupare la sua mente. Il residence dove risiede le sembra nascondere segreti così come il suo proprietario, il misterioso Barone von Gerstein, e Georg, l'uomo che la trascina in un vortice di passione. Uno sceneggiatore che volesse trasportarlo sullo schermo avrebbe la via spianata: l'autrice ha usato una scrittura visuale, limpida e rigorosa. Cinematografica, appunto.

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